Visita a Reggio Calabria per il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, fresco d’elezione nella terna dei “garanti” del Movimento Cinquestelle (insieme al sindaco di Roma Virginia Raggi e al presidente della Camera Roberto Fico).
Duplice mission: prima quella istituzionale, alla Camera di commercio reggina (giovane e dinamico presidente, Antonino “Ninni” Tramontana). In serata, quella strettamente partitica, con una cena d’autofinanziamento a favore del M5S.
Ad accogliere il componente del governo Draghi, il gotha calabrese pentastellato, dal sottosegretario al Mezzogiorno Dalila Nesci al coordinatore per le Regionali 2021 e deputato Massimo Misiti fino al resto della pattuglia parlamentare.
Ma c’è anche la candidata del centrosinistra alla Presidenza della Regione Amalia Bruni, supportata – per l’appunto – pure dal Movimento Cinquestelle.
Alcuni esponenti di ReOpen Italia, con “maglietta d’ordinanza” addosso, sfilano davanti ai cronisti poco prima dell’arrivo del ministro pentastellato.
Parole e sentiment poco carini nei confronti del componente di Governo. «Di Maio, sei un assassino» grida qualcuno, davanti a un esterrefatto Riccardo Tucci.
«Nel primo semestre di quest’anno, la Calabria dell’export ha un trend tale che potremmo battere il record delle esportazioni calabresi verso i Paesi stranieri», ha detto ai giornalisti il ministro Di Maio.
«Nessuna Giunta regionale potrà mai farcela da sola, qui in Calabria – ha affermato tra l’altro il ministro degli Esteri –: c’è bisogno di un Governo centrale forte che le stia accanto, dello sforzo sinergico dei sindaci.
Il lavoro che stiamo svolgendo qui in Calabria come M5S ma anche coi partiti nostri alleati deve rappresentare un’occasione di riscatto per i calabresi», ha asserito Di Maio, ammiccando alla prossima tornata elettorale del 3 e 4 ottobre.
E la controversa alleanza che vede insieme Cinquestelle e Partito democratico, che tanti “maldipancia” ha provocato nella base pentastellata, è scritta sulla sabbia o è strutturale?
«Di sicuro, è un’alleanza che esiste già in tante parti d’Italia: abbiamo iniziato fin dall’anno scorso in molti Comuni. E voglio dirlo chiaramente – ha scandito Luigi Di Maio –: è un’alleanza, quella nostra col Partito democratico e con altre forze civiche, che ha prodotto ottimi risultati, un’alleanza che cresce e si rafforza nell’esperienza del governo Conte-bis».
Quello che, rivendica il ministro (allora, vicepresidente del Consiglio), ha consentito di contrastare efficacemente la pandemia, d’immettere una liquidità importante «che oggi dispiega effetti importantissimi sull’economia reale», che ha permesso di vincere nel negoziato a Bruxelles rispetto all’agognata carta-principe del riscatto postpandemic, il Recovery Fund.