Di Marco Olivieri (riprese e montaggio di Matteo Arrigo)
MESSINA – Luigi Sturniolo, candidato a sindaco di Messina in Comune, un vostro elemento distintivo è l’autogoverno delle Municipalità. Che cosa significa?
“L’autogoverno è diventata la nostra parola d’ordine. Noi intendiamo restituire la capacità decisionale ai cittadini. Noi veniamo da anni in cui la partecipazione in città è stata ridotta ai minimi termini. Pensiamo che in tutti i villaggi, in tutti i quartieri, sia necessario aprire degli spazi in cui le persone possano ricominciare a discutere, a parlare di politica, a svolgere attività culturali e sportive”.
Un altro elemento che vi caratterizza è la valutazione sugli aspetti finanziari del Comune…
“Noi abbiamo detto fin dall’inizio della campagna elettorale che, nelle condizioni date, non sarà possibile tornare in regime ordinario. I dispositivi attualmente a disposizione, quello del dissesto e quello del predissesto, sono entrambi troppo penalizzanti per la città. Riteniamo necessario che il prossimo sindaco e la prossima Giunta attivino un percorso, assieme agli altri Comuni siciliani e meridionali che si trovano in difficoltà, per ottenere condizioni maggiormente favorevoli. Condizioni che consentano di tornare in regime ordinario. Senza questo, non sarà possibile dare ai cittadini i servizi che essi meritano”.
Altri due temi da voi affrontati: la pace e il “no” al Ponte…
“È un po’ singolare che soprattutto il centrosinistra abbia ritenuto di dover rimuovere dalla campagna elettorale i temi della pace e del Ponte sullo Stretto, dato che si tratta di elezioni amministrative… Perché mai facciano venire qui tutti i leader nazionali non sarebbe chiaro, allora. Queste elezioni, in realtà, hanno un carattere politico. Sia il tema della pace, sia quello del Ponte sono fondamentali. Non è possibile non considerare il riarmo e l’aumento delle spese militari perché questo comporterà tagli agli enti locali. E non è possibile rImuovere il tema del Ponte perché rientra in una visione di città”.
Che cosa pensa invece del Pnrr, Piano nazionale ripresa e resilienza?
“Viene considerato la panacea di tutti i mali. Noi siamo critici sul meccanismo perché produrrà un grande debito per le prossime generazioni. Tuttavia, queste risorse ci sono e vanno spese. Il problema è che vanno spese entro il 2026. Di conseguenza, anche se noi pensiamo più ad azioni che riguardino la rigenerazione urbana e a infrastrutture che valorizzino le bellezze del nostro territorio, riteniamo che sia necessario, subito dopo le elezioni, aprire una discussione con tutti i soggetti da coinvolgere. Soggetti politici, sociali, imprenditoriali, sindacali, associativi, per far sì che si scelgano opere sulle quali si sia tutti d’accordo. Un’occasione per evitare che ci sia qualcuno che metta i bastoni tra le ruote e non si riesca a spendere questi soldi”.
“Libertà è partecipazione” diceva Gaber. Un altro elemento chiave della vostra campagna elettorale è proprio la partecipazione…
“Sì, noi riteniamo che le istituzioni della rappresentanza politica siano in crisi e che sia necessario produrre nuove istituzioni. Questo è possibile solo attraverso un grande processo di partecipazione collettiva. Da qui il nostro tema dell’autogoverno ma anche del bilancio partecipativo. Soprattutto noi diciamo che decide la città. Pensiamo che si debba tornare a ridiscutere tutti i temi della città e che i cittadini possano prendere decisioni. L’avere deciso di dare indicazioni di astenersi, in centro, sul referendum Montemare e di lasciare agli abitanti dei villaggi che vivono quel territorio la possibilità di decidere, ha questo carattere. Chi vive quei luoghi ha tutto il diritto di decidere del proprio futuro, se rimanere o dare vita a un nuovo Comune”.
Perché votare Gino Sturniolo?
“Perché siamo gli unici davvero diversi dagli altri. Abbiamo portato in campagna elettorale parole e categorie differenti. Gli altri dicono tutti le stesse cose e rappresentano la distruzione del nostro territorio o perché hanno amministrato la nostra città o perché fanno riferimento ai partiti nazionali. Partiti che hanno definanziato gli enti locali”.