104 contro 140, la guerra legale del ponte al Tribunale di Roma

104 contro 140, la guerra legale del ponte al Tribunale di Roma

Marco Olivieri

104 contro 140, la guerra legale del ponte al Tribunale di Roma

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sabato 21 Settembre 2024 - 08:30

L'udienza è stata fissata il 27 settembre. Ecco le due posizioni contrapposte

104 cittadini contro 140 cittadini. La “guerra” del ponte sullo Stretto e la prima udienza al Tribunale di Roma sarà il 27 settembre con la cosiddetta “class action”. Da una parte 104 cittadini che hanno dato incarico ai legali per presentare un’azione inibitoria collettiva contro la Stretto di Messina Spa. A darne notizia sono stati gli avvocati Aurora Notarianni, Giuseppe Vitarelli, Maria Grazia Fedele e Antonino De Luca che fanno parte del collegio di difesa. “Si è compiuto il primo passo – sottolineano – affinché, con questo nostro ricorso, si possa ottenere la cessazione da parte della società Stretto di Messina, di ogni atto o comportamento pregiudizievole dei diritti e degli interessi collettivi diffusi e giuridicamente protetti”. Dall’altra, “l’intervento volontario a sostegno della società Stretto di Messina, proposto da 140 cittadini a favore del Ponte sullo Stretto e delle opere connesse”, con gli avvocati Fernando Rizzo (anche consulente giuridico della sottosegretaria Siracusano), Andrea Vadalà e Gianni Toscano.

Se ne occuperà l’XVII sezione del Tribunale ordinario di Roma – Sezione Imprese.

“Il ponte non è fattibile sul piano ambientale, strutturale ed economico”

Con l’azione contro il ponte si punta a chiedere al giudice di “accertare la responsabilità della società e il danno ingiusto causato proseguendo nell’attività per la realizzazione dell’opera nonostante il ponte sullo Stretto di Messina – si legge in una nota dei ricorrenti – non abbia alcun reale interesse strategico e non sia fattibile sotto i profili ambientali, strutturali ed economici”.

Attraverso la class action, i cittadini sostengono che il cosiddetto decreto Ponte sia “costituzionalmente illegittimo e contrario alla normativa europea e in conseguenza denunziano l’illegittimità dell’operato della società guidata da Pietro Ciucci, per violazione di numerose norme interne ed eurounitarie, oltre che internazionali”. Nel ricorso sono indicate le norme violate, gli interessi sovraindividuali da tutelare ed anche il pregiudizio, sulle sfere giuridiche individuali e collettive, di natura patrimoniale e non patrimoniale causato.

“I 104 privati cittadini che hanno intrapreso questa azione – sostengono i promotori – vivono e amano le due sponde dello Stretto di Messina e hanno un interesse comune alla tutela del paesaggio, del patrimonio storico e archeologico, dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi ed intendono porre in essere ogni attività necessaria a preservare il territorio, la qualità della vita, la salute e il benessere anche nell’interesse delle future generazioni”.

“Vogliamo la cessazione di ogni attività a danno della collettività”

Il collegio di difesa precisa: “Questo ricorso mira ad accertare e dichiarare ammissibile e fondata l’azione inibitoria collettiva proposta. Vogliamo, così, ottenere la cessazione immediata, da parte della società Stretto di Messina, di ogni atto o comportamento pregiudizievole dei diritti e degli interessi collettivi e diffusi e giuridicamente protetti, di ogni attività tendente all’approvazione del progetto definitivo ed esecutivo, di ogni comportamento relativo al riavvio dell’attività di progettazione dell’opera. E, per l’effetto, ordinare la cessazione immediata di ogni attività negoziale, della stipula di atti aggiuntivi, unilaterali e contrattuali, onerosi e non e di ogni deliberazione del CdA”.

Si chiede pure la soppressione “di ogni atto o documento prodotto nel procedimento innanzi alla Commissione Via-Vas (Valutazione impatto ambientale e Valutazione ambientale strategica, n.d.r.) e alla Conferenza dei servizi. E di ordinare la cessazione di ogni attività connessa e conseguente idonea a reiterare la condotta danno degli interessi collettivi e meritevoli di tutela. E si chiede di vietarne la reiterazione”.

