MESSINA – Dal 2 dicembre sono iniziati i lavori di demolizione delle baracche di via Taormina. Subito dopo toccherà a tutta la zona che costeggia la caserma di Minissale, in via Quinto Ennio. E di venti famiglie inizialmente presenti, ancora tre attendono di poter lasciare le baracche in cui vivono.
Ci dice un residente: “Vivo qui sin da piccola. Ho 29 anni. Prima abitavo con i miei genitori, ora sono qui con mio fratello e mio figlio. Aspettiamo il giorno di consegna delle case da anni. Continuano a dirci che saremo i prossimi, che manca poco tempo, che non c’è necessità di fare lavori in casa perché è questione di giorni, settimane o pochi mesi. Ogni giorno vivo con la speranza di ricevere una chiamata e chiudere questo capitolo di vita. I disagi, specialmente per chi ha bambini piccoli, sono tanti”.
Le condizioni di vita sono al limite. Prosegue la giovane residente: “È un continuo ripulire l’umidità, tenere la casa il più pulita possibile, fare riparazioni per le perdite che ogni anno si verificano puntualmente con le piogge intense. Bisogna barricarsi in casa per paura di ratti, scarafaggi e zanzare a causa dei ristagni d’acqua e della fogna. Quando ci sono rotture nelle tubazioni, anche chiamando l’Amam, non riceviamo aiuto e dobbiamo provvedere noi. Davanti casa mia c’è un muro pericolante e ogni volta che c’è brutto tempo ho paura di uscire. Lo stesso vale per il palo pericolante davanti a casa: è stato denunciato, ma rimane lì. Vivo con l’ansia che possa cadere sul tetto mentre siamo in casa”.
Non mancano infiltrazioni d’acqua all’interno delle loro abitazioni. Racconta un’altra cittadina: “Le mie figlie, mentre dormivano, si sono ritrovate l’acqua nel letto. Una notte mia figlia mi ha svegliata dicendo Mamma, piove. Mi sono alzata e le ho trovate bagnate, quindi si sono coricate nel letto con me. Hanno una 16 e l’altra 14 anni. Inoltre, ho un altro figlio sposato con un figlio che a volte dorme qui con noi nel letto, non abbiamo spazio”.
Una zona che sembra – in base a quanto dichiarato dai residenti – nemmeno essere sottoposta a manutenzione. Spiegano: “Gli spazzini passano raramente, non sapevano nemmeno che la via fosse abitata. Dobbiamo portare la spazzatura lontano, fuori dalla via, per evitare i topi. L’erba la facciamo tagliare a spese nostre, le luci le mettiamo noi. Quando piove, il muro circostante crolla. I bambini non possono uscire perché è pericoloso. Facciamo segnalazioni e denunce, ma non cambia mai nulla. Siamo abbandonati”.
Le famiglie sperano di poter lasciare le baracche da lì a breve e sottolineano: “Ci avevano detto che avremmo avuto le case in aprile. Poi hanno spostato tutto a novembre, poi a dicembre. Ora siamo a gennaio 2025 e siamo ancora qui. Nessuno viene, neanche per chiedere se abbiamo bisogno di qualcosa. Siamo stati dimenticati”.
In realtà, in base alla programmazione del risanamento, dovrebbe proprio essere questione di mesi. E il 2025 dovrebbe essere l’anno giusto. Ma è chiaro che, dopo tutti questi anni, le famiglie che vivono qui non ci credono più. E rimarranno scettiche fino a quando non saranno trasferite.