Questa mattina è stato tratto in arresto il boss Domenico Paviglianiti, (’61), originario della provincia di Reggio Calabria. Pavaglianiti era ricercato dallo scorso mese di gennaio perché destinatario di un provvedimento di esecuzione di pene concorrenti di 11 anni 8 mesi e 15 giorni, per i reati di associazione di tipo mafioso, omicidio e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
Il boss è stato intercettato a Madrid, in Spagna nel corso di una operazione congiunta tra la Polizia Spagnola, Udyco Central, e i Carabinieri del Comando Provinciale di Bologna, Nucleo Investigativo, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Bologna. Per gli inquirenti, Domenico Pavaglianiti, oltre ad essere il boss del clan omonimo, operante tra i comuni di San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri, in provincia di Reggio Calabria, aveva ramificazioni nel Nord Italia, in particolare in Lombardia, e nel Sud America per quanto riguarda il traffico internazionale di stupefacenti, reato per il quale era stato condannato all’ergastolo, pena poi ridotta 30 anni, oltre ad reati tra cui associazione mafiosa e una serie di omicidi commessi a partire dagli anni ’80.
Inoltre nella seconda guerra di mafia che vide coinvolte le famiglie di ‘ndrangheta del reggino, Pavaglianiti appoggiò la cosca De Stefano nella sanguinosa faida con quella dei Condello. Il provvedimento restrittivo nei suoi confronti è stato emesso dalla Procura felsinea e scaturisce da un ricorso in Cassazione promosso dalla stessa Procura, che aveva rilevato un antecedente erroneo calcolo della pena tale da consentire al sessantenne di essere rimesso in libertà nell’ottobre del 2019. In quell’occasione – aggiungono gli investigatori – “aveva lasciato l’Italia e aveva trovato rifugio in Spagna approfittando di