di Marco Olivieri, riprese e montaggio di Silvia De Domenico
MESSINA – Un’inaugurazione dell’anno accademico con la nuova rettrice Giovanna Spatari. Dopo l’introduzione del presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, il discorso della rettrice dell‘Università di Messina e poi la prolusione del presidente emerito della Corte costituzionale, Gaetano Silvestri.
“Trasparenza negli atti amministrativi, con una commissione straordinaria per la verifica delle spese, ricerca e valorizzazione dei giovani, con al centro gli studenti, sono elementi essenziali di un’Università euromediterranea in crescita. Con il supporto di tutti, in uno spirito unitario e nel segno dei valori della Costituzione. Un nuovo clima in questa realtà accademica? Sì, ci credo”, ha evidenziato Giovannna Spatari.
Signor Presidente della Regione Siciliana,
Autorità civili, militari e religiose,
Magnifiche Rettrici,
Magnifici Rettori,
Colleghe e Colleghi del personale tecnico-amministrativo e del personale docente,
Studentesse e Studenti,
Amiche e Amici
e a Voi tutti che siete collegati dalle Aule Magne dei singoli Dipartimenti,
Un caloroso e sentito benvenuto!
La cerimonia di inaugurazione di quest’anno accademico (2023-2024), il primo del mio mandato da Rettrice, è certamente per me motivo di autentico orgoglio e grande emozione.
Un’emozione resa ancor più concreta e tangibile nel guardare quest’Aula Magna gremita così come lo sono, parimenti, gli spazi allestiti, in filodiffusione, al piano terra, e le Aule collegate, segno inequivocabile dell’ampia, corale partecipazione del nostro Ateneo ad un evento, qual è quello odierno, che segna l’inizio di un cammino unitario da immaginare e percorrere insieme giorno dopo giorno.
Sono trascorsi solo poco più di due mesi dal mio insediamento e quindi vi parlerò di ciò che, con l’aiuto di tutte e di tutti, mi propongo di fare.
È necessario pensare insieme, con lucidità e determinazione, alle azioni da intraprendere per far sì che nei prossimi anni il nostro Ateneo possa continuare a crescere e rafforzarsi.
UniMe si è andata nel tempo sempre più affermando e consolidando; siamo un Ateneo che può contare su un vasto patrimonio immobiliare e su strutture di prim’ordine.
I nostri 4 Poli didattici rappresentano la proiezione più tangibile del radicamento della nostra università sul territorio: dal plesso centrale, passando poi per il Policlinico, l’Orto botanico, l’Annunziata e il Papardo, oltre le sedi decentrate di Noto e Priolo.
Siamo un Ateneo che, negli anni, ha investito molto sulla varietà e qualità dei propri Corsi di studio e di dottorato, sulla promozione di una didattica a forte vocazione internazionale, sulla ricerca e sull’innovazione; ma la cifra distintiva della nostra comunità non può essere circoscritta ai soli numeri, invero incoraggianti, che avete visto scorrere alle mie spalle.
L’essenza stessa del sentirsi parte di una comunità accademica risiede, a mio avviso, nella condivisione di valori universali che possano guidare, in ogni circostanza, le scelte programmatiche e le azioni di ciascuno di noi.
Conoscenza, libertà, eguaglianza e persona sono i cardini sui quali deve reggersi la nostra progettualità.
L’Università, fin dal suo sorgere, si è sempre posta a baluardo della conoscenza, un faro luminoso nel mare delle contraddizioni sociali e culturali.
L’evoluzione scientifica e tecnologica (e in primo luogo la transizione digitale) ci consegna nuove realtà da indagare, comprendere e porre a sistema; e un tale obiettivo è raggiungibile esclusivamente se riusciremo a fare nostra una più consapevole e matura comprensione del mondo che ci circonda, attraverso le solide basi concettuali che ci provengono dalla nostra prestigiosa tradizione umanistica e la capacità di analisi propria di quella scientifica.
