REGGIO CALABRIA – Riceviamo – e volentieri approfondiamo – la segnalazione di un lettore di Tempostretto sulla profonda prostrazione in cui si trova un pezzo significativo del quartiere Candeloro in termini di degrado.
Siamo praticamente a lato del Porto, in quella parte di zona Nord della città che “introduce” al Waterfront più propriamente conosciuto come tale (quello all’altezza di viale Genoese-Zerbi).
A un passo ci sono gli impianti fotovoltaici che – solo in teoria – dovrebbero riconnettersi al Servizio elettrico nazionale alimentandolo e consentendo importanti risparmi economici alle casse comunali. Pochi metri più avanti, la Stazione marittima.
Osserviamo e documentiamo. E certo non si può dar torto al nostro lettore, che nella sua segnalazione descriveva «un disastro ambientale nella spiaggia dietro il porto di Reggio Calabria».
Più avanti ci occuperemo dei liquami sversati in mare: adesso però apriamo una – tristemente – meritata finestra su questa sorta di “bomba ecologica” giusto qui davanti.
Intanto, per via dei dieci, venti, cinquanta sacchetti d’immondizia che compromettono il terreno e sono quasi per intero tranquillamente visibili lungo quel tracciato che, pure, nelle domeniche di sole costituisce in uno la passeggiata di centinaia di reggini da quest’angolo della zona portuale al viale Genoese-Zerbi, fino al Waterport, il Lido e il lungomare Falcomatà.
Tra i rovi anche bottiglie di plastica, resti di cibarie sparsi, ma anche parecchi indumenti fradici, tolti e abbandonati sul posto.
Praticamente ovunque, poi, i segni del fuoco: resti dati alle fiamme, arsi quelli che un tempo forse erano vestiti. Tutto bruciato.
E poi, naturalmente, per l’assurda situazione d’immondezzaio “non a cielo aperto” che, andando avanti, contraddistingue una sorta di sgabuzzino. Giusto davanti, una vecchia cucina “dismessa” nel modo più semplice e illegale che ci sia: piazzandola a bella posta là in strada. Come una sorta di “campanello d’allarme”. Un altro “avvertimento” ce lo dà – anche ferendoci leggermente – una putrida ma acuminata rampicante, completamente spoglia.
Dopodiché, a guardar bene dietro la saracinesca, c’è il delirio: case d’apparecchiature elettroniche e sedie squinternate e ribaltate, vestiti improbabili ipergualciti e quelli che una volta erano giochi in plastica per bambini e un enorme televisore che molti potrebbero reputare “antidiluviano”, stendini e carrozzine per bimbi e cartoni di pizza che hanno tutta l’aria d’essere d’epoca più recente. Un mix tra il sito dove gettare di tutto senza vergogna e un mini-angolo per pasti semiclandestini.
L’unica cosa certa è che l’indice di degrado, qui, è folle e senza misura. E ce n’è un’altra: no, non basta una sgarrupata claire a impedire che animali e potenziali malattie circolino anche grazie a quel lerciume.