Servono prevenzione e un'adeguata informazione a Messina
Foto di Matteo Arrigo
MESSINA – Giampilieri tredici anni dopo. La soluzione nell’immediato è la prevenzione, educando ogni cittadino a sapere cosa fare in caso d’emergenza. Tutto il resto è noia. Sembra un’ovvietà ma non lo è. Il rito dei discorsi che si susseguono, anno dopo anno, se non viene accompagnato da un’operazione di quotidiana sensibilizzazione, rischia di rendere sterile il ricordo di Giampilieri. Il tutto da associare a un lavoro ordinario e straordinario di messa in sicurezza.
Giampilieri tredici anni dopo
La ricorrenza dell’1 ottobre 2009 deve essere l’occasione per riflettere. Per sollecitare le istituzioni, in un contesto nazionale e internazionale di emergenza clima, a far sì che prevenzione ed educazione diventino centrali nel dibattito. In attesa che si dia attuazione a tutti gli interventi strutturali necessari, da fare in fretta, sia chiaro, in una città come Messina, a rischio idrogeologico e sismico, non possiamo perdere tempo. Non ce lo possiamo permettere.
Per chi ha perso familiari e amici, Giampilieri è una ferita impossibile da rimarginare. La ferita di una città, di una regione, di un Paese. Ma stiamo facendo tutto il possibile per attivare la prevenzione? A volte si ha la sensazione di rimuovere, altrimenti l’ansia sarebbe insopportabile, la consapevolezza di vivere in un territorio che, da un momento all’altro, può trasformarsi in una polveriera.
Dal porto di Tremestieri fine lavori mai alla presenza invadente dei Tir in città e ai danni da pioggia, alcuni nodi strutturali rimangono intatti. E il cambiamento del clima incombe e rende necessaria una maggiore sinergia tra istituzioni in questo ambito. Non possiamo aspettare i sempre più frequenti eventi avversi. Gli interventi regionali sono fondamentali, come la sistemazione dei torrenti, ma nell’immediato viviamo la necessità di fronteggiare le possibili emergenze quotidiane. E ci vorrà una mole di finanziamenti, nel tempo, per mettere davvero in sicurezza il territorio.
Educare noi cittadini a sapere cosa fare in caso d’emergenza
Nel frattempo, che fare, se non potenziare la prevenzione? Dato che il numero di possibili disastri, come dimostra ciò che è avvenuto nelle Marche, rischia di moltiplicarsi, occorre agire sull’educazione della cittadinanza. Un tema su cui, come testata, intendiamo aprire un confronto con amministrazione comunale e deputazione regionale e nazionale.
Piano di protezione civile aggiornato, più sistemi di allerta (dal banale passaparola ai supporti tecnologici e gli annunci nei media), conoscenza da parte dei cittadini sui comportamenti da attuare in caso d’emergenza: serve tutto. Istituzioni e popolazione devono stringere un’alleanza virtuosa per attenuare i pur notevoli pericoli. Gli stessi amministratori devono potenziare gli strumenti adatti per veicolare le informazioni: educazione degli amministratori e della popolazione vanno di pari passo.
Educazione e prevenzione nel qui e ora
L’educazione al rischio è una necessità che può essere realizzata nel qui e ora. Non è più rinviabile.
I luoghi dove ripararsi in caso di bomba d’acqua o terremoto, i comportamenti da attuare: tutto questo deve essere trasmesso nel modo più chiaro possibile. E deve diventare patrimonio di ogni persona di questo disastrato territorio. Qui e ora.