di Marco Olivieri, riprese e montaggio di Silvia De Domenico
MESSINA – Cateno De Luca, abbiamo approfittato della sua presenza a Messina per l’iniziativa con il Cirs, mentre stasera al Vittorio Emanuele presenta il suo libro “Non tutto è successo!” alle 20, per farle alcune domande. Un tema ricorrente è quello di una grande alleanza in Sicilia delle forze politiche d’opposizione, da Sud chiama Nord al Pd e al M5S, e come personalità persino l’ex presidente dell’Ars Miccichè, in contrapposizione con il centrodestra. E, di certo, lei aspira a candidarsi di nuovo a presidente della Regione nel 2027. Tuttavia, questa non sarebbe un’operazione trasformistica?
“Noi stiamo lavorando a un fronte alternativo a questo centrodestra. Il fronte si deve costruire e deve avere una sua progettualità, un suo amalgama. Non stiamo parlando di un cartello elettorale, anche perché almeno in questo momento le elezioni regionali non sono alle porte, ma abbiamo iniziato un dialogo, un percorso e soprattutto delle battaglie comuni. Ad esempio, in relazione alla legge di stabilità, in commissione Bilancio, come opposizioni abbiamo fatto saltare 10 articoli su 40 e ne abbiamo fatto modificare radicalmente 20. È il segno tangibile di un fronte che, nel segno degli obiettivi comuni, può dare attuazione a questo ragionamento”.
Ma quali sono questi obiettivi comuni?
“Ad esempio, il lavoro che abbiamo fatto sulle stabilizzazioni Asu (Attività socialmente utili, n.d.r.), con una modifica importante rispetto alla proposta che aveva portato in commissione il governo regionale. Come opposizioni, abbiamo ottenuto che la stabilizzazione fosse fatta a 24 e non a 20 ore. E abbiamo posto l’attenzione sulla necessità di dare dignità a lavoratori che, da quasi trent’anni, vengono utilizzati con una retribuzione ridicola”.
Un altro punto in comune fra voi opposizioni?
“La salvaguardia dei contributi ai Comuni. Abbiamo modificato il sistema delle contribuzioni a pioggia e abbiamo fatto un lavoro finalizzato a tutelare i bilanci dei Comuni e la meritocrazia” (Anche se ancora oggi i contributi a pioggia regionali fanno parecchio discutere, n.d.r.).
Ma lei non teme i mal di pancia dei suoi possibili alleati, dato che aspira a candidarsi alla presidenza della Regione siciliana? Lei con Pd e M5S ha avuto grossi scontri…
“Ma in politica gli scontri ci sono e ci saranno. Bisogna avere la capacità di trovare i punti d’incontro. Tutti quanti siamo d’accordo che questa terra, da trent’anni, è governata principalmente dal centrodestra e purtroppo non ha avuto mai quel riscatto che doveva avere, nonostante le ingenti risorse provenienti dall’Unione europea. Penso anche al Fondo sviluppo e coesione. Su questo ci siamo trovati, noi opposizioni, tutti d’accordo nell’evitare lo scippo finalizzato alla realizzazione del ponte sullo Stretto”.
Perché lei oggi è contro il ponte, mentre prima era a favore?
“Io sono contro lo scippo delle risorse destinate per opere importanti come le scuole, la messa in sicurezza dei torrenti e delle nostre coste e la vivibilità urbana. Io sono sempre stato per il corridoio Berlino-Palermo, che include il ponte sullo Stretto in una strategia che prevede l’alta velocità fino a Villa San Giovanni e la sostituzione della monorotaia dei Borboni ancora presente in Sicilia. Non ho mai sostenuto il ponte sullo Stretto fine a sé stesso. In quell’ottica, il corridoio era finanziato dall’Unione europea per oltre il 70 per cento. Oggi non sono d’accordo che si faccia il ponte prima di realizzare l’alta velocità fino a Villa San Giovanni. E non sono d’accordo allo scippo, perpetrato con l’emendamento nel Parlamento nazionale, di due miliardi e 300 milioni di euro del Fondo sviluppo e coesione, di cui due miliardi e 100 risultano già assegnati alla Sicilia o opere già finanziate a regia statale, che dovevano essere realizzate in Sicilia”.
Ma lei ha dialogato spesso con il centrodestra in passato. Pensiamo all’alleanza con Forza Italia e con Dafne Musolino candidata alle Europee…
“Io allora feci un patto, nel 2019, con Forza Italia finalizzato alla legge per il risanamento. Con il patto per la Madonnina, io dovevo portare, come sindaco di Messina, almeno quarantamila preferenze e incassai l’impegno da parte di Silvio Berlusconi a ottenere questo obiettivo. In particolare, l’impegno, da parte di Forza Italia, a inserire come quota d’opposizione, tra i disegni di legge con corsia preferenziale, il risanamento. Fu un patto per la città”.
