Anche Messina ha il suo qanat, forse un ramo dell’acquedotto cinquecentesco del Camaro costruito da Francesco La Camiola, o probabilmente una struttura vecchia più di mille anni, come lo spessore delle concrezioni calcaree farebbe pensare.
Il qanat è uno dei più ingegnosi sistemi di trasporto idrico. Fu inventato circa tremila anni fa in Persia ma è stato perfezionato dagli arabi che probabilmente lo hanno importato in Sicilia.
Si tratta di un acquedotto sotterraneo, adatto alle zone particolarmente secche proprio perché sposta l’acqua nel sottosuolo impedendone l’evaporazione.
Un qanat è sistema di gallerie scavate in profondità nella roccia che funge da canale nel quale scorre l’acqua intercettata direttamente dalla falda acquifera. La pendenza del pavimento è calcolata con precisione, cosicché l’acqua scorra non con la rapidità tale da erodere la roccia e nemmeno con la lentezza capace d’accumulare detriti.
La struttura a Messina inizia dentro le alture della vallata del torrente Trapani, si ramifica e scende verso la città. Le pareti sono coperte di secolari concrezioni calcaree bianchissime e talvolta luccicanti.
L’acqua fluisce ancora e forse arriva sotto Piazza San Vincenzo.
Ci sarebbe da approfondire e indagare, chissà che in città non ce ne siano altri ancora nascosti e inesplorati.