20 foto di città diverse. 20 foto capaci di “Abitare il silenzio”. La mostra fotografica di Dino Mondello, esposta al Panama Bistrot dal 4 al 25 ottobre, dalle ore 18,30
“La fotografia è una storia d’amore con la vita” scriveva Burk Uzzle. Una foto può catturare la realtà, può rendere eterno il momento, mostrando non solo quello che appare, ma quello che fa sentire, rivelandone aspetti, sensazioni e sfaccettature che prima non eravamo in grado di notare.
Questo è quello che fa la mostra fotografica di Dino Mondello, “Abitare il silenzio” esposta al Panama Bistrot dal 4 al 25 ottobre, dalle ore 18,30.
20 foto che ripercorrono un viaggio, che parte da Vienna, dove un gigantesco coniglio rosa si impone davanti agli eleganti e perfetti edifici storici; e poi passa per Parigi insieme ad una felice bimba in mezzo alla nebbia d’acqua, per Amsterdam in una sala d’attesa; ancora a Madrid con due bambini mano nella mano in un museo; a Milano e Roma, con le loro figure solitarie; nell’immenso giardino fiorito di Verona; nel mare di Rimini o della nostra Sicilia.
Foto di silenzi, di incomunicabilità, di solitudini, ma anche di incontri, di sguardi, di sorrisi. Luoghi diversi tutti centro focale di vita, e della complessità del vivere, luoghi a noi per nulla estranei, ma che mai abbiamo visto in questo modo. Narrazioni di bellezza.
Per questo è impossibile abbassare lo sguardo dalle immagini di Mondello, ogni nuovo incontro con le sue foto rievoca emozioni passate, fa scorgere dettagli inaspettati, rivela storie nascoste tra i giochi di luce. È poesia, è racconto, è creazione, che rapisce, porta con sè tra le sue strade e toglie il fiato.
Ne abbiamo parlato proprio con Mondello.
L’intervista
Come nasce l’idea di “Abitare il silenzio”?
Il progetto “Abitare il silenzio” nasce grazie all’insistenza di Alessandra Lanza, titolare del Panama bistrot, nell’invitarmi a esporre alcune fotografie di città europee. Da lì parte il mio viaggio.
La città è la protagonista. Che valore hanno per lei i luoghi immortalati, così diversi tra loro ma tutti uguale palcoscenico per incontri, per vite vissute?
Il paesaggio urbano è al centro della mia ricerca fotografica. Nel progetto “Abitare il silenzio” la città rappresenta il luogo del racconto di storie di vita.
Come mai la scelta proprio di queste città?
La scelta è casuale. Sono città che ho incontrato per motivi di lavoro o turistici.
Luoghi diversi così come diversi sono i personaggi che li abitano. Soli o in coppia, bambini o adulti. Chi sono per lei?
Luoghi e personaggi sono protagonisti della narrazione della complessità del vivere dentro gli spazi delle città dove tutto sembra parlare un linguaggio diverso per ognuno.
Che impatto ha avuto il Covid sulla sua attività creativa? Lo raccontano le sue fotografie, con i loro sguardi e i loro silenzi?
Le fotografie sono precedenti al periodo Covid. A causa della mia attività professionale principale quella creativa è stata fortemente compromessa durante il periodo Covid.
Questo viaggio attraverso istantanee di 20 luoghi diversi è anche un viaggio interiore? Dentro ciascuno di noi?
Si certamente. Ogni opera creativa contiene sempre qualcosa di interiore e, come Marietta Salvo dice citando Pessoa nella sua presentazione della mostra, “…E’ in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo. La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo…”
Fotografia deriva dal greco φῶς, φωτός, luce e γραϕία, grafia, è, dunque, “scrivere con la luce”. La fotografia rende eterno l’istante, cattura la realtà in una trasposizione che può falsarla, ma a volte la rivela più autenticamente. Lei perché fotografa?
Per conoscere – il mondo e me stesso – e narrare.
La sua mostra è un elogio alla bellezza, la bellezza quotidiana, la bellezza dei dettagli che ci circondano, e neanche consideriamo. La bellezza può, quindi, secondo lei, salvare il mondo?
La bellezza ci riconcilia con il mondo.