In questo contesto, del tutto peculiare e affascinante, la libertà dell’insegnamento accademico, del libero scambio di idee, del dibattito aperto e franco a ogni livello, e della ricerca senza pregiudizi sono il fondamento su cui basare il progresso intellettuale e sociale del nostro Paese e, dunque, della nostra Università.
L’autonomia accademica e la libertà intellettuale sono i pilastri fondanti di ogni istituzione universitaria. Abbiamo il dovere di difendere il diritto dei nostri docenti, delle nostre studentesse e dei nostri studenti di esplorare idee anche controverse, sfidando lo status quo senza paura di censure o reprimende di alcun tipo come, tra l’altro, sottolineato con forza dal Presidente Mattarella in conseguenza dei recentissimi, tragici, fatti di Pisa.
Solo promuovendo, ad ogni più alto livello, la libertà di pensiero potremo rendere il nostro ambiente accademico realmente stimolante.
In questa direzione, un’università a passo coi tempi e audacemente proiettata verso il futuro deve potersi qualificare come un luogo in cui il libero pensiero critico, l’innovazione e la scoperta vengono incoraggiate e celebrate.
È doveroso, pertanto, investire risorse per potenziare i diversi ambiti della ricerca in una prospettiva multidisciplinare e plurilinguistica. Soltanto così riusciremo a trasmettere alle nostre studentesse e ai nostri studenti conoscenze critiche e competenze pratiche che consentano loro di presentarsi con dignità nel mondo del lavoro.
Nell’intento di voler offrire, a tutte e a tutti, concrete possibilità di crescita e di sviluppo culturale sarà necessario, pertanto, evitare qualsiasi forma di discriminazione, garantendo a situazioni eguali un eguale trattamento e predisponendo per situazioni diverse le opportune e bilanciate contromisure così da affiancare – come del resto ci impone la nostra stessa Costituzione – all’eguaglianza formale una più robusta ed efficace eguaglianza sostanziale abbattendo, per chi desidera accedere all’istruzione universitaria, ogni ostacolo dipendente dalla propria origine sociale ed etnica, dai propri convincimenti politici e culturali, dalle diverse condizioni economiche o di genere.
In questo senso UniMe sarà sempre più un luogo di inclusione e di tutela delle diversità, dove ogni individuo avrà l’opportunità di realizzare appieno il proprio potenziale.
E così l’eguaglianza diventa – nella sua proiezione dinamica – uno strumento privilegiato per esaltare il valore della persona umana, fondamentale criterio che impone di assicurare – ad ogni livello d’intervento – un ambiente sicuro e accogliente per tutti i membri della nostra comunità.
Abbiamo il dovere di garantire il benessere psicofisico di tutti coloro i quali hanno scelto di studiare e lavorare nel nostro Ateneo, realizzando politiche di welfare proattivo nella direzione della prevenzione globale e del sostegno trasversale ad ogni iniziativa individuale e collettiva.
È nostro compito creare un ambiente che promuova il benessere e l’inclusione per ciascuno di noi, attraverso l’adozione di misure preventive e di sostegno che vadano oltre la semplice risoluzione di problemi pratici o di situazioni contingenti.
Le politiche di inclusione dovranno assicurare ad ogni componente della nostra Università il giusto riconoscimento della propria individualità, la piena valorizzazione delle proprie attività di studio o di lavoro e il più concreto supporto sia in termini economici sia di organizzazione delle risorse disponibili.
Per i colleghi, in particolare quelli del personale tecnico e amministrativo, ciò potrà tradursi, ad esempio, nel fornire un aiuto efficace al fine di poter bilanciare lavoro e vita privata – anche attraverso modelli organizzativi flessibili sul fronte dell’orario di servizio –, offrendo nel contempo a ciascuno opportunità di crescita e di sviluppo professionale. Per le nostre studentesse e i nostri studenti ciò significherà offrire loro servizi a sostegno del proprio percorso di studi, attraverso programmi di orientamento e tutorato, e, più in generale, attraverso una più ampia scelta di servizi didattici, sportivi e culturali.
