L’ha annunciato talmente tante volte, e non l’ha fatto, che si fa fatica a credergli. Stavolta, però, c’è un elemento determinante, le elezioni regionali dell’autunno 2022, tra poco più di un anno. Ecco perché, sul tema, il sindaco di Messina, Cateno De Luca, è da prendere più sul serio rispetto alle altre occasioni.
“Mi dimetterò da sindaco a fine febbraio” – ha detto ieri sera all’evento organizzato da Tempostretto alla Lega Navale di Messina -. Inizialmente prevedeva di farlo il 18 marzo, giorno in cui compirà 50 anni, “ma alla Regione avevano previsto ‘giochetti’ per lasciare Messina commissariata per 14 mesi, quindi sono stato costretto ad anticipare e la città resterà commissariata solo per tre mesi”.
Che l’obiettivo di De Luca fosse la presidenza della Regione era chiaro da tempo, ieri ha esposto i suoi motivi, elencando le tante “lotte” con Palazzo d’Orleans, che avrebbero penalizzato Messina. “Dobbiamo andare alla Regione al più presto per cambiare questo sistema e non esiste un’altra persona con la mia esperienza amministrativa, che ha raggiunto i miei risultati. I sondaggi (l’ultimo è quello del quotidiano La Sicilia, ndr) mi danno oggi al 14/16 % ma ancora non mi sono organizzato col partito, mentre la coalizione di Musumeci sarebbe al 24 %. Pd e 5 Stelle possono solo discutere con me, presto parlerò con Barbagallo e Cancelleri”.
A prescindere dall’obiettivo regionale, De Luca dice di non poter continuare a fare il sindaco “col freno a mano tirato dal Consiglio comunale, ci sono regolamenti fermi da mesi, che ci impediscono di proseguire la nostra azione. Sindaco, giunta e Consiglio devono marciare in un’unica direzione”. La sua esperienza alla guida di Messina, quindi, si concluderà dopo meno di quattro anni.
L’evento è stato organizzato dall’editore di Tempostretto, Pippo Trimarchi, che ha dialogato con De Luca, e condotto dal nuovo direttore, Carmelo Caspanello, “con l’obiettivo di entrare nel merito delle questioni – ha detto Trimarchi -, a partire dalle relazioni annuali pubblicate dalla giunta De Luca. In passato non si facevano, oggi possiamo capire ciò che è stato fatto e anche il Consiglio comunale dovrebbe dibatterne ufficialmente”.
Ad esempio, il tema è stato tirato fuori dal direttore Caspanello, a partire dal fatto che Messina ha perso oltre 20mila abitanti negli ultimi vent’anni e la sua economia è sempre più ai margini. “Certo – ha detto De Luca –, perché la politica ha massacrato la città. 55 chilometri di spiagge sulle quali sono state create le peggiori porcherie. Ecco perché i giovani se ne vanno”.
Ma cos’ha fatto l’amministrazione per invertire questa tendenza? “Ad esempio abbiamo scoperto un migliaio di scarichi abusivi nei torrenti, abbiamo valorizzato i laghi di Ganzirri e abbiamo avviato il progetto ‘Aspettando la bandiera blu’, di cui sono stato antesignano a Santa Teresa Riva. Non è un caso se oggi le altre bandiere blu sono ad Alì Terme e Roccalumera”.
Sì ma quando a Messina, in particolare nelle spiagge di Capo Peloro e Santa Margherita? “E’ necessaria una media annuale di raccolta differenziata al 40 %, ci siamo vicini. Se la raggiungeremo, presenteremo la candidatura entro novembre, anche se è difficile ottenerla in prima istanza. Gli altri servizi ci sono già, come le docce e l’eliminazione delle barriere architettoniche”.
Tempostretto ha ospitato anche Federica e Filippo, due giovani milanesi, lei di origini messinesi, che hanno deciso di investire a Messina, con un’attività di commercio elettronico di prodotti tipici, a partire da Santo Stefano Medio. Federica ha raccontato la sua storia (lanciata proprio dal nostro giornale), è entusiasta di Messina ma le è stato chiesto di dire anche cosa non va. “La città è sporca, bisognerebbe cambiare la mentalità di alcune persone, rieducare tanta gente, e dovrebbe essere più accogliente a livello turistico. La zona sud è terzo mondo, manca tutto, mancano i parchi, ci sono erbacce e davanti a casa devo pulire da me”.
