servizio di Silvia De Domenico
MESSINA – Un film tratto da una storia vera, una storia di femminicidio. Un fatto di cronaca avvenuto proprio qui a Messina: Omayma Benghaloum il 4 settembre del 2015 venne uccisa a bastonate dal marito sotto gli occhi delle quattro figlie piccole.
Il nostro giornale aveva deciso di dedicare a questa donna il giorno della festa della donna, l’8 marzo del 2016, intervistando la madre Fatima. Un servizio che colpì al cuore il regista messinese Fabio Schifilliti. “Tutto ha avuto inizio da quel video. La foto di Omayma, i suoi occhi, la sua storia, non mi hanno lasciato indifferente”, racconta. E’ stata questa storia a trovare lui e non il contrario. Da allora ha portato avanti un film che lui considera una missione per “dare voce a chi non ce l’ha più”.
A Messina verrà presentato e proiettato per la prima volta proprio il 25 novembre, nella giornata contro la violenza sulle donne. La data non è per nulla casuale: questo è un cortometraggio sulla violenza, ma non la mostra mai. “Non mi interessava mostrare la violenza fisica, ci sono già tanti film che lo fanno. Io volevo andare sotto, vedere cosa c’era dietro. Volevo scavare nel profondo di Omayma, raccontare il suo turbinio interiore, il suo dramma. Nel film infatti ci sono continui salti dalla vita in Tunisia alla vita che la donna sognava e che ha vissuto per pochi anni in Italia. Poi il lavoro come mediatrice culturale per la Questura di Messina e la realizzazione come donna e come madre. Una vita occidentale, fatta di lavoro e di libertà: era questo che la giovane tunisina sognava per lei e per le sue quattro figlie, che ai tempi del femminicidio avevano dai 4 ai 12 anni.
E proprio la figlia maggiore Esra è stata fondamentale per Schifilliti nella scrittura, soprattutto dei dialoghi. “E’ stata lei a suggerirmi in alcuni casi cosa avrebbe detto la madre o il padre in determinate conversazioni”, racconta il regista. E aggiunge: “La cosa più forte che mi ha detto Esra è stata che vedendo il film ha rivissuto una vita che aveva dimenticato”. Adesso lei ha 20 anni e intende partecipare a tutte le proiezioni del film, compresa quella messinese, per portare al pubblico la sua testimonianza. Ecco cosa ci raccontava durante una delle giornate di ripresa del film proprio al porto di Messina.
Il film ha già registrato i primi successi ai festival internazionali di Forlì e a Brescia, dove si è aggiudicato, fra gli altri premi, il titolo di “Miglior cortometraggio”. La pellicola, che è stata girata in parte a Messina, tra il lago di Ganzirri e la zona del porto, e nella suggestiva medina di Mazara del Vallo nel trapanese, è prodotta dall’Associazione Arknoah di Messina. Il produttore esecutivo è il messinese Francesco Torre.