Ma De Luca, tra candidatura a Monza, l’attuale sindacatura a Taormina, la leadership regionale, l’Ars e gli obiettivi nazionali ed europei, non è troppo dispersivo? Non perde l’attenzione nei confronti del territorio?
“Se Cateno De Luca ha la capacità di fare tante cose in contemporanea, e di non trascurarne nessuna, è una sua caratteristica. Se ha il record di avere amministrato cinque enti territoriali diversi, la gente non è stupida. Apprezza quello che fa. Soprattutto gli impegni che assume e mantiene. E questa è l’altra caratteristica che caratterizza la politica del fare di Cateno De Luca. Un’anomalia nel panorama politico, che è fatto di troppa politica e di pochi amministratori”.
Alle Europee correrà con Azione di Calenda?
“Oggi alle Europee stiamo individuando una soluzione per porre le condizioni per eleggere un nostro europarlamentare. Siamo, come Sud chiama Nord, la prima forza politica in Sicilia, ed è giusto che questo consenso possa trovare una progettualità compiuta. Il tutto o facendo un accordo con Calenda, che ha la necessità di rafforzare la propria posizione, o mettendo da indipendente il nostro candidato (il primo nome dovrebbe essere quello del coordinatore regionale di Scn e sindaco di Santa Teresa di Riva Danilo Lo Giudice, n.d.r.) in una delle liste dei partiti con i quali si sta dialogando”.
Area centrosinistra?
“Sì. Noi non possiamo pensare di essere all’opposizione del centrodestra in Sicilia, e anche a livello nazionale, e di candidare un nostro esponente nelle file di questa compagine. Se volessi farlo, però, li troverei tutti pronti…”.
Il vostro candidato potrebbe essere inserito, da indipendente, anche nel Pd?
“Non abbiamo un pregiudizio politico. Non è un accordo personale ma tra forze politiche. Chi ci vuole accogliere, chi ritiene che sia utile che Sud chiama Nord esprima il proprio indirizzo in termini di consenso, anche in relazione alle Europee, ci potrà accogliere. Stiamo lavorando sulle ipotesi in campo e l’obiettivo è quello di completare il ciclo avviato un anno fa., avendo pure un nostro riferimento in Europa”.
Lei non ha trascurato Messina, da leader, dato che, ad esempio, la maggioranza si è sfaldata in Consiglio comunale?
“Ma io, di mestiere, non faccio la balia. Io creo delle opportunità politiche e c’è una classe dirigente che gradualmente si va ad assestare. Messina sta volando. Il problema della città è che è un cantiere aperto. Si sta evolvendo. Un pezzo della città, probabilmente, non accetta quest’evoluzione. Ma è tipico di certi messinesi. Io ricordo, quando abbiamo eliminato i cassonetti, le guerre che abbiamo dovuto fare per la raccolta differenziata. Quando mi sono insediato, Messina aveva l’8 per cento di raccolta differenziata. Ora stiamo toccando il 60 per cento (56% con obiettivo il 65 per cento, n.d.r.) ma è tipico di certi messinesi non voler cambiare abitudini. D’altronde, è bello prendere il caffè posteggiando in terza fila…”.
E si è davvero impegnato perché non chiuda la Cardiochirurgia pediatrica di Taormina?
“Io mi sono cosparso il capo di cenere e sono andato da Schifani. E deve essere il presidente della Regione a portare avanti l’impegno e l’azione. La soluzione c’è ed è tutta politica. Basta fare un accordo con il presidente della Regione Calabria Occhiuto, sono entrambi di Forza Italia, per far sì che rimangano sia Palermo sia Taormina. Si va in deroga purché la Calabria riconosca, come in parte già lo è, che il Centro di cardiochirurgia di Taormina è punto di riferimento di tutti i pazienti calabresi”.
Sud chiama Nord rimarrà un partito Cateno De Luca dipendente o si strutturerà di più in chiave meno personalistica?
“Si tratta di un partito costituito il 25 giugno 2022 e che ancora deve celebrare il suo primo congresso. È ovvio che bisogna puntare alla spersonalizzazione. Per poterlo fare, è fondamentale che ciascuno, nel proprio ruolo, sia messo nelle condizioni di poterlo esercitare senza balia. Questo sta succedendo. Io sono sempre a disposizione di chi mi chiede consiglio. E parlo dei tanti sindaci eletti grazie alla mia azione, compreso il sindaco Basile. Ma ciascuno deve avere l’autonomia e assumersi le responsabilità del ruolo che ha chiesto agli elettori e che gli sono state assegnate”.