Sono, infatti, fortemente convinta che la salute e il benessere collettivi abbiano ricadute importanti sulla quantità ma, soprattutto, sulla qualità del nostro lavoro.
In questo senso, adotteremo politiche rigorose contro la discriminazione, il maltrattamento e la violenza di genere, garantendo che nessuno sia soggetto a soprusi o molestie di alcun tipo, fornendo il necessario supporto e le opportune risorse per potenziare tutti i servizi a tal fine dedicati.
Il tema della salute, a me per ovvie ragioni molto caro, sarà certamente al centro della programmazione dei prossimi anni.
Il nostro Policlinico Universitario è, oltre che un centro di eccellenza scientifica sul fronte della ricerca clinica e bio-medica anche, dal punto di vista sanitario, la più grande realtà assistenziale all’interno del comprensorio della Provincia di Messina e, per tale preminente ragione, meriterà da parte dell’Ateneo la massima attenzione e considerazione. Si è appena insediato il nuovo commissario, dottor Giulio Santonocito – che saluto – e con il quale si è avviata una proficua interlocuzione e collaborazione volta ad affrontare i problemi della nostra Struttura Ospedaliera. Penso, tra le tante questioni ancora aperte che potremo affrontare positivamente in sintonia con la Regione – i cui vertici hanno già manifestato la loro disponibilità –, al completamento degli interventi strutturali del nuovo Pronto Soccorso e alla definizione della delicata vicenda relativa ai colleghi EP e di categoria D in vista di una loro piena valorizzazione.
La qualità dell’assistenza sanitaria contribuisce infatti a rafforzare l’immagine del nostro Ateneo sul territorio e a livello nazionale e internazionale e ciò è il frutto dell’impegno di tutti coloro, universitari e non, che giornalmente vi si dedicano con competenza e abnegazione.
Da queste fondamentali premesse discende, complessivamente, un altro tema di cruciale interesse: la valorizzazione del merito da intendersi correttamente non già come un mero indicatore di tipo quantitativo bensì nella sua concreta e dinamica proiezione qualitativa. Lungi dall’essere pensato quale valore autonomo, il merito – già su un piano puramente teorico – deve intersecarsi trasversalmente e fare sistema con tutti i valori fondamentali ai quali ho poc’anzi fatto riferimento per potere essere la bussola di orientamento di tutte le azioni, rappresentando il principale meccanismo esplicativo e il più adeguato parametro di misurazione dei valori guida.
In ambito accademico esso dovrà sempre essere riconosciuto e andrà valorizzato attraverso procedure e meccanismi premiali chiari e trasparenti così da far emergere le competenze dei singoli, in modo particolare di coloro i quali, pur provenendo da situazioni di maggiore difficoltà economica e sociale, decidono di investire il proprio futuro nella formazione accademica e nella ricerca. Cultura, merito ed eguaglianza sono, non a caso, al centro della riflessione del Presidente Emerito della Corte costituzionale, prof. Gaetano Silvestri, che quest’anno ha voluto onorarci della Sua presenza accettando l’invito a tenere la prolusione d’apertura.
Studentesse e studenti devono essere collocati al centro della vita accademica, in ogni suo aspetto considerata, giacché sono, rispetto ad essa, i principali destinatari e, in ogni caso, i più diretti fruitori; ciò significa, innanzitutto, valorizzare il loro contributo, tanto sul piano della partecipazione alle dinamiche elettorali, anche degli organi di vertice, quanto su quello dei singoli processi decisionali, per il tramite degli organismi che li rappresentano. In tal modo sarà possibile garantire, in termini generali, un’offerta didattica e servizi dedicati sempre più rispondenti ai loro bisogni e alle loro reali aspettative.
