Il suo nome era Ayrton e il pilota lo sapeva fare davvero. E’ passato un quarto di secolo da quel tragico incidente ad Imola in cui perse la vita il brasiliano, uno dei più amati piloti della Formula Uno di quel periodo.
Erano le ore 14.17 quando la sua Williams FW16 colpisce in massima accelerazione, il muro della curva del Tamburello. Un evento drammatico che cambiò il mondo delle corse automobilistiche, ampliando la questione sicurezza, tematica a Senna, sempre a cuore.
A 25 anni di distanza dalla morte del brasiliano, resta ancora qualche zona grigia del come, un incidente simile, possa essere successo. Come non dimentcare le urla durante il Gran Premio del Brasile del 1991, da lui vinto, sotto il diluvio e con il cambio bloccato.
Il dualismo con Prost, amico e allo stesso tempo rivale,salutato dallo stesso Senna via radio a Imola nel nel warm up prima del gp maledetto: “Un buongiorno al mio amico Alain, mi manchi Alain”, come una sorta di presagio di un qualcosa che da lì a poche ore dopo doveva succedere.
Da quel tragico 1 maggio 1994 ad Imola, la vita dei brasiliani cambiò, il mondo della F1 cambiò, aumentando le regole in materia di sicurezza. Fu proprio il brasiliano, in modo inconsapevole, a dar ai piloti la possibilità di sopravvivere a incidenti peggiori del suo.