Giornata reggina per il prete-coraggio di Pieve di Cadore don Luigi Ciotti, fondatore (e presidente) dell’associazione antimafia Libera.
Prima tappa a Villa San Giovanni, per la consegna di un immobile confiscato alle ‘ndrine nel 2013 alla cooperativa villese Rose Blu. Alimenterà un progetto sul “dopo di noi”, per tutelare bambini e ragazzi afflitti da autismo e disabilità gravi anche dopo la scomparsa dei genitori o di chi in atto se ne prende cura.
A seguire, l’attribuzione di dieci nuovi loghi Reggio Libera Reggio a Palazzo Alvaro. Si tratta di stemmi e vetrofanie che attestano che l’impresa aderente non paga il “pizzo” ai clan. Erano presenti tra gli altri il prefetto Massimo Mariani, i vertici territoriali delle forze dell’ordine, il sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà e il responsabile regionale di Libera e parroco di Cetraro don Ennio Stamile.
A più riprese, don Luigi Ciotti ha lanciato un monito a tutti: «I morti sono morti, e noi dobbiamo essere più vivi di loro. Ma attenzione ai “morti” vivi, a chi viene mortificato, umiliato… Non si uccide solo con la pistola».
E ha speso parole importanti in memoria del sindaco-coraggio di Sinopoli Mimmo Luppino, recentemente scomparso. Come pure a sostegno del testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio: «Nel Paese si sta andando verso una preoccupante indifferenza verso le mafie – ha affermato il fondatore di Libera -. E Tiberio rischia di essere uno di questi “morti” vivi: non ci sono le condizioni affinché possa reggere certe situazioni».
E a tutti, dalla politica alla gente comune, ha chiesto un supplemento di serietà e di costanza nell’impegno contro le ‘ndrine.
Tempostretto vi propone l’intervista audiovideo rilasciataci da don Luigi Ciotti al suo arrivo a Palazzo Alvaro: primo tema affrontato, l’attuale natura della ‘ndrangheta sul territorio