REGGIO CALABRIA – Dopo 17 anni, forse adesso veramente ci siamo. La materia del contendere è il nuovo Tribunale di Reggio Calabria: stiamo parlando di un’opera finanziata addirittura durante il primo mandato a elezione diretta di Italo Falcomatà, quando ministro della Giustizia era l’allora dominus dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto.
Il cantiere ebbe inizio, e in base ai cronoprogrammi del tempo e della successiva gestione Scopelliti confidava di portare a termine i lavori in tempi relativamente brevi: ma non andò così. Un appalto da 50 milioni di euro, nell’arco di poco meno di 20 anni, ha praticamente raddoppiato l’esborso per le finanze pubbliche e, soprattutto, senza che sia mai stata completata l’opera. Al punto che il presidente del Tribunale reggino Mariagrazia Arena ha di recente ipotizzato, al di là di questa o quella “specifica” questione di turno, una «mancanza di reale interesse da parte dello Stato» alla pronta – si fa per dire – realizzazione del nuovo Palazzo di Giustizia.
Per tacere dell’incredibile ammaloramento di un’opera gigantesca che secondo i tecnici del tempo era ormai terminata almeno all’80 per cento.
Questa mattina però il Guardasigilli in carica Marta Cartabia ha firmato il protocollo d’intesa col Comune di Reggio Calabria che dovrebbe portare a una definitiva inversione di rotta. La nuova convenzione, «frutto della programmazione e della fitta interlocuzione attivata con il Ministero negli ultimi anni», è stata seguita puntualmente dal consigliere comunale Carmelo Romeo, che dall’inizio di questa seconda consiliatura di fila a guida-centrosinistra è stato investito di una delle nuove “deleghe di scopo” dal sindaco – oggi sospeso, dopo la condanna nel “processo Miramare” – Giuseppe Falcomatà.
La peculiarità più importante del nuovo accordo stretto tra Palazzo San Giorgio – nella persona del sindaco facente funzioni Paolo Brunetti – e il Ministero della Giustizia è che sarà proprio via Arenula a sorreggere sulle proprie spalle l’intero procedimento da ora in poi, accollandosi la gestione dell’appalto, la finalizzazione dell’opera, il reperimento delle risorse necessarie.
Adesso, via libera alla «riattivazione del cantiere per un’opera considerata strategica non solo per le attività giudiziarie, ma in grado di rigenerare l’intero quartiere a ridosso del centro cittadino».