Di Silvia De Domenico
MESSINA – La processione delle barette torna per le vie di Messina. Una tradizione secolare quella che porta in corteo la passione di Cristo attraverso 11 corpi statuari, custoditi dalla Confraternita del Santissimo Crocifisso nella chiesa “Oratorio della pace” in via XXIV maggio (detta anche chiesa delle barette). Opere d’arte, vincolate dalla Soprintendenza ai beni culturali, realizzate in cartapesta e legno. Alcune risalenti al periodo preterremoto, altre successive al dopoguerra. Ognuna ha una sua storia, ognuna è “affidata” a una famiglia di battitori che la tramanda di generazione in generazione.
“Prima c’era mio nonno, poi mio padre e adesso io”, racconta Giuseppe Cucinotta uno storico battitore e custode della baretta che raffigura Gesù nell’orto degli ulivi. E aggiunge: “Mi auguro che un domani ci possa essere mio figlio”. Il battitore, tramite uno o due colpi di martello, lancia il segnale di partenza o fermata ai portatori. Il ritmo della processione è scandito proprio da questi suoni, da quello delle troccole e dai brani mesti suonati dai tamburi.
Ad accompagnare la processione del venerdì santo a Messina quest’anno ci saranno 7 bande musicali. E un’altra novità, o meglio un ritorno al passato, sarà la presenza di “biancuzze” e “babbaluci”. L’ex governatore e confrate della Confraternita del Santissimo Crocifisso Giacomo Sorrenti ci racconta cosa rappresentano queste figure incappucciate.
Il racconto, in video, della storia della processione e delle 11 barette è affidata al confrate Domenico Conforto. Con lui riviviamo le origini della rappresentazione della passione di Cristo sotto la dominazione spagnola, e diverse curiosità sulle statue che si sono salvate nel terremoto del 1908 e quelle ricostruite “pezzo dopo pezzo” nel dopoguerra.