MESSINA – La città di Messina sarà sede della quinta tappa del Giro d’Italia 2022. Il prossimo 11 maggio infatti i corridori che partecipano partiranno da Catania in direzione Messina. Nelle settimane scorse era stato lanciato l’allarme sulla disputa della frazione, non c’erano i fondi per il rifacimento delle strade. Ma qualche giorno fa in soccorso della tappa del Giro d’Italia è arrivata la Regione Siciliana che ha messo a disposizione i fondi affinché la città di Messina non perda questo importante appuntamento.
Il Comitato di tappa di Messina ha quindi diramato questo video promozionale della città di Messina sede di arrivo della quinta frazione della corsa rosa. Il Giro torna a Messina ricordiamo dopo 5 anni, ultima volta che il Giro passò dalla città peloritana, e fu sede di arrivo, era il 2017. La tappa da Pedara a Messina vide la vittoria sempre in volata di Gaviria con arrivo in pieno centro, quella con un passaggio sul traguardo prima dell’arrivo vero e proprio che trasse in inganno Pibernik della Bahrain Merida che credendo di aver vinto alzò le braccia troppo presto.
La città di Messina è posta sulla costa occidentale dello stretto che da essa prende nome; una lingua di terra di forma falcata (la Penisola di San Ranieri, terminante con la Punta San Salvatore) forma un buon porto naturale. Il primitivo centro si estendeva probabilmente alle pendici del Monte Gonzaga; il nucleo classico si trovava, invece, in fondo al porto e in parte sulla Penisola di San Ranieri. Gravemente danneggiata dal terremoto del 1783 e rasa al suolo da quello del 1908, Messina, dopo numerose polemiche che ne misero in forse la stessa rinascita, fu ricostruita in base a un piano regolatore del 1911.
Punto obbligato del traffico connesso con l’attraversamento dello Stretto, il porto di M. può essere definito soprattutto un porto-traghetto. L’industria è attiva nei rami cantieristico, chimico, metalmeccanico e alimentare. Al traffico portuale, espletato da un considerevole numero di compagnie navali, è legato il turismo, voce importante nell’economia cittadina. Messina è sede universitaria.
La città, chiamata dagli indigeni Zancle, cioè ‘falce’, fu fondata nell’8° sec. a.C. dai Calcidesi. Dopo la battaglia di Lade (494), Ioni dell’Asia Minore (Sami e Milesi), in fuga sotto la spinta persiana, avrebbero dato seguito a un invito degli Zanclei a fondare una città nell’isola (a Caleatte), ma per suggerimento di Anassila, tiranno di Reggio, avrebbero invece occupato Zancle, approfittando dell’assenza di Scite, tiranno della città. Questa cadde poi nelle mani di Anassila, che la ripopolò con coloni dorici della Messenia. Soltanto con l’abbattimento della dinastia dei tiranni reggini (461) Zancle riebbe la libertà, ma la mescolanza delle popolazioni ioniche e doriche causò feroci lotte di parte, dalle quali emerse vincitrice la fazione dorica. Questa allora, in ricordo della regione d’origine, ridenominò la città Messana.
Per aver partecipato alla guerra di Siracusa contro i Cartaginesi nel 406, fu da questi conquistata e distrutta (396). Nel 393 un’ulteriore punizione cartaginese fu scongiurata dal pronto intervento di Dionisio. Morto costui, M. appartenne successivamente nel corso del 4° sec. a Dione, Ippone, Timoleonte e Agatocle; alla morte di quest’ultimo (289) cadde in mano dei Mamertini. Questi, sconfitti da Gerone II (264), chiesero aiuto ai Cartaginesi e, in seguito, temendo di cadere in loro potere, ai Romani, che sbarcarono oltre lo stretto, costringendo il comandante cartaginese ad abbandonare la rocca. Dopo aver resistito a un ritorno offensivo di Gerone II e dei Cartaginesi, M. divenne civitas foederata. Cominciò allora per essa un periodo di floridezza, che doveva però lentamente diminuire in età imperiale.
Sede vescovile soggetta al patriarcato bizantino, dal 5° sec., fu piazzaforte di Goti e Bizantini; fu occupata dai Musulmani nell’843. I Normanni se ne impadronirono nel 1038, conquistandola definitivamente con il conte Ruggero (1060-61); da allora Messina fu tra i centri maggiori della loro espansione mediterranea. In età sveva la sua fortuna non fu distrutta dalla politica assolutistica di Federico II, né dall’occupazione militare di Manfredi (1258), intesa a soffocare la volontà autonomistica della città. Contro gli Angioini, Messina insorse sotto la guida di Alaimo da Lentini, partecipando alla guerra del Vespro (1282); fu perciò favorita dalla monarchia aragonese che la elevò a capitale.
I primi tempi della dominazione spagnola la sostennero con l’ampliamento del porto, la fondazione della sede universitaria (1548) e il potenziamento dell’arsenale militare; ma, nel 17° sec., la crisi economica spinse la città alla rivolta contro la Spagna, allora impegnata contro Luigi XIV (1674): aiutata dai Francesi, resistette all’assedio degli Spagnoli fino al 1678. Dopo la breve amministrazione sabauda (1713-18) e asburgica (1720-34), i tentativi di Carlo di Borbone di risanare la città furono resi vani dalla peste del 1743 e poi da un devastante terremoto (1783).
Dopo esser stata centro della difesa militare siciliana contro i Francesi di Napoli (1806-15), nel restaurato regime borbonico, la città fu subordinata agli interessi inglesi, francesi e spagnoli nel Mediterraneo. Messina aderì ai moti costituzionali del 1820-21 e offrì il suo aiuto a F. Pepe per la riconquista delle regioni insorte; partecipò al movimento liberale del 1821 e del 1847; nel 1848 la sua adesione alla rivoluzione palermitana fu consacrata dalla resistenza della popolazione contro il generale Filangieri. Nel 1861 M. fu l’ultimo caposaldo borbonico a cadere in Sicilia.
Distrutta dal terremoto del 1908, d’intensità pari al 10° grado della scala Mercalli, cui si aggiunse un maremoto causando circa 80.000 vittime, e ricostruita, nella Seconda guerra mondiale fu bombardata, specialmente nel corso dell’invasione degli Anglo-Americani che l’occuparono nel 1943.