Cronaca

Waterfront reggino, la città ha una gemma nuova e utile – VIDEO

Di fronte a un nutrito stuolo di cittadini, è stato inaugurato ieri il Waterfront targato Zaha Hadid: alla magnifica scalinata si aggiunge un’area da 50mila metri quadrati consegnata ai cittadini reggini.
In àmbito istituzionale, per la parte calabrese a intervenire sono stati il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, il Governatore calabrese facente funzioni Nino Spirlì e il sottosegretario al Mezzogiorno e alla Coesione sociale Dalila Nesci.

Giuseppe Falcomatà

Sùbito dopo un video, che ha scandito con suggestive immagini le opere realizzate e che, alla fine, «ci pensa il mare», il primo cittadino ha “arringato” i reggini per oltre venti minuti. Partendo da ciò che ha contraddistinto l’intero intervento, cioè la sua emozione per un «momento in qualche modo storico» avvertito come tale pure dall’amministratore pubblico, «anche se sono sette anni che indosso questa fascia».

Una visione di città «che parte da lontano, che è stata pensata, immaginata, iniziata a realizzare oltre vent’anni fa, quando l’Amministrazione guidata da Italo Falcomatà decise di eliminare quella “cortina di ferro” di quello che fu definito “il padrone delle ferriere” e iniziare un’opera di ricucitura di rapporti, di simbiosi della nostra città con il suo mare, proseguendo poi a Sud con la progettazione del Parco Lineare Sud: altri 4 km di Lungomare, i cui lavori sono terminati solo da pochi mesi. E poi negli anni, quando l’amministrazione Scopelliti ha finanziato lo studio di progettazione del Masterplan del posto in cui ci troviamo oggi e del Museo del mare, opere che sono state poi finanziate, avviate e concluse grazie alle risorse del Pon Metro».

Le città «cambiano, si trasformano – ha evidenziato Falcomatà -. E noi non dobbiamo averne paura, ma d’altro canto dobbiamo avere consapevolezza che questi cambiamenti avvengono lentamente, anno dopo anno. Che serve tempo per veder realizzate le opere che si sono avviate, pianificate o magari anche solo pensate diverse decine d’anni prima. E questo ci serve a dire che le opere pubbliche non sono di destra né di sinistra: sono utili o inutili. Se sono utili, possono provare a cambiare la vita delle persone che attraverseranno o calpesteranno quell’opera, perché un’opera pubblica è di tutti, appartiene a tutti». E ricorda, una volta ancòra, che «il Museo del Mare pensato dalla compianta Zaha Hadid è tra le 14 opere ritenute dal Governo centrale strategiche per la ripartenza culturale e turistica dell’intero Paese: dobbiamo solo esserne orgogliosi».

Parlando poi dei «cambiamenti», il sindaco ha indicato l’Arena Lido, che «come i pannelli dimostrano sta per avviare i suoi lavori di restauro e riqualificazione»; accanto, il Lido comunale, «una delle cose che purtroppo non sono andate bene nel “primo tempo”, il progetto è stato bocciato più volte, adesso però la Soprintendenza lo ha finanziato per 3 milioni di euro e curerà il progetto». Il quartiere Candeloro, che «non prendetemi per pazzo, ma potrebbe diventare la nuova Notting Hill, per come l’abbiamo pensato» e il Porto che ha appena visto la firma del Protocollo d’intesa propedeutico alla pianificazione di sistema portuale.

All’insegna del mare, dunque, ogni idea possibile per ripensare la città: «Ma per fare questo c’è bisogno di tutti. Non è più tempo di divisioni – ha scandito il primo cittadino reggino –, non sono più tollerate dai cittadini le primogeniture. Serve una “congiura virtuosa” da parte di tutti, lavorare tutti dalla stessa parte e mettere davanti alle appartenenze partitiche il senso di comunità, il nostro straordinario senso d’appartenenza».
Il punto, secondo Falcomatà, è «che c’è un Mezzogiorno diverso. C’è un Sud che ha la consapevolezza che bisogna uscire fuori dai vecchi schemi, che bisogna superare sterili campanilismi, i confini comunali regionali, e che tutte le occasioni di sviluppo passano dalla sinergia tra di noi».
Fra le tante altre cose evidenziate, un calembour quasi involontario, quando Giuseppe Falcomatà si lancia a «immaginare le storie che saranno scritte su queste panchine»… il vocabolo lo richiama istantaneamente ai troppi recenti episodi d’inciviltà nei confronti di aree pubbliche. «Vi prego d’aver cura di questo posto. Veglieranno 52 telecamere di videosorveglianza d’ultima generazione, sì; ma le migliori telecamere rimangono i vostri stessi occhi».

