Il dottor Carmelo Ursino era stato assolto in primo grado dall'accusa di non aver ricoverato un 40enne nel 2014
Processo d’appello da rifare per un medico del 118 di Messina, sotto processo con l’accusa di aver provocato la morte di un uomo di circa 40 anni nel 2014. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Appello di Messina, che lo aveva condannato, ed ha inviato gli atti ai giudici di secondo grado di Reggio Calabria perché “correggano” quel verdetto.
Il dottor Carmelo Ursino, difeso dall’avvocato Alfonso Polto, era stato assolto in primo grado, nel febbraio 2020, poi però l’Appello aveva deciso la condanna. Davanti la Suprema Corte, ieri, il Procuratore Generale ha chiesto l’annullamento della condanna, e il difensore ha sottolineato l’assenza di una vera motivazione che giustificasse il cambiamento di verdetto, rispetto alla prima sentenza di assoluzione.
Durante il primo processo era infatti emerso che il camice bianco, arrivato sotto casa del paziente, non era riuscito a convincerlo, malgrado l’insistenza, a farsi trasportare all’ospedale più vicino. L’uomo è poi morto all’alba, d’infarto.
Gli altri componenti dell’equipaggio dell’ambulanza che quella notte, proprio su richiesta del paziente, si erano recati a casa di Massimo Accolla, hanno testimoniato che l’uomo lamentava di aver avvertito forti dolori al petto ed alla spalla. Il personale sanitario lo aveva visitato, inviandolo a farsi trasportare in ospedale, prospettandogli le conseguenze del suo stato.
Ma Accolla si era rifiutato e al medico non era rimasto altro che prescrivergli del Valium. Alle 6.15 della mattina ha esalato il suo ultimo respiro. Era il 2 febbraio di 7 anni fa.