Armi e droga: chiesti 113 anni di carcere per boss e complici del clan Mangialupi

Armi e droga: chiesti 113 anni di carcere per boss e complici del clan Mangialupi

Redazione

Armi e droga: chiesti 113 anni di carcere per boss e complici del clan Mangialupi

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mercoledì 16 Gennaio 2013 - 13:05

I PM Giuseppe Verzera e Fabrizio Monaco hanno chiesto condanne per 113 anni di carcere nelprocesso dell''operazione "Murazzo" per le presunte complicità con il boss di Mangialupi Nino Trovato. 20 anni sono stati chiesti per lo stesso Trovato e per Letterio Campagna. La sentenza prevista in giornata.

Un’intera famiglia, marito, moglie e tre figli, coinvolti in un imponente traffico di droga e nella custodia di armi e munizioni per conto del temuto boss del clan di Mangialupi, Antonino Trovato. Tutto intorno una rete di complici e fiancheggiatori , ognuno con un ruolo ben definito all’interno dell’organizzazione. Oggi il sostituto procuratore della Dda Giuseppe Verzera e il collega della Procura Fabrizio Monaco, hanno chiesto 113 anni di carcere per le dieci persone coinvolte nell’operazione “Murazzo” che hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato e che devono rispondere di associazione mafiosa finalizzata al traffico di droga.I rappresentanti della pubblica accusa hanno chiesto la condanna a 20 anni di reclusione per il capo clan Antonino Trovato e per Letterio Campagna, l’uomo che in un casolare di San Filippo Superiore custodiva armi, droga e munizioni per conto dell’organizzazione. Dodici anni sono stati richiesti per la moglie di Campagna, Maria Passari, 10 anni per i figli Giovani, Roberto e Consolato, 8 anni per il catanese Sebastiano Minutola, che deve rispondere dell’acquisto di alcune partite di cocaina dai Campagna, e per Rocco Rao, e 7 anni e 4 mesi per i fratelli Maria e Giuseppe Sturniolo che si occupavano di recuperare i crediti per conto del clan per la cessione di alcune partite di droga. Le indagini della Squadra Mobile accertarono gli stretti rapporti che intercorrevano fra la famiglia Campagna ed il clan Trovato. Il 23 gennaio di due anni fa in un casolare di proprietà dei Campagna, in contrada Murazzo a S.Filippo Superiore, gli uomini della Mobile effettuarono un blitz sequestrando un vero e proprio arsenale composto da kalashnikov, mitragliatori, fucili, detonatori, munizioni da guerra e sei chili di cocaina. In manette finì Letterio Campagna che si accollò tutte le responsabilità per la presenza di armi e munizioni nel casolare, scagionando i due figli. Gli investigatori, grazie ad una cimice piazzata nel parlatoio del carcere, seguirono tutti i movimenti della famiglia e scoprirono che a gestire il clan, dopo l’arresto di Letterio Campagna, era stata la moglie Maria Passari. La donna si recava in carcere ai colloqui con il marito e prendeva ordini. Grazie alle intercettazioni ambientali gli agenti della Mobile sequestrarono nell’aprile di due anni fa oltre due chili di cocaina nascosti, nel casolare di S.Filippo il giorno del lunedì di Pasqua durante una tradizionale festa familiare.

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