I 140 cittadini a favore del ponte: “Darà pari condizioni e dignità ai cittadini meridionali”

A sua volta, dall’avvocato Fernando Rizzo riceviamo il documento che si oppone alla posizione anti ponte: “Nel mese di giugno 2024, i media locali hanno dato grande risalto a quella che è stata denominata (impropriamente) una “class action”, promossa da 104 cittadini contro la società Stretto di Messina S.p.A innanzi al Tribunale delle imprese di Roma e finalizzata a far ordinare a quest’ultima la cessazione immediata degli atti e  comportamenti relativi al riavvio della attività di progettazione del Ponte sullo Stretto”.

“Nella giornata del 16 settembre, su mandato di 140 cittadini, in prevalenza residenti nei comuni di Messina e Reggio Calabria, gli avv.ti Fernando Rizzo, Andrea Vadalà e Gianni Toscano, hanno depositato un intervento volontario per contrastare questa iniziativa giudiziaria fondata su argomentazioni e motivi che questo Studio ha ritenuto inammissibili, per svariati profili processuali, oltre che infondati nel merito”.

E ancora: “In ordine alla inammissibilità – tra le altre -, è stato rilevato che la società concessionaria, evocata in giudizio quale gestore di pubblico servizio, non gestisce in atto alcun servizio pubblico in assenza della realizzazione dell’opera; oltre al fatto che le procedure di rilascio delle valutazioni e autorizzazioni ambientali sono ancora in itinere e, pertanto, la pendenza delle istruttorie impedirebbe al Tribunale civile di adottare qualunque decisione prima che le commissioni competenti si pronuncino. Inoltre, manca ancora la valutazione definitiva del Cipess che dovrà concludere l’iter di approvazione del progetto definitivo esitato da Stretto di Messina S.p.A e dalle Commissioni ministeriali”.

Proseguono i legali Fernando Rizzo e Andrea Vadalà: “Nel merito e in particolare, si è evidenziato che il ponte sullo Stretto, al contrario di quanto sostenuto dalle controparti, non solo non determinerà, studi alla mano, gli asseriti pregiudizi ai diritti fondamentali dell’ordinamento, ma costituirà piena attuazione dei principi costituzionali sanciti dagli artt. 3, 4, 32, 35 e 119 Costituzionali. Ovvero: pari condizioni e dignità dei cittadini meridionali allo sviluppo economico, alla coesione sociale, alla mobilità sostenibile, alla riduzione dei costi di trasporto per merci e passeggeri, alla tutela della salute pubblica pregiudicata dalle emissioni di gas nocivi e climalteranti. Nonché attuazione dei principi eurocomunitari dei trattati della Ue e dei Regolamenti in materia di trasporti sostenibili, attraverso corridoi europei tesi ad eliminare gli svantaggi dell’insularità e l’emigrazione di cittadini ed imprese”.

“Vale la pena anche sottolineare che l’iniziativa giudiziaria ha una connotazione trasversale annoverando tra gli intervenuti rappresentanti dei settori produttivi, sindacali, operai, liberi professionisti, docenti universitari, dirigenti, impiegati etc. a testimonianza della volontà di ricercare prospettive future certe nella loro terra. A prescindere dalle ragioni di inammissibilità e/o infondatezza del ricorso, l’intervento volontario intende, pertanto, dimostrare l’interesse di siciliani e calabresi alla realizzazione di un’opera strategica che determinerà le condizioni per superare l’attuale emarginazione e il depauperamento del territorio”, concludono gli avvocati.

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2 commenti

  1. Bastava fare un semplice referendum vista la grandezza dell’opera e tutto ciò che comporterà. Questa imposizione che a tutti i costi bisogna fare il ponte mi sembra un capriccio di un bambino o un favore per gli amici…

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  2. Marcella Millimaggi 21 Settembre 2024 12:52

    Da circa venti anni, poco più o poco meno, la società ponte dello stretto gestisce stipendi nel senso che eroga emolumenti a impiegati a tempo indeterminato esattamente come i lavori per la realizzazione, solo ci si domanda cosa questi impiegati abbiano prodotto.

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