Stabile il numero dei lettori ma in tempi di lockdown la lettura resta fondamentale
In tempi di pandemia per molte persone, adulti e ragazzi, le settimane trascorse a casa sono impegnate anche con la lettura – dichiara il prof. Guido Leone già Dirigente tecnico USR Calabria attività spesso trascurata in periodi normali a causa di ritmi quotidiani sempre più incalzanti. Restando a casa e adattandosi a uno stile di vita meno frenetico, anche i Calabresi si spera abbiano riscoperto il valore di un buon libro riordinando le proprie librerie o concentrandosi su letture da sempre rimandate e destinate alle pause serali.
L’Italia non legge
La Giornata mondiale del Libro è senz’altro il momento più adatto per affermare l’importanza della lettura, nella contingenza e in generale, in funzione della crescita e lo sviluppo delle capacità intellettive umane.
Quando ci interroghiamo su cosa possa fare originare lo scatto d’orgoglio che manca oggi a questo nostro Paese, immaginiamo le risposte più varie, le più disparate, tranne una, la più distante dal pensiero dominante: studiare e leggere. Studiare tutti e leggere tutti. Dal più anziano al più giovane. Dal Nord al Sud. Purtroppo, per tradizione, l’Italia è un paese dove si legge poco e finiamo in fondo alla classifica.
Mezzogiorno ultimo
Secondo i dati EUROSTAT, il nostro Paese ha la percentuale di lettori abituali, ovvero di persone che citano la lettura tra le loro principali attività giornaliere, pari all’8,5 per cento (sest’ultimi, davanti a Serbia, Belgio, Austria, Romania e Francia). Il principale ostacolo all’allargamento del mercato dei libri e dei quotidiani deriva dalle scadenti competenze alfabetiche degli italiani, ovvero di quell’ insieme di strumenti che consentono capacità autonome di lettura, comprensione e interpretazione di un testo. Nel frattempo , il nostro Mezzogiorno si allontana sempre
di più dal resto del Paese.
I ritardi del sud
E non avrà mai un futuro fin quando la sua scuola non sarà in grado di generare coorti di diplomati che sappiano leggere, fare di conto e avere
rudimenti di scienza almeno al pari di quanto avviene nelle altre scuole italiane. Da quando esistono rilevazioni obiettive sulla qualità dell’istruzione, il Sud accumula ritardi su ritardi, senza che il problema venga considerato un’emergenza per il Paese nel suo complesso.
I punteggi del Sud e delle Isole sulle valutazioni delle competenze scolastiche sono mediamente del 15% più bassi che nel Nord (circa tre quarti della dispersione nei punteggi tra Paesi) e non ci sono indicazioni che il gap si sia ridotto da vent’anni a questa parte.
Le donne leggono di più
Al contrario, si è addirittura ampliato nel periodo più recente. È come se
la scuola al Sud durasse un anno in meno che altrove. Ma quanti sono gli italiani che leggono? Secondo le ultime rilevazioni ISTAT, pubblicate nel gennaio scorso, i lettori italiani sono ancora in calo , passati dal 44,1% della popolazione di 6 anni e più del 2006 al 40% nel 2019. La quota più alta di lettori continua a essere quella dei giovani: 54,1% tra i 15 e i 17 anni, e 56,6% tra gli 11 e i 14 anni. Tra uomini e donne continua a persistere un
divario rilevante. Nel 2019 la percentuale delle lettrici è del 44,3% e quella dei lettori è al 35,5%.
Il primato del nord
In assoluto, il pubblico più affezionato alla lettura è, dunque, rappresentato
dalle ragazze tra gli 11 e i 19 anni (oltre il 60% ha letto almeno un libro nell’anno). Dal report arrivano altre conferme come il fatto che la lettura è legata al titolo di studio e le differenze territoriali, che configurano una vera e propria «questione meridionale» che prima o poi andrà affrontata anche a livello istituzionale. I residenti nelle regioni del Nord mantengono il primato in termini di abitudine alla lettura (dal 47,6% al 48,1%).Quota che scende al 26,9% al Sud. Quale la situazione nella nostra Regione?
Calabria ultima
Ultimo posto nella classifica delle regioni la Calabria col 25,6% (26,1% nel2018) di lettori che ha letto in un anno almeno un libro, con una media italiana del 40%. La Calabria è prima regione italiana ad avere la percentuale più bassa di famiglie che non ha libri in casa, il 17% ne possiede da uno a dieci, il 15% da undici a venticinque, il 4,5% più di quattrocento. Anche questo dato è praticamente costante da quasi un ventennio. Di fronte a questa evidenza, si pone il tema di garantire un’offerta pubblica adeguata, in questo caso a partire dalle biblioteche.
Niente biblioteche
Secondo le statistiche dell’ ICCU (Istituto centrale catalogo unico biblioteche) in Italia il numero delle biblioteche al 31 dicembre 2020 ammonta a 11.934. 334 sono in Calabria, di cui 54 a Catanzaro,170 a Cosenza, 16 a Crotone,0 a Vibo Valentia e 64 a Reggio . Purtroppo esiste anche un “Sud delle biblioteche”. Più si scende, più la situazione peggiora. Basti pensare che il 51,4% delle biblioteche è al nord, il 20,6% al centro e il 28% al Sud, e oltre la metà delle istituzioni del Mezzogiorno, dice l’Istat, ha un patrimonio librario inferiore ai 5mila volumi.
Imparare a leggere
E’ necessario , dunque, allargare il mercato e i consumi culturali se vogliamo che il libro sopravviva e cresca nelle biblioteche, nelle librerie e nelle case degli italiani. L’obiettivo è capire come si impara a leggere e come il nostro sistema scolastico soprattutto nelle fasi iniziali, riesca a produrre lettori. Va sottolineato, infine, che il recente rapporto annuale dell’ ISTAT sulla condizione generale del Paese nel 2020 ha evidenziato come il lockdown ha avuto un impatto molto rilevante sulla lettura.
Le “risorse” del lockdown
In una giornata della Fase 1, la lettura emerge come una di quelle attività alle quali si è riusciti a dedicare più tempo durante il lockdown, sia online (46,7 per cento) sia su carta (39,8 per cento. I prossimi rapporti ci diranno in che misura i predetti dati risulteranno stabili o in crescita avendo nel contempo l’occasione di rendere prezioso questo periodo pur difficile ricorrendo a un buon libro che, comunque, resta una finestra che si apre sul mondo