Di Marco Olivieri (interviste video di Carmelo Caspanello, montaggio di Matteo Arrigo)
MESSINA – Croce e Siracusano lanciano un’operazione verità sul risanamento. Il candidato a sindaco della coalizione di centrodestra e la deputata di Forza Italia e assessora designata si dicono “costretti” a chiarire l’iter parlamentare che ha portato al decreto della ministra Carfagna. Al Palacultura, ieri mattina, hanno dichiarato: “Non si possono tacere i meriti del governo, con lo stanziamento di 100 milioni di euro. Non siamo ancora alla definitiva soluzione del problema delle baracche. Ma in tre anni si potrebbe chiudere questa piaga sociale. Basta con l’isolamento di Messina e con i conflitti tra istituzioni, che portano solo danni per la città. Chi guida la città deve dialogare con governo nazionale e regionale”.
Per la senatrice di Forza Italia Urania Papatheu, “i meriti dell’onorevole Siracusano sono indiscutibili e nel rapportarsi con il governo nazionale bisogna archiviare certi comportamenti di chi guidava la città. Messina merita di più”.
Alcune settimane fa Matilde Siracusano aveva affermato a Tempostretto: “Le polemiche sul risanamento sono diventate squallide e stucchevoli. Io non farò nulla in campagna elettorale: né giri nelle baracche né dichiarazioni. Non bisogna speculare e occorre rispettare sempre la dignità di queste persone, di chi ha vissuto sulla propria pelle il problema. Abbiamo ottenuto un risultato storico per Messina, d’accordo, ma delle dichiarazioni e polemiche mi sono stancata”. Ma che cosa le ha fatto cambiare idea? “Chi mi conosce sa quanto mi pesi intervenire. Tuttavia, negare i meriti del governo e della ministra Carfagna crea un precedente pericoloso per la città”.
A sua volta, ha affermato Maurizio Croce: “La nostra volontà è stata quella di non strumentalizzare un argomento che riguarda la vita e la dignità di tanti nostri concittadini. Per questo, abbiamo deciso di non fare passerelle nelle zone da risanare. Il 18 maggio, però, ci siamo trovati di fronte a un candidato sindaco che tra le liste a suo supporto ne presentava una dal nome Mai più baracche (a sostegno di Basile sindaco, n.d.r.). Trovo assolutamente inaccettabile una strumentalizzazione del genere”.
“A causa di chi amministrava Messina (il sindaco De Luca, n.d.r.) – ha rilevato Croce – i rapporti con la Regione e il governo nazionale sono stati interrotti e, oggi, ci ritroviamo con la prefetta Cosima Di Stani a ricoprire il ruolo di commissaria straordinaria per il risanamento. Un tema che appartiene alla città e non allo Stato. Risulta fondamentale che sia il sindaco a farsi garante e non un organo, seppure di altissimo profilo, dello Stato”.
Ha aggiunto il candidato a sindaco del centrodestra: “Questo è l’avvio della risoluzione del problema ma ci vogliono tanti più soldi, bisogna cercarli, bisogna trovarli e occorre confrontarsi con i governi nazionale e regionale per intercettare altre risorse. Si è avviata la demolizione e la riqualificazione ma occorre completarla, confrontandosi con tutte le istituzioni affinché si arrivi alla conclusione. Come ha dichiarato l’onorevole Siracusano, mia assessora designata al risanamento ma non solo, lo status di baraccati non deve esistere. Bisogna parlare di persone che hanno vissuto una situazione di disagio e a cui deve essere garantita una qualità della vita migliore rispetto a quella vissuta prima”.
Ma Messina può diventare città simbolo della lotta al degrado sociale? “Noi abbiamo avuto un fenomeno per 112 anni – ha messo in evidenza Croce – e negli ultimi anni si sono create le condizioni per superare questo degrado sociale. La fase delle polemiche deve essere superata se si vogliono raggiungere gli obiettivi. È tempo di costruire, non di distruggere”.
Matilde Siracusano ha rivelato di aver sentito la necessità di ricostruire la vicenda: “La nostra città sta rischiando di vedersi alzare dei muri istituzionali davanti. Quando un ministro, in questo caso Mara Carfagna, si espone tanto da forzare l’approvazione di una norma, è fondamentale riconoscerne i meriti e non rinnegare quanto fatto. Chi amministrava Messina – ha insistito la deputata di Forza Italia – ha deciso di cancellare quanto fatto dal governo. Allora, sono stata costretta a rivendicare il lavoro di Forza Italia e delle ministre Gelmini e Carfagna, oltre al mio”.
“Partiamo dall’inizio: il presidente della Regione, Nello Musumeci, chiese lo stato d’emergenza. Richiesta negata dalla Protezione Civile, visto che le baracche sono presenti in città da tantissimi anni. Iniziò un iter parlamentare – ha ricostruito la parlamentare – con il deposito, da parte mia, di una proposta di legge, e anche di altri colleghi di differenti schieramenti. Ma l’impulso decisivo è stato quello di Forza Italia: il mio obiettivo era fare conoscere questa realtà a livello nazionale. Decidemmo così, per favorire l’attenzione, di organizzare una mostra fotografica (foto di Federico Ficarra, n.d.r.) alla Camera dei Deputati, per la quale ringrazio il presidente dell’agenzia comunale Arisme, Marcello Scurria. Una mostra che toccò profondamente tutto il Parlamento”.
