MESSINA – Due omicidi già
trattati nell’operazione Gotha 6, due che erano irrisolti. Si è arrivati alla
soluzione grazie al contributo di diversi collaboratori di giustizia, in
particolare quello di Aurelio Micale,
che ha iniziato l’attività criminale tra il 1984 e il 1985, con estorsioni e
furti, per poi passare agli omicidi. Per anni ha fatto parte del gruppo di
Carmelo D’Amico ma, dal luglio scorso, ha deciso di collaborare.
Nasce da qui l’operazione Nemesi, che ha portato
alla custodia cautelare in carcere per quattro persone, tre delle quali (Giovanni
Rao, Antonino Calderone e Sebastiano Puliafito) in carcere c’erano già, mentre
Salvatore Micale era libero.
Sono membri della
famiglia mafiosa barcellonese, l’espressione più rappresentativa e militarmente
organizzata della mafia in provincia di Messina, tanto da vantare rapporti
privilegiati con cosa nostra
palermitana e catanese.
I carabinieri del Ros,
Raggruppamento operativo speciale, hanno ricostruito i moventi di quattro omicidi commessi tra il 1997 e il
2001 e identificato gli autori, per i quali hanno eseguito l’ordinanza
emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina, su
richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia. L’accusa per i quattro
è di concorso in omicidio, aggravato dal metodo mafioso.
I due omicidi già
trattati in Gotha 6 sono quelli di Giovanni Catalfamo e Domenico Tramontana. Le
nuove investigazioni hanno permesso di attribuirli anche ad altri indiziati.
- l’omicidio di Giovanni Catalfamo, commesso a il 29 settembre 1998, viene contestato a Salvatore Micale, in concorso con altre
persone già giudicate per lo stesso fatto. Catalfamo venne ucciso a colpi
d’arma da fuoco, da killer giunti a bordo di una moto rubata, mentre tentava di
rifugiarsi nel condominio in cui abitava. Catalfamo sarebbe stato ucciso perché
faceva l’usuraio, in concorrenza con la mafia barcellonese. Micale avrebbe
avuto il compito di segnalare il passaggio della vittima per dare il via all’omicidio.
- l’omicidio di Domenico Tramontana, commesso il 4 giugno 2001 a Barcellona. Nel
procedimento Gotha 6 il giudice aveva rigettato la richiesta di misura
cautelare nei confronti di Giovanni Rao,
esponente di vertice del sodalizio mafioso barcellonese. Ora invece gli viene
contestato di essere il mandante. Un omicidio che assunse una particolare
valenza perché Tramontana faceva parte del direttivo dell’organizzazione
mafiosa barcellonese ma pretendeva di espandere eccessivamente i propri
profitti, per questo i vertici del sodalizio avrebbero deciso di eliminarlo.
Gli altri due omicidi,
invece, erano ancora senza colpevoli:
- l’omicidio di Santino Bonomo, scomparso da Barcellona il 12 dicembre 1997 con il metodo
della “lupara bianca”, contestato ad Antonino
Calderone, in concorso con altri.Bonomo
sarebbe stato ucciso, per decisione dell’allora vertice della famiglia barcellonese, poiché commetteva
furti senza la preventiva autorizzazione del clan, mettendo in crisi il
tradizionale controllo del territorio da parte dell’organizzazione mafiosa. La
vittima sarebbe stata attirata in un’area isolata alla periferia di Barcellona
con il pretesto di compiere alcuni furti e qui uccisa a colpi d’arma da fuoco.
Gli autori avrebbero, poi, nascosto il cadavere, che non è stato mai ritrovato;
- l’omicidio di Stefano Oteri, ucciso a colpi d’arma da fuoco la
sera del 27 giugno 1998, davanti alla casa della sorella, a Milazzo, da killer
giunti a bordo di una moto. Il delitto viene contestato a Sebastiano Puliafito, ex agente della Polizia Penitenziaria. Secondo
la ricostruzione dei collaboratori, il movente sarebbe da attribuire al
comportamento di Oteri che si sarebbe “atteggiato a boss” nella zona di Milazzo,
entrando in contrasto con Puliafito che avrebbe rappresentato, in quella zona,
il gruppo criminale barcellonese.