di Giuseppe Fontana, riprese e montaggio Silvia De Domenico
MESSINA – I daini, la falegnameria, la gabbia di Faraday, e un panorama mozzafiato, verso la punta della Sicilia, con da una parte lo Stretto e dall’altra tutta la riviera tirrenica con vista sulle Eolie. Forte Puntal Ferraro è unico nel suo genere, un punto strategico militare che potrebbe avere nuova vita, sfruttando anche le ottime condizioni in cui è stato tenuto negli ultimi vent’anni.
“Abbiamo in concessione questa struttura dal 2022 – spiega Giovanni Dell’Acqua, dirigente del dipartimento Servizi per il territorio dell’assessorato regionale all’Agricoltura, ex dipartimento foreste demaniali – e la struttura è mantenuta in perfetto stato. Abbiamo in mente di mettere a disposizione il forte per eventi e manifestazioni. Abbiamo ripristinato le stanze, ripulendo tutte le aree. Faremo l’illuminazione anche all’interno”. Forte Puntal Ferraro è un luogo strategico anche oggi: “Dal 15 giugno, dall’avvio della campagna antincendio, la vedetta in alto sarà presidiata da personale del corpo forestale per diventare una vedetta antincendio. Poi c’è la falegnameria, che ci permette di lavorare materiale dall’attività serviculturali: trasformiamo tutto, utilizzando poi i pali di legno per i lavori nelle aree attrezzate e per la collettività”.
A presidiare il forte anche tre daini: “Sono rimasti in tre dall’allevamento di qualche anno fa, perché abbiamo dovuto abbattere molti capi per motivi sanitari. Avevano la tubercolosi. Ci piacerebbe intensificare anche questo aspetto legato al patrimonio faunistico”. Il forte, inoltre, è “ingabbiato”: “Si chiama gabbia di Faraday. Questa struttura ha funzione di parafulmine e qui ne cadono tanti”.
Ma Forte Puntal Ferraro è anche unico nel suo genere e la sua storia la racconta l’esperto di fortificazioni e assessore al Turismo e alla Cultura, Enzo Caruso: “Questo forte è stato costruito in soli 6 mesi. Si collega a forte Campone e a forte dei Centri a Salice. Grazie all’azienda foreste demaniali è perfettamente integro”. All’interno funziona anche l’antica fontana, che pompa a mano l’acqua da una cisterna di 700mila litri. Caruso prosegue: “Purtroppo i daini si sono ammalati, ma questo forte rientrava nelle escursioni vendute dalla Msc anche per loro. Prospettiamo una nuova riapertura, perché è un forte meraviglioso, immerso nella natura, e vorremmo inserirlo nell’ottobrata dei forti già per il prossimo autunno per farlo conoscere alla cittadinanza”.
La storia del forte passa anche da una famiglia storica del messinese, quella di Don Minico. Racconta il perché Paolo Mazza, il figlio dello storico ristoratore dei colli: “C’è stata una vera convivenza con i militari che sono rimasti qui fino agli anni ’70. Noi aggiungevamo semplicemente un post a tavola, era una questione di famiglia. Anche io ho lavorato qui, manutenzionando a 18 anni questi parafulmini. C’erano depositi di munizioni, armi, polvere da sparo. Mi fa piacere che si vogliano riaprire le porte di questo forte alla città, va rimesso in fruizione e va fatto conoscere ai messinesi. Solo così possono scoprire uno spaccato del passato della città. Smettiamola di dire che a Messina ‘non c’è nenti'”.