Un anno di pandemia a Messina. Un docu-film che lo racconta. Questo è “Siamo stato tutti bravi”, realizzato da Matteo Arrigo. Clicca qui per vederlo su youtube.
Le parole del presidente Conte e i suoi Dpcm sono il filo conduttore per la narrazione di ciò abbiamo vissuto e di ciò che non abbiamo potuto vivere, guidano le immagini di quei momenti, le canzoni che rievocano emozioni e paure.
A partire dalle parole di Lara Villa, presente a Codogno quando arrivò il paziente 2 e la consapevolezza del suo primario “siamo in guerra”, inizia così questa guerra da combattere con un nemico invisibile. I negozi chiusi, le strade desolate, le messe senza fedeli, i contagi che aumentano, le decisioni del Sindaco De Luca, le prime lauree online, gli esami di maturità, la quotidianità di una vita che comincia ogni giorno alzando le serrande ma continua stravolta da quello che era, il barlume di normalità che sembra arrivare in estate ma era illusorio e, poi, la personale esperienza di isolamento di Matteo, dopo essere risultato positivo, che ci porta con sè in quel indefinito susseguirsi di giorni.
Una testimonianza piena, però, allo stesso tempo, di tutti quei momenti di speranza che non sono mancati, perché gli alberi continuano a fiorire e le arance a maturare anche in mezzo alla disperazione. Uno fra tutti l’incontro di Raisha con la mamma, bimba nata prematura con una diagnosi di cardiopatia congenita complessa perché la mamma era positiva al momento del parto, che commuove e riempie di forza.
Un anno che ci ha stravolto la vita, ripercorso attraverso i filmati di Matteo Arrigo, dai quali è impossibile distogliere lo sguardo anche solo un momento; un’opera che si vive tutta d’un fiato e si conclude con un forte senso di fiducia, un giorno uno dei neonati nati in questo periodo potrà chiedere a mamma e un papà: “una pandemia? Cosa è una pandemia?”
Così Matteo Arrigo racconta la nascita del suo docu-film:
“Ero a tavola con i miei amici, fra bottiglie di vino e boccette di disinfettate, mentre il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in una conferenza stampa annunciava a partire dal 9 marzo la zona rossa ed il lockdown in tutta Italia, decisione necessaria per contenere la diffusione dell’epidemia da Coronavirus. Ci siamo salutati sapendo che non ci saremmo potuti rivedere tanto presto. È stato in quel momento che ho compreso che stava per cominciare la nostra traversata nel deserto, la lotta impari contro un virus invisibile che aveva colpito di sorpresa un’intera nazione inerme. Ho acceso la mia videocamera l’8 marzo e non l’ho più spenta, fra servizi giornalistici e riprese intime e personali, l’idea da subito è stata quella di raccontare i fatti di un periodo che sarebbe diventato storia, stavamo vivendo una situazione epocale, e lo stavamo facendo nostro malgrado da protagonisti. Nasce così il mio docu-film, un racconto reale di un anno di pandemia”.
“Le strade deserte, le ambulanze, le mascherine. Il primo sabato sera in città con le strade vuote, la sensazione surreale di camminare da solo in una città deserta, sembrava di essere finito veramente dentro un film, uno scenario post apocalittico, si faceva fatica a realizzare quello che stava veramente succedendo. Poi sono venute le prime riaperture, l’estate, fino alla mattina di novembre in cui mi sono svegliato positivo al Covid. La quarantena da solo in una stanza, la sfida contro il virus e quella mentale. Il ricordo di tutte le vittime e la speranza della rinascita. Un fiore che germoglia, un’arancia che matura” continua.
Il video non è solo testimonianza importante di un anno impossibile da immaginare, ma vuole essere anche un regalo, un dedica, un grazie a dei destinatari speciali. Così spiega il Videomaker:
“Ho ancora impressi gli occhi dell’operatrice sanitaria che stava per farmi il mio terzo tampone, pioveva quella mattina, oltre le gocce di pioggia che scivolavano sulla plastica della visiera riuscivo a vedere solo i suoi occhi, la sola parte di corpo visibile oltre quella mascherina e quella tuta completamente inzuppata.Questo video è per lei e per tutti gli operatori sanitari che hanno combattuto nelle corsie degli ospedali. Per i ristoratori, gli operatori dell’informazione, i commercianti, i bambini, gli insegnanti, le mamme. Per i miei colleghi di lavoro di Tempostretto. Per i miei amici che mi hanno “salvato” con le loro videochiamate. Grazie per i caffè lasciati sulla finestra, grazie a tutti gli sconosciuti che mi hanno scritto attraverso i social. Quest’anno passato ha tolto a tutti qualcosa, tutti siamo stati costretti a rinunce, ad adattarci a nuovi modi di vivere. Abbiamo lottato e continueremo a farlo. Per questo dico che: siamo stati tutti bravi”.