Servizio di Silvia De Domenico
MESSINA – Uno sguardo, un incontro, un abbraccio: una scena silenziosa ma potentissima. Sulle note di Ennio Morricone inizia il nostro viaggio nel “paese speciale” della compagnia teatrale Volere Volare. Un gruppo di attori di età e disabilità diverse che sul palco si annullano. E’ il teatro a fare la magia.
Due volte alla settimana la Sala Sinopoli del Teatro Vittorio Emanuele accoglie la compagnia diretta dalla regista messinese Giovanna Manetto. “E’ un laboratorio di inclusione”, racconta. “I ragazzi sono coscienti di stare sul palcoscenico quando facciamo gli spettacoli e diventano attori, nient’altro”.
Francesco e Ambra ci raccontano le emozioni che provano prima e dopo ogni spettacolo. “Abbiamo molta ansia di entrare in scena, ma poi quando arriviamo sul palco ci sentiamo noi stessi”, dicono emozionati.
Per molti di loro il teatro è diventato motivo di vita e anche una reintegrazione dal punto di vista sociale. I ragazzi prima di essere parte della compagnia sono soprattutto amici. Insieme superano le difficoltà e si danno forza: se ad uno di loro trema la mano l’amico è pronto a dargli la sua per fermarla. Grazie al laboratorio teatrale hanno imparato a superare paure e timidezze e questo viene trasportato anche nella loro vita di tutti i giorni.
“Grazie al teatro loro sul palco si privano di ogni barriera e diventano ciò che vogliono essere”, racconta la cognitivista che li segue Rosy Accardi. “Io sono con loro durante le prove e durante lo spettacolo e vedo che sul palco ciò che non è possibile per loro diventa possibile. Non vediamo più ciò che la società ci impone ma ciò che loro vogliono farci vedere. Sono loro che ci portano nel loro mondo, un mondo a noi sconosciuto”.