Simbolo o nome: le diverse strategie dei candidati per cercare il consenso

Simbolo o nome: le diverse strategie dei candidati per cercare il consenso

Danila La Torre

Simbolo o nome: le diverse strategie dei candidati per cercare il consenso

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mercoledì 21 Febbraio 2018 - 06:07

Alla vigilia delle elezioni politiche è curioso vedere come i candidati messinesi all’uninominale diano indicazioni differenti ai propri elettori su come esprimere il proprio voto

C’è chi punta sul simbolo del partito con cui è candidato, spersonalizzando quasi del tutto la ricerca del consenso; c’è al contrario chi mette in primo piano la propria persona ed il proprio background, a volte quasi cercando di far dimenticare il partito che rappresenta; ed infine c’è chi strizza l’occhio al simbolo senza però rinunciare a far conoscere la propria storia e a valorizzare le proprie competenze.

E’una strana campagna elettorale quella per le elezioni politiche del 4 marzo, complice anche la nuova legge elettorale – il Rosatellum bis – che assegnerà il 61%dei seggi con il metodo proporzionale e solo il 37% col metodo maggioritario, mentre il restante 2% dei seggi è destinato al voto per corrispondenza degli italiani residenti all'estero e viene assegnato con un sistema proporzionale.

Nei giorni scorsi, il Viminale ha pubblicato i fac-simile delle schede elettorali per le prossime elezioni politiche. Ogni elettore avrà due schede, una per la Camera (scheda rosa) e una per il Senato (scheda gialla). La scheda sia per Camera che per il Senato è divisa in rettangoli: nella parte superiore di ogni rettangolo è riportato nome e cognome del candidato uninominale; nella parte inferiore la lista o le liste che lo supportano. L'elettore darà il suo voto con l'unica scheda sia per la parte uninominale (candidato unico della coalizione, indicato con nome e cognome sopra i simboli che lo sostengono) che per la parte proporzionale, dove i partiti corrono per conto proprio e sulla quale si applicano le soglie di sbarramento.

Alla vigilia delle elezioni politiche è curioso vedere come i candidati messinesi nei collegi uninominali diano indicazioni differenti ai propri elettori su come esprimere il proprio voto.

In Forza Italia, il diktat – che arriva direttamente da Silvio Berlusconi – è quello di far votare solo il simbolo, anche nei collegi uninominali. Il fondatore del partito azzurro è probabilmente convinto che il simbolo di FI sia molto più forte e convincente dei candidati schierati, in alcuni casi – per rimanere a casa nostra – imposti dall’alto tra mille malumori. Il tris di donne calato nell’uninominale a Messina e a Barcellona Pozzo di Gotto ha infatti fatto storcere il naso a tanti dentro il partito e – secondo indiscrezioni – contro Matilde Siracusano, Urania Papatheu e Maria Tindara Gullo si covano vendette da mettere in atto dentro la cabina elettorale. In questo clima di ostilità interna, la loro unica arma di difesa – suggerita da Berlusconi in persona – è quella di invitare gli elettori a mettere un segno sul simbolo di Forza Italia a prescindere dal loro nome. Così facendo, il voto verrebbe comunque contemporaneamente attribuito alla lista per il proporzionale e al candidato di coalizione per l’uninominale.

Situazione diametralmente opposta in casa Pd. Il partito democratico deve fare i conti con i delusi degli ultimi cinque anni di Governo a guida centrosinistra; con il tonfo di Renzi dopo l’esito del referendum costituzionale; e con il consenso in calo della formazione piddina, che secondo i sondaggi si trova costretta ad inseguire Movimento Cinque Stelle e Forza Italia. La strategia adottata dagli aspiranti parlamentari messinesi schierati dal Pd è dunque quella di promuovere soprattutto la propria persona più che il simbolo, sponsorizzando in particolar modo competenze e curriculum politico e professionale. Così stanno facendo soprattutto i due candidati all’uninominale Pietro Navarra, ex rettore e professore di economia con cattedre all’estero, e Fabio D’Amore, medico gastroenterologo con la passione per la politica e numerose esperienze di carattere politico ed istituzionale alle spalle. Il loro obiettivo è probabilmente quello di convincere gli elettori che sono le persone il valore aggiunto all’interno delle singole compagini politiche. Anche barrando solo il nome del candidato all’uninominale il risultato non cambia: il voto andrà al candidato nel calcolo maggioritario e alla coalizione di riferimento nella ripartizione dei seggi con metodo proporzionale.

Si trova in una via di mezzo tra le due situazioni appena descritte il Movimento Cinque Stelle. I candidati pentastellati sono perfettamente coscienti di poter far leva sul simbolo, che secondo i sondaggi viaggia col vento in poppa, ma nonostante questo hanno dimostrato in questa campagna elettorale di voler mettere in campo la loro storia personale e far conoscere ai cittadini le battaglie combattute in anni di attivismo dentro il movimento. Se i candidati all’uninominale di Messina e Barcellona Pozzo di Gotto, Francesco D’Uva e Alessio Villarosa si ripresentano agli elettori mostrando il resoconto di quanto fatto in cinque anni di Parlamento, la neofita Grazia D’Angelo, professione avvocato, vuole dimostrare di essere all’altezza del ruolo di parlamentare sia per le sue competenze giuridiche sia per il percorso di crescita politica all’interno del movimento. Insomma, per i cinque stelle il simbolo conta, ma contano anche le singole peculiarità.

Puntano sia sul curriculum personale che sulle battaglie in difesa dei valori della sinistra anche i candidati di Liberi e Uguali. In campo nei collegi all’uninominale troviamo Gabriele Siracusano, candidato alla Camera dei deputati nel Collegio di Messina, Gaetano Tirrito, candidato al Senato, e Francesca Pietropaolo. Tutti loro credono molto nel simbolo e nel ruolo di Liberi e Uguali nella vita politica del Paese, ma ognuno di loro è sceso in campo chiedendo fiducia anche alla luce del loro percorso politico e personale .

“Nome o simbolo” sembra essere il dilemma di questa campagna elettorale per le elezioni politiche del 4 marzo.

Danila La Torre

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