Le ordinanze, firmate dal Gip Maria Teresa Arena, sono scattate questa mattina all’alba. Oltre ai sequestri di beni per oltre 250mila euro, i finanzieri hanno eseguito diverse perquisizioni. Durante una di queste, Giovanni Lucchese, 35enne messinese, è stato arrestato in flagranza poiché ritrovato con 50 grammi di hashish ed un bilancino di precisione. LE FOTO DEGLI ARRESTATI
Gestivano il traffico di cocaina dalla Colombia all’Italia, passando per le più importanti piazze di spaccio del Nord, del Centro e del Sud del Paese. Erano perfettamente organizzati tra chi gestiva, chi viaggiava dall’Europa all’America del Sud, chi fungeva da corriere e chi metteva i soldi per comprare la droga. E’ vastissima l’Operazione Holiday, targata dalle Fiamme Gialle di Messina, che in poco meno di un anno di indagini è riuscita a sgominare un’associazione di ben 14 persone che curavano il passaggio internazionale di cocaina tra Colombia e Italia.
Operazione “Holiday”, proprio perché era così che il messinese Angelo Gangemi chiamava le sue “vacanze” all’estero, a Panama, Colombia, Santo Domingo, quando parlava per telefono con gli altri membri e, principalmente, con il suo “capo”, Giuseppe Bellinghieri detto “Pippo”. Anche lui messinese, Bellinghieri viveva da tempo a Milano, conosciutissimo nell’ambiente, dove gestiva e coordinava sia Gangemi che l’intera organizzazione.
L’indagine condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tribunaria è scattata nel 2013 quando, durante un controllo di altra natura, vengono scoperti degli strumenti per tagliare droga finissima. Da lì, per un anno intero, Gangemi, Bellinghieri e tutti gli altri “affiliati” sono stati tenuti costantemente sotto controllo, intercettati e pedinati in ogni spostamento. I finanzieri sono riusciti a ricostruire il modus operandi dell’intera associazione, i ruoli giocati da ognuno di loro, i modi e i mezzi con cui avvenivano i contatti con i cartelli colombiani.
Al centro di tutto spicca la figura di Gangemi, colui che viaggiava, arrivava in Colombia, sceglieva la droga, la pagava tramite Money transfer e carte anonime prepagate, identificava i corrieri e li teneva sotto controllo. Una volta in Italia, l’iter seguito era quello delle principali piazze di spaccio del Nord (Bergamo, Milano, Lodi e Aosta), del Centro (Roma e Ostia) e del Sud (Messina, Catania). In particolare, per ogni zona vi erano dei punti di riferimento che provvedevano a smistare la roba nel migliore dei modi. Nella Capitale, il contatto di Bellinghieri era il boss Carmine Fasciani, mentre a Catania era Gangemi ad avere rapporti stretti con il giarrese Vincenzo Torrisi, nipote di Nitto Santapaola.
Il 7 luglio 2013, però, avvenne il “fattaccio”. Angelo Gangemi aveva predisposto tutto: 6 kg di cloridrato di cocaina, due corrieri, due “osservatori”, il volo dall’aeroporto di Bogotà fino in Spagna e poi da lì in Italia. Era tutto organizzato. I due corrieri milanesi avevano già nascosto la droga nei loro trolley, pronti ad imbarcarsi, quando le autorità colombiane, “fiutando” diverse anomalie, fecero scattare il blitz. La droga fu trovata e sequestrata. Il carico di Gangemi andò perduto, così come il guadagno. Se fosse arrivato in Italia, infatti, avrebbe fruttato almeno 500mila euro. I finanzieri di Messina erano già pronti ad intervenire in Spagna, una volta che i corrieri fossero scesi. Invece il blitz è scattato direttamente in Colombia e le Fiamme Gialle hanno seguito “in diretta” l’arresto dei due corrieri. Da allora, le chiamate tra Gangemi e Bellinghieri si fecero sempre più tese. I milanesi non credevano alla versione dell’arresto, si sentivano truffati, pensavano che la droga non fosse stata sequestrata ma “fatta sparire” da qualcuno dell’organizzazione. Pian paino gli animi iniziarono a calmarsi, ma ormai il cerchio era chiuso e le indagini quasi concluse.
Dall'inchiesta, coordinate dai Sostituti Procuratori Sebastiano Ardita e Fabrizio Monaco, venne fuori che Bellinghieri aveva anche trovato il modo di “smistare” il denaro che guadagnava dal traffico di droga, utilizzandolo per concedere prestiti senza averne l’autorizzazione. Per questo, per lui l’accusa è anche di esercizio abusivo della professione. Le ordinanze, firmate dal Gip Maria Teresa Arena, sono scattate questa mattina all’alba. Oltre ai sequestri di beni per oltre 250mila euro, i finanzieri hanno eseguito diverse perquisizioni. Durante una di queste, Giovanni Lucchese, 35enne messinese, è stato arrestato in flagranza poiché ritrovato con 50 grammi di hashish ed un bilancino di precisione. (Veronica Crocitti)
Nomi di tutti gli arrestati: Giuseppe Bellinghieri, 75 anni, nato a Messina ma residente a Milano; Angelo Gangemi, 50 anni, nato a Messina (Saponara); Natale Aiello, 60 anni, nato a Messina ma residente a Cremona (Palazzo Pignano); Leonardo Di Lella, 57 anni, nato nel Foggiano ma residente a Sesto San Giovanni (Milano); Salvatore Senia, 53 anni, nato a Trapani (San Rocco al Porto) ma residente a Lodi; Vincenzo Torrisi, 55 anni, nato a Giarre; Franco Proietto, 64 anni, nato a Santa Maria di Nicodia ma residente a Milano; Mario Morgante, 29 anni, nato a Messina (ai domiciliari); Marco La Torre, 30 anni, nato Messina (finito ai domiciliari ma attualmente ristretto al Carcere Ucciardone di Palermo); Vittorio Ghezzi, 45 anni, nato a Monza ma residente a Sesto san Giovanni (Milano); Oronzo Tornese, 70 anni, nato a Lecce ma residente ad Aosta.
SE SARANNO CONDANNATI IN CASSAZIONE QUANTI ANNI GLI DARANNO?
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