“Maria Stella Gelmini – ha raccontato Matilde Siracusano – partecipò a una visita alle baracche di Messina e vide con i propri occhi la condizione in cui molte persone sono costrette a vivere: vere e proprie favelas. Decise di chiedere la procedura d’urgenza, che venne negata dall’allora ministro per il Sud del Partito Democratico, Giuseppe Provenzano. L’iter, così, si allungò ancora”.
Ha continuato Siracusano: “Con l’insediamento del governo Draghi venne nominata Mara Carfagna come ministra per il Sud e la Coesione territoriale. Il suo primo atto fu quello di inserire nel decreto Covid i 100 milioni per il risanamento della città di Messina. Una forzatura necessaria perché quelle condizioni abitative non potevano che essere aggravate dalla pandemia. Contestualmente, venne nominata la prefetta come commissaria. Un’anomalia, frutto del conflitto tra Regione e amministrazione, che portò a tagliare fuori il sindaco della città di Messina. I conflitti tra istituzioni provocano solo problemi”.
“Non è possibile – ha attaccato l’assessora designata – creare una lista dei baraccati. Deve sparire questo status, senza ghetizzare nessuno. Puntiamo sull’acquisto di immobili, e non su nuove costruzioni, perché non faremmo altro che ricreare dei ghetti. Posso garantire – ha precisato Siracusano – che il governo monitorerà per completare l’iter e immettere nuove risorse economiche, oltre ai 100 milioni già stanziati”.
“Quando queste persone vanno ad abitare negli alloggi acquistati, nei condomini, lo status di baraccato non favorisce l’inclusione sociale e va cancellato dalla mente di tutti. Adesso dobbiamo risolvere definitivamente – ha precisato la deputata – il problema e accelerare, usando al meglio gli strumenti che abbiamo. Io non avrei mai pensato di fare polemiche su questo argomento. Con sofferenza, dico che siamo stati costretti a chiarire tutto ciò”.
Siracusano ha pure negato qualsiasi accordo politico sul risanamento legato alla candidatura alle europee dell’assessora uscente, e ora designata nella squadra di Basile, Dafne Musolino.
Non è mancata la replica dell’ex sindaco Cateno De Luca, ora candidato per Sicilia Vera alla presidenza della Regione Siciliana: “Se portare a Messina oltre 300 milioni, di cui solo 100 con la legge Carfagna, per risolvere l’emergenza abitativa di quanti vivevano nelle baracche, significa isolarla, ben venga l’isolamento. Il tutto dopo 50 anni di inutili promesse. A me non è mai interessato avere riconosciuto il merito, ma mi stava a cuore risolvere il problema”.
Ha sostenuto De Luca: “Per quanto riguarda la nomina della prefetta come commissaria, pur di fare l’interesse della mia comunità e in particolare quello di migliaia di persone da sempre dimenticate dalla politica romana e palermitana, ho fatto un passo indietro. Chi, come Croce, lancia frecciatine su questo argomento dimostra di non conoscere i fatti. Siracusano conosce la verità”.
“Con me Messina ha avuto un sindaco – ha ribadito l’ex primo cittadino – che ha preteso rispetto dalle altre istituzioni. Oggi se la città torna ad essere protagonista, è proprio perché ha avuto un sindaco che ne ha rivendicato la centralità. Indietro non si torna”.
Ecco la replica invece del candidato a sindaco di Sicilia Vera Federico Basile: “Il significato del nome della lista, Mai più baracche, sta lì a significare che quei tempi sono finiti. Lo slogan va, invece, inteso in senso molto più ampio sotto il profilo politico: significa mai più immobilismo sui problemi seri della gente, mai più inutili passerelle di presidenti e onorevoli, mai più rassegnazione”.
“In questa città, un tempo costretta comunque a votare per chi promette e non mantiene, oggi c’è un nuovo protagonismo di uomini e donne fino a ieri considerati solo come numeri. Uomini e donne – ha sostenuto Basile – che scendono in campo spontaneamente per portare la loro esperienza e le loro idee. Altro che strumentalizzazione. Si chiama democrazia”.
A sua volta, il portavoce di Sicilia Vera Ismaele La Vardera, capolista della compagine “Mai più baracche”, decide di intervenire: “Leggo con estremo stupore le dichiarazioni del candidato sindaco Maurizio Croce. Da oltre 100 anni il problema delle baracche è stato sotto gli occhi di tutto l’arco costituzionale, ma mai nessuno aveva pensato di risolvere concretamente la questione. Anzi, tutti hanno fatto promesse e passerelle in tempi elettorali proprio sui territori in cui insistono le baracche, strumentalizzando chi ha vissuto un dramma in silenzio e per decenni”.
“Oggi noi desideriamo che queste persone possano sedere sugli scranni del Consiglio comunale proprio per perorare le cause di quel risanamento ormai avviato. Non avrei mai prestato il mio volto e la mia storia personale – ha precisato l’ex Iena televisiva – se non avessi toccato con mano il lavoro svolto da Cateno De Luca nel porre la questione del risanamento come punto fondamentale dell‘attività amministrativa, trovando risposte concrete”.