MESSINA – Ci sono Gabriele e Davide Pitasi, rispettivamente 27 e 23 anni, al centro dell’inchiesta dei Carabinieri sfociata nella retata di oggi. I due fratelli sono in carcere mentre alla madre Franca Bartolone (53) e altre 3 persone sono stati concessi i domiciliari. Si tratta di Giuseppe Macrì (46), Salvatore Lenzo (32) di Santa Teresa, Andrea Micali (22) di Savoca.
Due di loro erano già finiti nei guai con la giustizia, circa 10 anni fa, proprio per episodi simili a quelli di cui sono accusati adesso: una lunga sequela di atti intimidatori a base di incendi dolosi e danneggiamenti. Oggi, a vario titolo, viene loro contestato, oltre ai reati di danneggiamento seguito da incendio, atti persecutori e tentata estorsione, anche lo spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
A dare il via all’indagine, coordinata dal capitano Giovanni Riacà, comandante della Compagnia di Taormina, è stato l‘incendio dell’auto del comandante della stazione di Forza D’Agrò. Un episodio risalente al 31 marzo 2021 che nell’immediato aveva acceso i sospetti sui due giovani. Quella notte l’auto maresciallo Maurizio Zinna, parcheggiata davanti la caserma, fu completamente distrutta ma le immagini di video sorveglianza inquadrarono l’autore.
Anche se era a volto coperto, grazie ad un testimone che lo vide fuggire e grazie ad altri dettagli, c’era voluto poco agli investigatori per individuare l’abitazione dove lui e il complice avevano abbandonato gli indumenti e la maschera utilizzata, recuperati e sottoposti alle analisi del Dna. Analisi che sono risultate utilissime, visto che gli autori avevano appunto dei precedenti.
Sono gli stessi autori, secondo gli investigatori, anche del rogo dell’auto dell’architetto Sebastiano Stracuzzi, incendiata nel dicembre 2020 perché, secondo l’inchiesta, tardava a rilasciare una licenza a favore di uno degli indagati. Ancora loro, spiega il giudice Ornella Pastore nel provvedimento custodiale firmato su richiesta del PM Alessandro Liprino, hanno tentato l’estorsione da 65 mila euro al ristorante l’Agostiniana, nell’ottobre del 2021, quando una bottiglia incendiaria fu ritrovata inesplosa sulla vettura di uno dei dipendenti del locale.
Intercettandoli e pedinandoli, poi, gli investigatori hanno scoperto che alcuni di loro non disdegnavano lo spaccio di crack, marijuana e cocaina, di cui si rifornivano a Messina e Catania.