I roghi sono bombe ad orologeria per l' autunno. Direttiva del Genio civile

I roghi sono bombe ad orologeria per l’ autunno. Direttiva del Genio civile

I roghi sono bombe ad orologeria per l’ autunno. Direttiva del Genio civile

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giovedì 13 Luglio 2017 - 08:01

L'ingegnere capo Leonardo Santoro sta predisponendo una direttiva che guarda alle conseguenze degli incendi sul piano del dissesto idrogeologico, in vista delle piogge d'autunno. Indispensabili sono le azioni mitigatrici. Vediamo quali

Mentre si contano i danni (anche quelli psicologici, perché quando va in cenere tutta la tua vita rischi di non rialzarti più) è importante pensare per tempo alla prevenzione. Non perché si sia un popolo di gufi ma perché le conseguenze dei roghi estivi si pagano in termini di dissesto idrogeologico alle prime piogge autunnali.

E’ adesso che dobbiamo scongiurare il peggio e difendere il nostro territorio da un doppio danno.

Proprio per questo l’ingegnere capo del Genio Civile Leonardo Santoro sta predisponendo una direttiva che punta ad avviare quelle azioni di prevenzione indispensabili per evitare il peggio.

“Già a fine 2014 ho emanato alcune direttive sulle problematiche correlate agli incendi estivi- spiega Santoro– La più grossa preoccupazione riguarda i pendii caratterizzati da terreni detritici e dalle sabbie. In questi casi sono più probabili le colate di fango. Si crea una melma che non si può fermare. Pensate quanto accaduto a Giampilieri. Le colate di fango entrano violentemente dappertutto, non si fermano”.

Da qui la decisione di procedere con una direttiva che prevede alcuni comportamenti ed azioni a carattere preventivo e di mitigazione dei danni. E’ chiaro che solo una politica volta alla tutela del territorio potrà essere incisiva, ma in condizioni drammatiche quali sono quelle della Sicilia, diventa indispensabile avviare i primi passi.

“Esistono interventi di mitigazione– prosegue Santoro- I collettori delle acque bianche a ridosso dei condomini, dei complessi abitativi devono assolutamente essere puliti adesso. Devono essere previsti interventi in tutti i torrenti per renderli capaci di smaltire l’arrivo della massa alluvionale. Altrimenti rischiano di diventare bombe ad orologeria. Devono essere svuotati i sottopassi ed essere lasciate libere le aree sotto i ponti. Ci sono poi alcuni divieti. Ad esempio vanno vietate ai proprietari dei terreni le realizzazioni delle cosiddette piste di terra, che tagliano perpendicolarmente il terreno. In caso di alluvione la melma e le acque confluiscono in queste piste che diventano una sorta di canale. Non a caso a Giampilieri uno dei punti d’innesco dell’alluvione fu proprio una di queste piste di terra. Infine la vigilanza è fondamentale”.

R.Br.

Per capire in che modo gli incendi di questi giorni abbiano trasformato i terreni riportiamo alcune parti dell’articolo che il giornalista di Tempostretto Daniele Ingemi ha pubblicato sull’argomento.

“Delle pinete e delle querce, alcune anche secolari, che dominavano le vallate dei Peloritani rimane solo un cumulo di cenere e detriti. I danni al patrimonio arboreo della città sono davvero ingentissimi. Difatti, una volta affrontata l’emergenza degli incendi “dolosi” ci toccherà, nei prossimi mesi, dover fare i conti con un’altra bomba ad orologeria. Quella legata al dissesto idrogeologico. Peraltro in una delle zone, come quella dell’Annunziata, a più alto rischio idrogeologico nel comprensorio interno della città, dove nei secoli scorsi si sono susseguiti vari eventi alluvionali, alcuni anche particolarmente rilevanti (si pensi alle alluvioni del 1800). I devastanti roghi di questi giorni hanno praticamente cancellato ogni traccia di vegetazione, dal versante sud del monte Ciccia fino alle vallate dei più popolosi rioni di Messina, come quelli di Giostra e dell’Annunziata. Incendi di queste dimensioni, caratterizzate da temperature elevatissime capaci di cambiare la composizione chimica dei terreni più superficiali, determinano la formazione di uno strato di cenere finissima che rende momentaneamente impermeabile la superficie del suolo in occasione di forti precipitazioni, come quelle che caratterizzano la parte finale dell’estate e il periodo autunnale. Quando un violento temporale o un nubifragio si abbatte su un’area vulnerata da un gigantesco incendio lo strato di cenere accumulato in superficie, rendendo il terreno impermeabile, permette lo scorrimento superficiale delle acque piovane e l'innesco di fenomeni erosivi che modificano le condizioni di stabilità, fino ad innescare movimenti franosi o colate di fango che si precipitano a valle. Poi bisogna tenere conto del fatto che il fuoco, bruciando le radici degli alberi, fa venire meno l'azione di ancoraggio fra la pianta e il suolo, destabilizzando l’intero versante in caso di fenomeni precipitativi particolarmente violenti, con tanto di effetto di ruscellamento verso valle. Se a ciò aggiungiamo la presenza di aree fortemente urbanizzate le conseguenze potrebbero essere davvero notevoli. Purtroppo, come confermato da molti studi internazionali, in molti casi le zone devastate da grandi incendi hanno poi dovuto fare i conti, durante la stagione delle piogge, con fenomeni alluvionale”

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