MESSINA –Da giorni combatte con alcune sospensioni dell’energia elettrica nella sua zona, in via Lombardia. Francesco Gazzara è il padre della 19enne Marika, dipendente da macchinari salvavita. E per la giovane un’interruzione della luce rappresenta un pericolo di vita. Da qui una lotta costante nel tentativo di mettersi in contatto con la società responsabile e fare attuare le procedure necessarie in questi casi. Racconta il padre di Marika: “Il 3 dicembre ricevo sull’app la notifica di un distacco programmato della corrente per il 5 dicembre. Ed è fondamentale attivarci subito. Chiamo immediatamente il numero verde per segnalare la nostra situazione e richiedere un gruppo elettrogeno. Mi confermano che la richiesta è stata accolta e che tutto è stato organizzato”.
Prosegue Francesco Gazzara: “Il 5 dicembre arrivano i gruppi elettrogeni ma il lavoro salta. Non viene eseguito. E, pochi giorni dopo, il 16 dicembre, ricevo una nuova notifica: un altro distacco previsto per giorno 19 dicembre. Anche questa volta mi attivo subito, richiedendo nuovamente il gruppo elettrogeno. Chiamo il numero verde ma senza ottenere alcuna risposta. Arriva giorno 19 dicembre. Alle 8:15 staccano la corrente, ma il gruppo elettrogeno non è arrivato. Allarmato, chiamo la Protezione civile che fortunatamente interviene rapidamente, con l’assessore Massimo Minutoli che subito si è attivato. Ma il gruppo elettrogeno alimenta solo i macchinari salvavita di mia figlia, tutto il resto in casa resta spento: niente riscaldamento, niente luce. Marika ha bisogno di essere monitorata anche visivamente, è una situazione insostenibile”.
E ancora: “Dopo varie vicissitudini, rimaniamo ancora senza garanzie in vista di un nuovo distacco elettrico. Ci sono molti aspetti su cui pretenderò che si faccia chiarezza anche sul piano legale”.
Il padre di Marika, a seguito della diffusione nei media, è stato contattato dalla professoressa Eloisa Gitto, che dirige l’Unità operativa complessa di Patologia neonatale e Terapia intensiva neonatale. “Mi ha dato piena disponibilità ad accogliere la ragazza per 24-48 ore. Marika però necessita della terapia intensiva, ho paura che possa prendere in clinica qualche infezione. Da giorni io e mia moglie viviamo nel terrore”.