“Amigdala”, la paura e la morte

“Amigdala”, la paura e la morte

Lavinia Consolato

“Amigdala”, la paura e la morte

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lunedì 13 Giugno 2016 - 08:58

Alla Sala Laudamo il Clan degli attori con la regia di Giovanni Maria Currò e Mauro Failla ha portato in scena uno spettacolo di ombre e di fantasmi: la paura ha il volto coperto di nero e si accende quando le luci sono spente

Delle nere figure accolgono in sala gli spettatori, presenziando stolidamente ai lati della sala; lentamente si staccano dalle pareti e si avvicinano alle poltrone, aggirandosi per la sala. Quando salgono sul palcoscenico, una macabra musica accompagna una sinistra luce rossa.

Degli spettri ridono sguaiatamente, il pianto si mischia al riso; dei visi fosforescenti fanno un balletto dissertando sullo stato sensoriale dei morti, e tra il grottesco e il macabro un senso di angoscia si porta avanti fino al monologo di due figure femminili, che introducono il tema principale dello spettacolo: la paura, l’attesa angosciante del male che ci assale senza che si possa reagire. Che si tratti di animali disgustosi che salgono sul corpo, di malattie incurabili, di voci che dalla nostra testa ci spingono a commettere atti di indicibile violenza.

Si susseguono delle immagini che emergono dal buio come ricordi o fantasmi, immagini di morte e sangue, di spose morte e soldati in rigida attesa del nemico. La parte centrale dello spettacolo punta molto all’estetica di queste scene estemporanee, che appaiono molto belle, anche se sul finale alcune potrebbero essere eccessive.

L’amigdala, che dà titolo allo spettacolo, è la parte del cervello che gestisce le emozioni, soprattutto la paura, e qui, sul palco è centrale il rapporto tra la paura, l’attesa della morte e la suspense macabra di un destino ineluttabile. Non vi è trama, vi sono appunto emozioni e sensazioni affioranti dal buio, come le paure che dall’inconscio ci assalgono. Motivi, sensazioni, stati di inquietante attualità.

Scritto da Orazio Abate, Nino Cosenza e Giovanni Maria Currò, “Amigdala”, con la regia di Currò e Mauro Failla, vede in scena gli allievi del Clan degli attori: Sebastiano Monte, Angelo Morabito, Michela Pandolfino e Gaia Vizzini; insieme agli attori Orazio Abate, Kasia Albercht, Nino Cosenza, Piera Costantino e Manuela Smeriglio.

Lavinia Consolato

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