Il torrente Agrò è il più grande del versante ionico messinese. Il suo nome deriva dal termine greco αγρός che significa terra coltivata, campo. Lungo 15 km, nella sua valle si trovano i borghi di forza d’Agrò, Savoca, Casalvecchio, Antillo, Limina, Roccafiorita. Famosa l’abbazia basiliana dei SS. Pietro e Paolo d’Agrò dell’XI secolo. La fiumara è costituita dall’unione dei torrenti “Antillo” e “Sperone” alla gola di San Giorgio, detta anche dell’Aranciara, Ranciara o Granciara. Il toponimo potrebbe derivare dalla presenza di aranceti o più probabilmente dalla presenza di una grancia basiliana. Le abbondanti acque scendono giù in un canyon scorrendo in mezzo a enormi massi di calcare rosso e grigio, argille rosse e conglomerati, formando tante cascatelle fino ad uno spettacolare salto di circa 25 m, la cascata Ranciara.
Nello scorso secolo si iniziò a progettare una diga di raccolta acque ma l’elevata portata specialmente nelle fasi alluvionali scoraggiò l’opera. Invece della diga sopraelevata fu progettata e realizzata una singolare opera idraulica, due impianti di sbarramento sub alveare che raccoglievano le acque imprigionate in 20 e più metri di spessore di sedimenti che, a valle della cascata, filtrano l’acqua. Un impianto di sollevamento alimentato da una piccola centrale elettrica ormai abbandonata, portava le acque alle condotte che si prevedeva potessero irrigare fino a 1000 ettari di agrumeti e orti. Rimane traccia anche di uno strumento che serviva a misurare la portata d’acqua nelle ondate di piena. Il bacino a monte delle gole rappresenta l’area più piovosa della Sicilia, dopo l’Etna.