REGGIO CALABRIA – Alla fine, nel processo per il “caso Miramare”, condanna per tutti gli imputati in primo grado di giudizio, da parte del Tribunale di Reggio Calabria (collegio presieduto dal giudice Fabio Lauria).
Le condanne hanno colpito tutti gli imputati per il reato d’abuso d’ufficio. All’opposto, tutti prosciolti rispetto al falso in atto pubblico, che era l’altra ipotesi contestata dai pm Walter Ignazitto e Nicola De Caria, «perché il fatto non sussiste».
Per tutti, pena sospesa.
E per due testi, Rosario Spezzano e Arturo Arcano, ravvisando gli estremi della falsa testimonianza, il collegio giudicante del Tribunale reggino ha inviato gli atti alla Procura di Reggio Calabria per le eventuali contestazioni.
Un anno e 4 mesi di reclusione sono stati irrogati al sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, dal novembre 2020 al suo secondo mandato come primo cittadino (e come sindaco metropolitano).
Un anno di carcere per tutti gli assessori della sua prima Giunta (ma non all’ex assessore ai Lavori pubblici Angela Marcianò, che sollevò il caso, già condannata proprio a un anno di reclusione in abbreviato; né all’ex assessore al Commercio Mattia Neto, l’unica a uscirne indenne perché assente quando la delibera fu varata). Sempre un anno di reclusione è stato inflitto agli altri imputati: l’allora dirigente competente per materia Maria Luisa Spanò, l’allora segretario comunale Giovanna Acquaviva e il presidente dell’associazione Il sottoscala Paolo Zagarella.
Come evidenziato dopo la proclamazione del verdetto – intorno alle 15 del pomeriggio di oggi, venerdì 19 novembre – dallo stesso Falcomatà, adesso lo attende una sicura sospensione dalle funzioni di primo cittadino, come dispone la famigerata, controversa “legge Severino”.
C’è da dire che non si sa esattamente “quando” interverrà il provvedimento di sospensione, anche se i termini sono davvero molto celeri e difficilmente si supera la settimana per l’effettuazione delle indispensabili notifiche.
Ma se è per questo, non è scontato neanche il “quanto“, ossia i termini cronologici della sospensione. La “Severino” – dal nome della giurista Paola Severino, Guardasigilli quando il provvedimento fu varato – prevede solo il termine massimo (fino a 18 mesi). Va detto però che per la stessa Marcianò, benché proprio lei abbia denunciato l’assegnazione diretta di un salone e del terrazzo del Grande Albergo Miramare all’associazione Il sottoscala, è stata disposta la sospensione di un anno e mezzo.
(E, per singolare coincidenza, la sospensione di Angela Marcianò scadrà quando invece per Falcomatà e gli altri amministratori coinvolti sarà in pieno vigore).
…Ma Falcomatà aveva già deciso da tempo che tipo di svolta avrebbe impresso all’Amministrazione comunale. Infatti, già pochi minuti dopo le 14 il decreto sindacale numero 39 – pur confermandone le deleghe assessorili – revocava la qualifica di vicesindaco in capo al sociologo di chiara fama Tonino Perna, tributandola invece al fin qui assessore all’Ambiente Paolo Brunetti (Italia Viva).
Alla Città metropolitana, invece, com’era quasi naturale – considerando che la condanna coinvolge il metrosindaco Giuseppe Falcomatà ma pure il suo vice fin qui in carica, Armando Neri -, vicesindaco è stato nominato Carmelo Versace (anche consigliere comunale per Innamorarsi di Reggio), titolare di deleghe molto significative alla MetroCity.
Naturalmente di vari altri aspetti ci occuperemo in altri contributi.
Per il momento, vi rinviamo all’intervista audiovideo rilasciata “a caldo” a Tempostretto dal sindaco Giuseppe Falcomatà, preceduta dalla proclamazione della sentenza