MESSINA – Il fascino senza tempo del teatro Vittorio Emanuele. Ma anche il mistero di un teatro chiuso per troppi anni dopo il terremoto del 1908, con una nuova inaugurazione nel 1985. Una storia valorizzata dal video introduttivo al saggio-spettacolo “Masquerade”, liberamente ispirato al musical “Il Fantasma dell’Opera” e ambientato all’interno del teatro messinese in luogo dell’originale teatro parigino, portato in scena dalla scuola “Studio Danza” di Mariangela Bonanno nel 2019, con la regia di Valerio Vella. La voce narrante è dell’attore performer Marco Mondì che interpretava il ruolo principale.
Sganciato dallo spettacolo, il video continua a essere incisivo e a catturare l’attenzione.
Il materiale, a cura di Vella, è frutto di ricerche bibliografiche, illustrative e testimoniali cui hanno concorso l’Accademia Filarmonica nella persona del presidente Marcello Minasi, uomo di cultura e magistrato in pensione cui si deve un testo di denuncia sulla ricostruzione del Teatro Vittorio, le Edizioni Edas di Mimma Vicidomini e l’ingegnere Massimo Russotti.
Spiega il regista Valerio Vella: “Il video – per quanto romanzato – smonta la storiella che il Vittorio fosse rimasto così gravemente danneggiato a seguito dell’evento sismico del 1908: le foto lo dimostrano.
Lo dimostra anche che vi sono alcune testimonianze dell’epoca che confermano l’idoneità della struttura come ricovero di emergenza per la popolazione terremotata. Come e perché il teatro sia poi rimasto chiuso per decenni (fatto salvo un timido quanto vano tentativo di ripristinarlo in epoca fascista) resta un mistero. Sappiamo che in questo lungo arco di tempo il teatro è stato vittima di un vero e proprio saccheggio dove ignoti hanno asportato maniglie, fregi, decori che probabilmente sono andati ad abbellire qualche residenza cittadina”.
Insiste Vella: “Di certo il teatro strutturalmente stava in piedi, lo prova la ristruttrazione in economia portata avanti negli anni Sessanta, che ha visto il proprio culmine in un’unica serata inaugurale promossa proprio dall’Associazione Filarmonica con tanto di documentazione Rai. Successivamente il nulla: il Vittorio fu chiuso al pubblico facendo circolare una posticcia notizia di pericolo di crollo. Fatto cui seguì il sorprendente puntellamento esterno in semplici tubi Innocenti degli anni Settanta e il crollo – per cause da accertare – della volta dell’edificio che rimase per quasi quindici anni esposto all’acqua e al vento fino alla sua definitiva ristrutturazione nella forma in cui lo vediamo oggi”.
Per un errore, e ci scusiamo, abbiamo attribuito l’articolo d’epoca alla “Gazzetta del Sud”. In realtà, l’architetto Nino Principato ci fa sapere che si tratta del quotidiano “la Sicilia” e il suo era l’articolo che denunciava la situazione degli arredi “scomparsi”.