di Silvia De Domenico e Giuseppe Fontana
MESSINA – Un blitz mattutino per riaccendere i riflettori su un’area di Messina che è chiusa alla cittadinanza da 72 anni. “Il parco Aldo Moro viene restituito alla città”, ha scritto il sindaco Cateno De Luca stamattina. Il primo cittadino ha spiegato la storia dell’area, ceduta nel 1949 gratuitamente all’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia e mai più aperta alla cittadinanza. Sono già partiti i lavori per ripulire l’area, praticamente abbandonata ormai da danni, e per restituire a Messina un polmone verde di grande valore. Ora il parco sarà inserito nei progetti di Forestazione Urbana e dopo un primo step riguardante la pulizia si proverà a rendere il più possibile funzionale per i cittadini.
“Nel 1949 quest’area meravigliosa, un parco naturale in pieno centro e da cui si gode di un panorama mozzafiato, è stata sottratta alla città”. Il vice sindaco Carlotta Previti ci ha parlato della vicenda partendo da una semplice frase, che sottolinea ancora una volta come tante generazioni non abbiano potuto usufruire di un parco al centro di Messina. “Dopo lunghe trattative, per cui ringrazio l’Università di Messina, ma anche la nostra segretaria generale – ha spiegato Carlotta Previti. Abbiamo modificato il vecchio contratto e dopo l’approvazione dell’Ingv e della Giunta siamo riusciti a entrare oggi. Simbolicamente iniziamo da qui, è il primo tassello della riforestazione urbana. Non ha tanto bisogno di interventi di piantumazione ma soltanto di una profonda pulizia e riqualificazione: in tempi brevissimi lo restituiremo alla città e sarà un vero scrigno”.
Il parco Aldo Moro torna al centro dei riflettori dopo le vicende di cui Tempostretto vi ha parlato 4 anni fa. Del 18 marzo 2017 la denuncia del consigliere Daniele Trevisano, per quei 14mila metri quadri di “verde” di fatto interdetti alla città. E nello stesso anno, ma a settembre, la vicenda della “rioccupazione” di Unione Inquilini, che ne pulì una grande parte con l’aiuto di parecchi volontari, e della denuncia di alcune famiglie che allora vivevano alla scuola ex Foscolo e che ne occuparono gli interni per varie settimane.