In questa prospettiva l’Università che immagino dovrà essere capace, in ogni sua attività, specie in quelle aperte al territorio e alla diretta fruizione della società civile, di valorizzare la tradizione e promuovere l’innovazione dei saperi con uno sguardo attento ai problemi e alle necessità che emergono dal contesto di riferimento, ispirando ogni sua azione ai principi della sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Siamo un’università propriamente euromediterranea e, pertanto, sarà nostro compito prioritario promuovere ambienti e interazioni multiculturali e plurilinguistiche così da consentire alle più giovani generazioni di abbattere quelle barriere che ancora si frappongono alla piena realizzazione dei loro sogni e delle loro aspirazioni.
Soltanto così potremo svolgere – quale parte integrante del nostro sistema repubblicano – un ruolo propulsivo per lo sviluppo della personalità umana e per la partecipazione attiva di ciascuno all’organizzazione politica, economica e sociale del nostro Paese.
Sul piano interno tutto ciò non può essere disgiunto da una particolare attenzione al profilo della legalità formale e sostanziale di ogni singolo atto di amministrazione, anche assicurando la massima trasparenza all’azione amministrativa.
Per tutelare al massimo, in questo delicato momento, l’immagine della nostra Università, sin dall’inizio del mio mandato ho avviato – com’è mia abitudine senza enfasi ma in pieno accordo con tutti i componenti della governance – un attento monitoraggio delle procedure di spesa dell’Ateneo perché ogni investimento, sia esso strutturale o di ricerca, si svolga nell’assoluto rispetto della legge.
Credo fermamente che un’istituzione preposta alla formazione culturale e civile del cittadino, qual è l’Università, abbia su di sé una grande responsabilità sociale e debba, pertanto, ispirare ogni sua scelta, programmatica e attuativa, al più stretto rispetto del principio di legalità e alla piena condivisione di ogni processo decisionale, che non potrà essere il frutto di meccanismi autoreferenziali o verticistici bensì il risultato di una democratica condivisione di idee e progettualità.
Penso, innanzitutto, al dialogo, necessario e proficuo, con le singole realtà dipartimentali che rappresentano il motore propulsivo dell’intera Università, proprio a partire da quei colleghi che, essendosene assunta la responsabilità, sono oggi le Direttrici e i Direttori dei nostri Dipartimenti.
E scusatemi se, a questo proposito, deviando per un attimo dall’impostazione “istituzionale” che ho voluto dare al mio intervento, mi permetto di rivolgere un pensiero affettuoso e commosso a chi, purtroppo, non è più tra noi; penso al prof. Eugenio Gugliemino – direttore del Dipartimento di Ingegneria – con il quale, pur partendo da un’iniziale diversità di vedute, già all’indomani del mio insediamento, era iniziato un dialogo franco e affettuoso ed era in corso una interlocuzione serrata su tanti progetti che intendevamo portare avanti e che, lo dichiaro apertamente, sono oggi tra le priorità della mia agenda di Rettrice.
La nostra Università ha bisogno di pensare e progettare in grande, di sognare, e può farlo solo con l’aiuto e la collaborazione di tutte e tutti.
Sono tante le opere e le iniziative che nei prossimi anni ci vedranno impegnati.
Penso, a titolo di mero esempio, al completamento delle ristrutturazioni edilizie di alcuni Dipartimenti, alla fine dei lavori destinati all’ampliamento dell’offerta di edilizia residenziale per gli studenti – problema questo che mi sta molto a cuore e che è, oggi più che mai, una priorità cui far fronte ricorrendo a risorse nazionali, come i fondi dedicati messi a disposizione dal MUR, e locali e, a questo proposito, ringrazio la Regione Siciliana qui rappresentata dal Presidente Schifani che si è dimostrata particolarmente sensibile rispetto al tema; ed ancora all’efficientamento energetico delle nostre strutture ed alla connessa “sfida” delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) al potenziamento delle infrastrutture telematiche specie con riferimento, sul versante della digitalizzazione, ad alcune nostre attività che potranno essere rese più performanti e maggiormente accessibili mediante l’utilizzo di nuove piattaforme di condivisione dei dati; ma, più in generale, ritengo sia necessaria una complessa attività di riorganizzazione amministrativa – sia a livello centrale che periferico – per dotare ogni nostra struttura di personale adeguato a soddisfare le numerose esigenze dell’utenza interna e di quella esterna.
