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Ricavare energia dall’acquedotto di Messina si può VIDEO

MESSINA. Crisi energetica, fonti rinnovabili, energia pulita, sono argomenti ormai all’ordine del giorno. Generare energia dall’acqua è oggi una realtà diffusa in tutto il mondo, nel nostro Comune non esistono centrali idroelettriche, ma esiste un progetto pensato addirittura oltre 100 anni fa. Ce lo racconta Paolo Ullo, studioso di storia del territorio, probabilmente una delle persone che meglio conosce il tracciato dell’acquedotto della Santissima per averlo visitato innumerevoli volte. E’ raccontato nel suo libro “La via dell’acqua. La corsa alla sete della città di Messina”, testo che spiega la progettazione e la realizzazione del primo acquedotto civico della città dello Stretto.

La storia

Nel 1895 viene disegnato il primo progetto di acquedotto per Messina, città nella quale erano frequenti le epidemie di colera dovute ai pozzi contaminati. Nel progetto era inserito anche la realizzazione di una turbina che sfruttasse l’energia dell’acqua in caduta, da realizzare sotto monte Cicirello a Larderia, esattamente dove oggi sorge la zona industriale ex Asi. La linea dell’acquedotto venne completata nel 1905, l’acqua corrente arrivo in città il 6 agosto, ma la fretta di completare l’opera fece cadere la possibilità di realizzare la centrale per produrre energia elettrica. Nel 1934 fu necessario realizzare dei lavori alle condotte, che a causa dei danni provocati dal terremoto del 1908, e alla scarsa manutenzione, facevano letteralmente “acqua da tutte le parti”. Fu necessario abbandonare parte della linea, ormai ridotta ad un colabrodo, e servì addirittura realizzarne una parte nuova. Anche questa volta si era progettata una stazione idroelettrica ma i venti bellici della Seconda Guerra Mondiale fecero fallire di nuovo la realizzazione.

Energia pulita per il futuro

L’idea è stata di recente rispolverata dal tecnico e consulente ambientale Antonino Crupi, il quale ha prima visitato una delle massime aziende produttrici di turbine idroelettriche per valutarne la fattibilità, e ha poi redatto un progetto. Il nuovo tracciato dell’acquedotto (del 1939) segue la linea alto montana da Fiumedinisi fino ai rilievi di Santo Stefano di Briga, qui le condotte si buttano giù parallelamente al torrente per giungere alla marina, e da lì proseguire vicino la costa verso la città e il serbatoio Gonzaga. In questa discesa dell’acqua, esiste un salto di tubi continuo di circa 300 metri, da contrada Nibbiata fino al Passo della Scala. È qui che Crupi ha immaginato di collocare le turbine di una centrale idroelettrica, un’istallazione ad impatto zero: “Nel 2017, studiando la situazione sul campo, ho realizzato e presentato l’idea progettuale all’ amministrazione comunale di allora” – spiega Crupi – “l’acquedotto della Santissima ha una portata di 180 litri al secondo, sviluppando un’ipotetica potenza elettrica di 449 kWh, il che vuole dire che in 24h sviluppa 10,78 MWh. Energia sufficiente per fornire circa 1.300 famiglie. Oggi non chiedo di realizzare il progetto, ma quanto meno che la città ne discuta l’opportunità”.