MESSINA. L’altra mattina andando in centro, ripensavo ancora all’articolo del nostro collega Marco Ipsale, il quale in un pezzo di qualche settimana fa, fra il serio e l’ironia, analizzava la situazione di una città che vive a metà, una “menza” città, dai modi di dire alle opere pubbliche. L’altra mattina, dicevo, andavo in motorino godendo ancora della “menza ca panna” consumata poco prima, fra una curva per evitare un fosso, e una frenata per scansare il tizio che non si è fermato allo stop, cercavo di tirare dritto per la mia strada, rendendomi conto come sia impossibile mantenere la carreggiata di destra, terra di conquista di chi vuole parcheggiare davanti alla porta del negozio, “tanto manco solo 5 minuti”, inserendo a volte frecce lampeggianti, che nell’immaginario mentale di taluni, sanano totalmente l’infrazione. Con una risata ironica di fronte all’ennesimo cambio di direzione forzata, ho capito che la “menza” città, in qualcosa riesce a dare di più, la “doppia” fila come stile di vita: “tanto ho messo le quattro frecce”.