Rocco Barbaro, fra gli attori calabresi più conosciuti e apprezzati, in occasione del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri ha rivisitato il ventiseiesimo canto dell’Inferno della Divina Commedia recitandolo interamente in dialetto reggino.
Dante è stato uno dei personaggi più influenti della cultura italiana di tutti i tempi per la sua fondamentale eredità rilasciata in campo letterario, ma anche e soprattutto per essere stato colui che ha dato un fondamentale contributo a quella che successivamente è diventata la nostra lingua nazionale. Questa situazione però fece sì che tutti gli altri dialetti parlati sul territorio italiano – incluso il vernacolo calabrese – diventassero lingue secondarie o periferiche. A metà del Novecento il sacerdote-poeta don Giuseppe Blasi, di origini calabresi e di formazione siciliana, decise di realizzare un’opera senza precedenti: una traduzione dell’intera Divina Commedia dal volgare fiorentino al dialetto calabrese, con lo scopo di avvicinare i giovani d’ogni estrazione culturale alla lettura della sua versione della Commedia (anche se in realtà l’opera è stata pubblicata per la prima volta, curata da Umberto De Stilo, solamente dieci anni fa).
Rocco Barbaro, celebre comico del faccioquellochevoglio, ha deciso di onorare l’intera opera omaggiando sia il grande Dante Alighieri sia don Blasi con una rilettura del tutto personale del XXVI Canto dell’Inferno (le cui terzine sono quelle dedicate a Ulisse), interpretandolo completamente in dialetto reggino e il risultato che ne viene fuori è molto particolare. Un’operazione notevole da parte di Barbaro, riuscito a trasformare il complesso passo della Divina Commedia in uno spettacolo capace d’attrarre un pubblico vasto, divertendo.