Luciano Galletta è morto a 28 anni il 9 ottobre del 2019, in un incidente stradale in via Catania. L'appello della madre Pina Irrera
“Ancora oggi, dopo 19 mesi, è come se lo vedessi rientrare a casa ogni sera a fine lavoro, sempre allo stesso orario. Ma lui non c’è. Io chiedo verità. Verità e giustizia. Invece c’è silenzio da un anno e mezzo”.
Pina Irrera ha letto l’ultimo messaggio del figlio a mezzanotte e sedici minuti del 9 ottobre 2019: “Mamma sto tornando. Mi prepari qualcosa da mangiare?”. Luciano Galletta aveva 28 anni, era diplomato e voleva fare l’informatico, ma nel frattempo, da grande lavoratore e per dare una mano in famiglia, la sera portava le pizze a domicilio. A fine turno trovava mamma Pina ad aspettarlo, a volte rientrava anche con gli amici “gli facevo trovare panini, o le patatine, il pan di Spagna….Era un piacere vederlo mangiare, non mi tiravo mai indietro. anche alle due del mattino il tempo per preparargli il pan di spagna lo trovavo”.
L’incidente
Invece quella sera Lucio, come lo chiamavano tutti, a casa non è più rientrato. Il suo scooter è andato a finire contro la parte posteriore di un mezzo della Messina servizi Bene comune, parcheggiato accanto allo spartitraffico nella parte sinistra della carreggiata, in via Catania, davanti al Gran Camposanto, mentre vicino erano gli operai impegnati nei lavori di pulizia. Luciano aveva appena superato un’auto e si è trovato davanti il mezzo.
19 mesi di silenzio
“Per me il silenzio sull’indagine è come vederlo morire ogni giorno- spiega Pina Irrera-Questi 19 mesi sono stati il calvario e lo è ancora di più leggere notizie su come per altri tragici incidenti stradali le inchieste vadano avanti e ci siano anche i processi. Io per Luciano chiedo verità e giustizia e non avrò pace fin quando non avrò risposte. Finora tutto è andato in modo inspiegabilmente lento.
13 mesi per seppellirlo
“Pensi che il corpo di mio figlio è rimasto a disposizione della magistratura nel deposito del cimitero per 3 mesi. Poi per avere l’esito dell’autopsia abbiamo dovuto attendere 13 mesi. Si rende conto? L’autorizzazione per poter seppellire mio figlio è arrivata dopo 13 mesi. Pensi che hanno fatto l’alcol test per sapere se aveva bevuto o se era drogato, ovviamente non era né l’uno né l’altro e noi lo abbiamo saputo dopo 11 mesi. Nel frattempo andavo al deposito, in piena era covid e c’erano file di bare. E’ stato terribile, mi è stato tolto anche il diritto di piangere mio figlio come era giusto”.
Chiedo verità e giustizia
I tempi secondo la signora Irrera sono stati troppo lenti, nel mezzo ci si è mezzo pure il covid che ha rallentato ogni passaggio e peraltro, durante il lockdown il cimitero è rimasto chiuso. Ma è sul fronte dell’accertamento della verità che Pina Irrera chiede giustizia, perché vuol sapere cosa è accaduto quella notte e se la presenza degli operai e del mezzo di Messina servizi bene comune, fosse stata adeguatamente segnalata con birilli o transenne (che però non sono stati trovati sul posto, peraltro scarsamente illuminato).
“Non c’erano segnalazioni”
“Mio figlio ha diritto alla verità. Niente me lo riporterà ma io ho diritto di sapere se c’erano transenne, se c’erano segnalazioni. Dalle foto dell’incidente si vede che non ci sono. Tutti i testimoni interrogati hanno detto che in quel tratto non c’erano segnalazioni e c’era poca luce. C’è chi dice che sono stati rubati dopo. Ma io mi chiedo: chi ruba le transenne dopo un incidente stradale? E a quale scopo? Nessuno si è fatto vivo con noi al funerale, nessuno di Messina servizi Bene comune. Anzi sì, ci hanno scritto con l’assicurazione perché volevano risarcito il danno al furgone…….Per non parlare del fatto che lo scooter di mio figlio è ancora sotto sequestro”.
Poca illuminazione
Le persone nell’auto che Luciano Galletta ha superato e hanno assistito all’incidente hanno testimoniato, così come un passante ed anche chi è transitato in via Catania, in quel tratto davanti al Gran Camposanto prima o dopo la tragedia.
L’appello al giudice: vi prego
“Io voglio sapere perché non si chiude l’inchiesta, perché ho dovuto aspettare più di un anno per seppellire mio figlio e piangerlo in una tomba e non in un deposito pieno di bare. Quel furgone non doveva essere lì e soprattutto doveva essere segnalata la presenza di un mezzo con operai al lavoro. Non si può morire a 28 anni così, senza giustizia. So che il giudice che sta esaminando il nostro caso è una donna, è una mamma e faccio appello al cuore di una madre. Senza la verità non ho pace, non dormo, non vivo”.
E’ riuscita a sapere qualcosa sull’indagine solo dopo aver cambiato avvocato. Adesso la signora Pina è seguita dagli avvocati Rosy Spitale e Nino Chiofalo, che hanno preso a cuore la morte di Luciano.
Quella voce, in estate
“Nel mese di luglio dell’anno scorso ero appisolata nella sdraio, e di fronte a me ho una foto di Luciano. Ho sentito nel sonno la sua voce che mi diceva di trovare un nuovo avvocato. Quella voce mi è rimasta nella testa per tre giorni. Poi ho deciso e adesso so che nella strada per la giustizia ho due avvocati che stanno mettendo il massimo impegno e professionalità, li sento vicini”.
“Ditemi cosa è successo”
Ma è alla giustizia che la signora si rivolge. Lei, che a 18 anni ha perso la prima figlia durante il parto, poi ha avuto due bambini, ed ha visto morire a 28 anni Luciano. E lo vede morire ogni giorno che passa perché sull’accaduto di quella notte non c’è luce. Anzi, se si transita adesso la pubblica illuminazione è stata sistemata, ma nell’ottobre 2019 la situazione era diverse. “Mio figlio si è trovato davanti quel furgone. Luciano era rigoroso, stava attentissimo. Pensi che se scendeva dallo scooter per salire su un’auto restava con il casco in testa perché non se ne accorgeva…..Non ha mai avuto una multa. Mai. Io so che mio figlio non tornerà più. Ma alla giustizia ed alla verità ha diritto.”