La contestazione

Certo, il gesto del sindaco Falcomatà di menzionare in modo esplicito il fondamentale apporto, già solo d’ideazione, dell’amministrazione Scopelliti per il Waterfront è risultato apprezzabile per politici ed elettori di centrodestra.

Ma è vero pure che, giusto di fronte al palco, per alcuni lunghi minuti sono stati esposti striscioni assai meno concilianti. «Grazie Peppe, no Giuseppe» era la scritta maestra, per opera del circolo “Antonio e Ciccio Franco” di Fratelli d’Italia, a scandire la ritenuta “vera” primogenitura del Waterfront.
Le forze dell’ordine hanno poi indotto i manifestanti a rimuovere gli striscioni.

Nino Spirlì

In apertura, il Governatore calabrese facente funzioni Nino Spirlì ha dedicato un commosso pensiero «ai passi che, su questa scalinata, non ci potranno essere più, a quelli dei tanti calabresi stroncati, in quest’ultimo anno, da quest’orrido virus. Giuseppe – ha poi osservato, rivolgendosi a Falcomatà –, sei stato molto bravo a dire che le grandi opere hanno tanti padri e tante madri, padri e madri che vengono da tutte le appartenenze politiche e culturali. Questo è un merito che ti dev’essere riconosciuto: la tua eleganza, stasera, li ha ricordati tutti. Ed è giusto che sia così».
Un ricordo per la compianta Presidente della Regione Jole Santelli («Ha sfondato da dentro le porte del Palazzo e ha strappato pagine bruttissime della politica calabrese») e a Zaha Hadid («Solo chi ha amato questo cielo, questo Mediterraneo poteva immaginare quello che lei ha immaginato»); ma anche un ringraziamento a Michele Emiliano per essersi preso cura della questione-rifiuti assorbendo in Puglia tonnellate e tonnellate di scarti provenienti dalla Calabria. E l’asserzione che «in questo Lungomare c’è l’identità di Reggio Calabria». Accompagnata, questo sì, da qualche battutina sull’opportunità di cambiare al più presto quel sindaco che sarà «venuto su bene», ma dopo sette anni fra primo e secondo mandato ha ormai i capelli grigi come i suoi pur avendo trent’anni di meno: «Fra altri sette anni, se continua, magari inizierà anche a perderli, e allora… meglio che lo cambiamo, no?».
Un’altra Calabria è, insomma, possibile: «Siamo stati considerati la culla della malavita, in realtà – ha osservato Spirlì – c’è il brutto e il bello come ovunque, ma noi siamo la culla della civiltà. Reggio e l’intera Calabria hanno bisogno di presentarsi di nuovo come ciò che sono: un ventre materno, che ha sempre accolto con grande amore tutti quelli che si sono avvicinati».

Dalila Nesci

In apertura del suo breve intervento in rappresentanza del Governo, Dalila Nesci – vibonese di Tropea – ha ricordato d’aver trascorso proprio a Reggio Calabria cruciali anni di studio e formazione.
Per il sottosegretario al Mezzogiorno e alla Coesione sociale, su «questa grande opera che, metaforicamente, ci ricongiunge al mare, al mare che cura le nostre ferite. Un’opera che mette in dialogo l’intera comunità e – così la Nesci – può essere metaforicamente l’obiettivo cui tendere: ritrovare una proficua cooperazione. Quando le Istituzioni operano armonicamente, i risultati arrivano: la pandemia ce l’ha dimostrato plasticamente, nessuno si salva da solo, facciamo tesoro di questo e proseguiamo a cooperare».