Coronavirus

Covid Messina, il buco nero degli esiti dei tamponi. “Non ci risponde nessuno” VIDEO

Questa è la storia di Diego. Una delle tante che purtroppo a Messina raccontiamo da mesi. Una storia di Covid e disservizi. Vicende che, come dice lo stesso Diego, si riesce davvero a comprendere solo nel momento in cui ci si trova a viverle. Una famiglia di quattro persone, marito, moglie e due bambine.

La storia

Il 23 dicembre Diego Indaimo viene a sapere che nella classe di sua figlia ci sono stati dei casi positivi. Dunque immediatamente si rivolge ad un laboratorio privato per un tampone alla bambina. Esito: positivo. Così inizia la sua odissea

«Come il buon senso richiede, si chiudono tutti in casa in attesa di avere delucidazioni sul da farsi. Ecco appunto, il buon senso, perché secondo l’Asp invece la bambina deve restare a casa in attesa del loro tampone molecolare, mentre noi, evidentemente contatti stretti, fino ad un tampone da loro effettuato possiamo anche uscire. Noi comunque, come detto, decidiamo di restare a casa, con la prospettiva di vivere il Natale chiusi in casa, considerando che il ponte lungo non aiuterà sicuramente l’evasione del nostro tampone. Ed infatti il tampone ci viene fissato solo per giorno 30 dicembre (nel frattempo anche noi familiari sviluppiamo i sintomi) e risulta positivo. La comunicazione del risultato ci arriva il 3 gennaio

Il secondo tampone

Viene fissato quindi un altro tampone per giorno 9 gennaio, che abbiamo effettuato presso il drive in di San Filippo, per verificare l’eventuale negatività che attesterebbe la nostra guarigione e quindi la riconquista della libertà. Da giorno 9 comincia l’incubo. Il numero verde dell’Asp di Messina 800.954434 risulta irraggiungibile o non risponde nessuno, le mail di richiesta esito vengono ignorate. Nel frattempo hanno anche cambiato la mail a cui mandarle, e questo lo scopriamo solo per caso, perché inserire un autorisponditore alla mail vecchia sembrerebbe roba da alieni. In compenso abbiamo ricevuto diverse telefonate in cui ci chiedono sempre le stesse cose: nome, cognome, codice fiscale, data primo tampone, residenza, nomi dei familiari, senza che però questo porti ad avere il risultato.

Nessuna risposta

Si ha come l’impressione che dall’altra parte ci sia una schiera di operatori che lavorano ognuno a compartimenti stagni, senza un database unico, informazioni condivise e non ridondanti. Inoltre continuano ad associare il mio nome a quello di un’altra donna che dicono essere mia moglie, ma a me non risulta.

Intanto sono passati 5 giorni dall’esecuzione del tampone di verifica, quello che se risultasse negativo ci potrebbe liberare. Noi stiamo fisicamente bene da più di 10 giorni, ma siamo chiusi in casa aspettando che qualcuno si accorga di quel foglio su cui ci sono scritti i nostri nomi, recuperi il nostro referto e ce lo mandi. Io, che sono un consulente, ho perso la possibilità di effettuare diversi lavori, con conseguente perdita di denaro che mai più recupererò».

Il telefono squilla…

Un’intera famiglia chiusa in casa dal 23 dicembre, alle prese con il Covid e con le inevitabili paure che un esito positivo comporta. Per fortuna stanno bene, non hanno avuto complicazioni di salute. A Messina però, l’Asp continua a non essere in grado di assistere chi ha la sfortuna di incontrare questo maledetto di virus. Ieri Diego si è attaccato al telefono per ore. Ha anche registrato una parte dei suoi tentativi di mettersi in contatto telefonico con l’Asp. Più di dieci minuti davanti ad un telefono che squilla invano, senza risposta. Diego Indaimo e la sua famiglia chiedono solo di sapere se possono tornare a vivere. 

“Cosa provo? Rabbia”

«Il sentimento che si prova è di rabbia, perché a quasi un anno dall’inizio di questa dannata pandemia percepisci che non si è ancora improntato un sistema di gestione degno di un paese civile, e la cosiddetta “rivoluzione” in atto da quasi un mese non ha ancora portato ad avere dei frutti» racconta Diego. E’ vero che Messina sta vivendo la sua fase più complicata. Ma soprattutto per questo la gente ha bisogno di non sentirsi sola di fronte al Covid.