Non meno importante è poi la promozione culturale e, dunque, il completamento del nuovo Polo Museale di Ateneo nel palazzo dell’ex Banca d’Italia segno eloquente di una specifica attenzione per la valorizzazione del nostro importante patrimonio storico-archeologico e di un serio interesse per le pregevoli collezioni artistiche ad oggi nella nostra disponibilità; ed ancora, la riscoperta della vasta e significativa eredità di documenti e fonti d’archivio che meritano di trovare la giusta catalogazione e collocazione grazie anche al potenziamento del nostro Sistema Bibliotecario d’Ateneo (SBA). Si tratta della nostra “memoria storica”, fatta sì di reperti e documenti, ma soprattutto delle tante storie, di donne e uomini di valore, che hanno contribuito a far apprezzare nel mondo la nostra università.
Più in generale, l’interesse per questa specifica dimensione culturale è oggi testimoniato dall’accordo, in corso di definizione, con il MAXXI, il più prestigioso museo d’arte contemporanea del nostro Paese, in una prospettiva che tende a valorizzare Messina come polo culturale al centro del Mediterraneo.
La nostra città, e per essa il nostro Ateneo, rappresenta poi un centro di attrattività scientifica ed economica che troverà – grazie alla sinergia con il Comune e la Città Metropolitana (in persona del Sindaco Basile, che saluto) – nel costituendo “I-Hub dello Stretto” e, più in generale, nelle “Grandi Opere” di prossima realizzazione uno sbocco naturale per le sue progettualità oltre che un volano per l’economia locale e nazionale. Progetti ambiziosi che riguardano l’intera area dello Stretto – e, a tal proposito, saluto anche il Vicepresidente della Regione Calabria qui presente – che collocheranno, nel prossimo futuro, Messina al centro del panorama economico-imprenditoriale italiano ed europeo e che potranno essere adeguatamente realizzati soltanto attraverso la piena convergenza d’intenti e la reciproca collaborazione di tutte le Istituzioni coinvolte, del mondo delle imprese e della società civile.
In conclusione, il futuro dell’Università di Messina, così come quello del nostro Paese, è, oggi più che mai, intriso di sfide e opportunità che, sono certa, con l’impegno di tutte e tutti saremo in grado, rispettivamente, di affrontare e di raccogliere dando vita ad un “ecosistema culturale” – mi piace poterlo definire così – dinamico, inclusivo e sostenibile per noi e per le generazioni future.
Nessun obiettivo – tra quelli che immaginiamo di poter raggiungere nei prossimi anni – potrà essere concretamente perseguito senza il prezioso supporto di tutte le nostre migliori capacità tecniche, scientifiche e culturali.
La varietà delle prospettive di indagine così come la pluralità delle competenze individuali sono le nostre risorse più preziose, un dono di cui fare tesoro e che ci consente di qualificarci propriamente come una “comunità”, nel senso più autentico e profondo che a questo termine possa essere riferito. Una comunità di donne e di uomini motivati che, lavorando uniti, ambiscono a superare le sfide più impegnative e a raggiungere quei risultati che, soltanto cooperando, si possono conquistare.
Lo dico con la massima convinzione: siamo una comunità straordinaria, ricca di talento e di passione!
Grazie a tutte e a tutti per il vostro impegno e per la vostra dedizione, sono convinta che insieme potremo costruire un futuro migliore.
Auguri di cuore all’Università di Messina, auguri alla nostra Università!
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Alla Fine:
Dichiaro ufficialmente aperto l’anno accademico 2023/2024 dell’Università degli Studi di Messina,
476° dalla sua fondazione.