«Sindaco dimettiti! Subito al voto». Recita così lo striscione che, a sorpresa, dopo quattro interventi ipercritici in apertura di Consiglio comunale, i consiglieri comunali di centrodestra hanno srotolato posizionandosi a centroaula (salvo subire l’ “attacco da atleta” di Massimiliano Merenda de La Svolta, lesto a scappare in controffensiva stracciando lo striscione).
In realtà, basta quest’immagine – un mix tra un flash-mob e un touchdown da football americano, più che una normale fase dell’Assemblea civica – a fotografare perfettamente la posizione della minoranza rispetto al resto della consiliatura, per la verità espressa minuziosamente in una conferenza stampa en plein air in piazza Italia, prima dell’inizio dei lavori d’Aula.
Ad avviso dei consiglieri di centrodestra, in testa lo stesso ex candidato alla sindacatura Nino Minicuci – che giusto oggi, dopo l’iniziale ingresso nel Gruppo misto a Palazzo San Giorgio, ha formalizzato la sua appartenenza alla Lega che fortemente l’aveva voluto come sfidante di Giuseppe Falcomatà –, siamo davanti a «un Consiglio comunale illegittimo e che, come tale, va sciolto. Non ci sono state esitazioni a farlo nel 2012, davanti a un quadro incerto – così Minicuci ai cronisti –, a maggior ragione bisogna tornare immediatamente al voto adesso, di fronte a conclamati gravissimi reati». Il riferimento è ai presunti brogli alle Comunali del settembre scorso, per i quali sono scattati prima due arresti e poi, in un secondo troncone dell’inchiesta portata avanti dalla Procura reggina diretta da Giovanni Bombardieri, altre sei misure cautelari, un ritenuto «sistema» che avrebbe usurpato la volontà di decine d’anziani facenti parte del corpo elettorale ma che in concreto mai si recarono alle urne in occasione delle ultime Comunali, e avrebbe fatto figurare tra i votanti pure quattro persone decedute almeno.
«Già ieri siamo andati dal sindaco, chiedendogli di fare un passo indietro e di dimettersi per il bene della città», svela tra l’altro lo stesso ex direttore generale dell’allora Provincia di Reggio Calabria. «Non è come dice il primo cittadino: la giurisprudenza afferma che anche per pochi suffragi falsificati occorre tornare alle urne – asserisce ancora Minicuci –, a parte il fatto che fin qui non sono sette sezioni e 99 voti come dice Falcomatà, ma otto sezioni e un numero di schede votate falsamente assai più alto».
Ma pare ben difficile che il sindaco Giuseppe Falcomatà pensi minimamente a un gesto così eclatante, specie considerando che al più, se le alterazioni dei suffragi in alcune sezioni fossero definitivamente riscontrate, si potrebbe rivotare nei seggi elettorali direttamente coinvolti.
Lo scenario (futuribile…) ipotizzato dagli esponenti della minoranza a Palazzo San Giorgio è di «ottenere le dimissioni del sindaco o in alternativa quelle contestuali di tutt’e 32 i consiglieri comunali per provocare lo scioglimento dell’Assemblea ed evitare in questo modo – così Nino Minicuci – un commissariamento che potrebbe durare anche un anno o un anno e mezzo, per poter poi rivotare al primo appuntamento utile, cioè già a settembre-ottobre». Cioè nella stessa “finestra” elettorale già prevista (dopo il doppio slittamento da febbraio ad aprile e da aprile all’autunno) per le Regionali, prefigurando in questo modo un clamoroso, rovente election day autunnale con Comunali e Regionali da tenersi contestualmente.
«Quantificare i voti in discussione e rivotare solo nelle sezioni interessate? Il Tar ha varie opzioni davanti – afferma sul punto Nino Minicuci –: dire che il ricorso è stato proposto fuori termini, sancire che le irregolarità sono troppe e troppo macroscopiche e che occorre rivotare in toto oppure consentire di tornare alle urne esclusivamente nelle sezioni in cui si sono riscontrate irregolarità. In quest’ultimo caso, però, se anche dopo il voto-bis nessun candidato sindaco superasse il 50% più uno dei suffragi, cosa ovviamente impossibile, bisognerebbe procedere nuovamente al ballottaggio, come già accaduto a Lamezia Terme benché i voti di differenza contestati fossero appena 284 rispetto a un vantaggio di 5mila voti tra il candidato sindaco più votato e il suo diretto inseguitore, vantaggio incolmabile nelle quattro sezioni lametine interessate. Dunque il tema non concerne il numero dei suffragi adulterati, che in casi del genere viene superato da un principio più grande: poter esprimere liberamente il proprio voto».
Una prospettiva non priva di fascino per lo stesso consigliere Saverio Pazzano, già aspirante alla fascia tricolore per La Strada, che ha fatto una sortita a conferenza stampa del centrodestra in corso, obiettando tuttavia che se gli altri consiglieri di minoranza ritengono si debba votare dovrebbero comunque rassegnare le proprie dimissioni senza attendere quelle –altamente improbabili – dei consiglieri di centrosinistra.
«Sull’assise comunale aleggia sempre di più lo spettro di uno scioglimento del Consiglio che certo non gioverebbe a Reggio Calabria –osserva il capogruppo forzista Federico Milia –, ciononostante oggi non c’è alcun punto all’ordine del giorno al riguardo né tantomeno il sindaco Falcomatà s’è sentito in dovere di riferire in Aula al riguardo. Per quanto importanti, i punti in discussione verranno discussi, tra l’altro due di questi cinque sono stati proposti proprio da noi del centrodestra; ma crediamo che la vicenda dei brogli sia più importante e metta in discussione la regolarità dell’intera vita politica cittadina» .
Ad avviso del giovane esponente azzurro «serve un passo indietro del sindaco per ridare la parola alla città. Perché non ci dimettiamo unilateralmente? Perché non porterebbe a nulla – chiarisce il recordman di preferenze alle Comunali 2020 – semplicemente farebbero diventare consiglieri comunali i primi dei non eletti. Se non si va a dimissioni ultra dimidium, insomma di almeno la metà dei consiglieri comunali. Stamattina ho qui con me una lettera con 17 moduli di dimissioni allegati che presenterò e chiederò ai consiglieri di firmare: se si arriverà al numero appunto di almeno 17 consiglieri dimissionari, indispensabile per tornare al voto, ne saremo ben lieti noi ma soprattutto ne sarà ben lieta la città».