di Giuseppe Fontana e Silvia De Domenico
MESSINA – “Vedo un po’ di disinteresse, tra i giovani soprattutto. Spesso i clienti mi chiedono: è bello, ma dopo di lei?” La domanda che tante persone pongono all’artigiano Nicola Sturiale, che da decenni lavora nel mondo delle cornici e del restauro, è lecita e probabilmente va fatta a più ampio respiro, ponendola all’intero mondo dell’artigianato. Quando “artisti” come Nicola Sturiale andranno in pensione (ma pensiamo anche a mestieri antichi come i calzolai), chi ne raccoglierà l’eredità?
Nel laboratorio di Nicola Sturiale c’è di tutto. Mobili antichi pronti ad essere restaurati, dipinti realizzati da lui con cornici fatte a mano, specchi che sembrano usciti da ville di una nobiltà ormai estinta. Si respira l’aria di un posto storico, dove infatti l’artigiano lavora da decenni. Sturiale ha dedicato tutta la vita alla sua attività, realizzando cornici, dipingendo, restaurando, con opere che hanno fatto anche il giro d’Italia: “Ho avuto il privilegio e la fortuna per lavorare per persone ed Enti importanti. Ci sono cornici realizzate da me in Italia, anche acquistate in ambito militare”.
Un lavoro che nel 2022 non è semplice fare: “Diciamo che è molto laborioso. Se dovessi essere pagato per quello che è il lavoro, non lo pagherebbe nessuno. Il lavoro manuale non è quello industriale o fatto in serie. Io dipingo da 40 anni, ma lavoro anche su restauro e cornici su misura, cercando sempre di accontentare le richieste del cliente che vuole un lavoro artigianale. E a livello di corniceria siamo rimasti in pochi, forse 4 o 5. Se parliamo di restauro probabilmente anche meno”. E sul settore incide anche il caro materiali, con rincari che toccano ogni aspetto dell’attività artigianale: dall’energia alla materia prima.
“Io sono qui da 26 anni circa – racconta Sturiale – e non c’è mai stato mai nessuno, magari qualche giovane, che sia venuto a chiedere qualcosa in più, dimostrando la voglia di conoscere o imparare. Riportare in vita un mobile antico, per esempio, è un lavoro simile a quello dell’archeologo che riporta in vita qualcosa che era scomparsa. Dico questo ai giovani: è una grande soddisfazione personale, ma ci vuole anche grande passione.