De Luca ha ricordato di aver ottenuto un finanziamento da 3 milioni per installare 1500 telecamere “anti zozzoni” e di essere stato “frenato” dal Consiglio comunale per l’assunzione di 180 netturbini di quartiere. “Messina Servizi nasce con una delibera consiliare in violazione del piano Aro. Sono stati assunti 70 amministrativi invece che 30, per ‘salvare’ il personale ex Ato. Ho cercato di riorganizzare mandandoli in altre partecipate, la società doveva avere 700 dipendenti e ne aveva 200 in meno. Dov’era la città nel 2017 quando questo accadeva?”.
Sul palco anche Benny Bonaffini, imprenditore che ha puntato l’attenzione sulla riduzione dell’evasione tributaria. “Messinambiente ha calato il pacco a Messina Servizi – ha risposto De Luca -, affittando un ramo d’azienda con attrezzature sgarrupate per una cifra altissima. Abbiamo investito oltre 10 milioni per la nuova società, scovato 8mila evasori e ora altri 2mila col porta a porta, incrociando le utenze. Prima partivano duemila avvisi di accertamento l’anno, a caso, ora ne sono partiti 25mila. La Tari aveva un’evasione media del 55 %, per l’acqua abbiamo dovuto cancellare dal bilancio 25 milioni di crediti finti. Il piano di riequilibrio è finanziato, tra l’altro, dal recupero dell’evasione per 5 milioni l’anno”.
Bonaffini ha ricordato una delibera di giunta dello scorso 30 aprile, per potenziare le azioni esecutive. “Il Consiglio la tiene ferma – dice De Luca – e poi boccia l’aumento tecnico dell’8 % della Tari. E’ cambiata la legge, aumenta il fondo crediti di dubbia esigibilità. Chi paga deve pagare anche per chi non paga, se non si scovano gli evasori”.
Trimarchi ha ricordato che il Comune è riuscito a emettere cartelle esattoriali per un totale di 74 milioni per la Tari, ma finora ha incassato solo 7 milioni e 200mila euro, meno del 10 %. “Sono pochi? – chiede De Luca – Sono lavori lunghi, ecco la delibera che mi manca, devo essere il titolare delle azioni esecutive, così arriveremo a mettere le ganasce. Abbiamo dovuto aumentare il fondo crediti di dubbia esigibilità, eppure reggiamo gli equilibri di bilancio. Il nostro piano di riequilibrio incide sul risparmio del personale per il 13 %, poi tra Comune e partecipate abbiamo tagliato quasi 12 milioni di costi l’anno, riducendo il debito da 550 a 160 milioni. Il piano di riequilibrio precedente era citato come esempio negativo e veniva palleggiato tra Comune e Ministero. Il nostro è innovativo, l’abbiamo spiegato alla Corte dei Conti che ci chiedeva, ad esempio, degli utili Amam. Gli utili vanno spesi per servizi e riduzione tariffe, non possono essere inseriti nel piano”.
Focus sul Masterplan e i 335 milioni previsti nel patto per Messina. Al 30 aprile 2021, sono stati impegnati 72 milioni e pagamenti solo per 19 milioni. “L’abbiamo ereditato con 70 soggetti attuatori – spiega De Luca -, a Napoli è uno. Per invertire la rotta c’è un ciclo temporale, non abbiamo la bacchetta magica. Il parco progetti del Masterplan era zero, solo pezzi di carta, abbiamo impiegato un anno solo per rivederlo. Per passare da un pezzo di carta a un progetto cantierabile ci vogliono due anni.
Ieri anche l’affondo dell’assessore regionale Marco Falcone, a cui avevano già risposto l’assessore Salvatore Mondello e il presidente di Arisme, Marcello Scurria, anche loro presenti alla Lega Navale, insieme agli altri assessori. La risposta di De Luca non è stata tenera: “Ad oggi dalla Regione abbiamo avuto zero. Abbiamo acquistato 150 case coi fondi del Pon Metro, fosse stato per loro eravamo ancora ad aspettare. Dei residui della legge 10 è stato fatto solo un provvedimento di impegno di 6 milioni, ancora attendiamo i 40 milioni del Poc e la cessione delle aree Iacp”. Alla fine, De Luca ha invitato Falcone a un nuovo confronto pubblico sul tema.
(Marco Ipsale)