Quando Messina fermerà il costante svuotamento e si aprirà al mondo, con progetti economici seri, nessuno parlerà più di isole pedonali e piste ciclabili
di Marco Olivieri
MESSINA – Facile a dirsi. Molto più difficile attuare misure concrete con progetti immediati e a medio e lungo termine. Quando Messina fermerà il costante svuotamento, con circa duemila abitanti in meno all’anno, allora sarà la svolta. Quando si aprirà al mondo, con progetti economici seri, nessuno parlerà più di isole pedonali e piste ciclabili come capri espiatori di una crisi profondissima. E antica. Il commercio è in crisi come specchio ed emblema di una città che deve, senza più perdere tempo in guerre prive di senso tipo “isola pedonale sì o no”, ripensarsi davvero. Settembre 2024: rispetto al 2013, Messina perde, in base ai dati dell’Ufficio statistica del Comune e che si fermano al 31 dicembre 2023, 19.847 unità (-8,20%). Quasi ventimila abitanti. E andrebbe considerato chi mantiene la residenza ma di fatto studia e lavora fuori. E, gennaio 2025, gli abitanti risultano non più 222.150 ma 217.113. Insomma, l’emorragia non si ferma.
Tutto il resto è demagogia. Serve un’analisi seria sugli elementi su cui puntare per bloccare la fuga delle giovani generazioni e degli adulti messinesi. E, nello stesso tempo, occorre aprirsi al mondo e creare un sistema di servizi a supporto di chi intenda investire e trasferirsi qui.
A Messina 20mila abitanti in meno rispetto al 2013 e il pieno d’inattivi
Flop della spesa sociale nel Messinese, “ultimi in Sicilia”
La vocazione internazionale di Messina come città universitaria nel cuore del Mediterraneo; le aree artigianali dismesse; la Zes, zona economica speciale; il polo tecnologico innovativo I-hub; l’apertura al turismo internazionale; la formazione per il lavoro a ogni livello: serve tutto. E le realtà istituzionali, imprenditoriali e sindacali devono parlarsi e interagire con l’obiettivo dell’innovazione.
Accanto al problema lavoro il nodo strutturale del disagio sociale
Dalla manodopera specializzata ai laureati e ai lavoratori qualificati, Messina ha bisogno di una radicale ricostruzione. Fa impressione, ad esempio, quando si scopre che un’impresa, succede per la riparazione delle condotte idriche ma anche in altri casi, sia composta quasi del tutto da persone che provengono da fuori. L’altro nodo fondamentale è quello sociale. Lo abbiamo scritto tante volte: o Messina affronta l’enorme divario economico tra persone e il disagio sociale o affonda.
Dalla città alla provincia, il quadro non è meno roseo. Come rileva in uno studio la Cgil, “tra le 107 province italiane Messina si colloca al novantottesimo posto per spesa sociale pro-capite. Sulla base dei dati Istat, la spesa pro-capite, per interventi sociali nella città metropolitana di Messina, cresce ma meno della media e resta al di sotto della media nazionale. La nostra spesa sociale è di 62 euro pro-capite a fronte di una media nazionale di 142 euro. Noi siamo al 98esimo posto per spesa sociale tra le 107 province italiane e siamo ultimi in Sicilia, dove si registra una spesa media di 90 euro”.
Il disastro nel passaggio dal reddito di cittadinanza all’assegno d’inclusione, “il 39% privo di sostegno economico”
Ancora il report Cgil: “Con il passaggio dal Rdc (Reddito di cittadinanza) all’Adi (Assegno d’inclusione), il 39% di chi percepiva un sostegno al reddito adesso ne è rimasto privo (erano 54.641, sono 33.275). L’Adi, essendo una misura categoriale, penalizza chi non ha nel nucleo familiare un minore, un disabile o un anziano. Automaticamente è considerato occupabile. I cosiddetti occupabili poveri possono fare richiesta di Sfl (Supporto per la formazione e il lavoro), che è una misura di attivazione al lavoro che prevede un’indennità di 350 euro per la frequenza di un corso di formazione, un Puc (Progetto utile alla collettività) o Sc. Peccato che la Regione sia in forte ritardo sui corsi. Il risultato è che da settembre 2023 a giugno 2024 sono state pagate in media 2,3 mensilità”.
La miopia del governo nazionale e le potenzialità di Messina
Certo, complice la miopia del governo nazionale e anche regionale, e senza un progetto per il sud, ogni strada verso il riscatto è in salita. Ma Messina non avrà il destino segnato se saprà puntare su potenzialità che comunque esistono. In caso contrario, continueremo a parlare dell’isola pedonale come freno a uno sviluppo che, se c’è, non dipende certo dall’uso delle auto.
Caro direttore,questa è la materia su cui dovrebbe incentrare la sua attenzione, perché ai messinesi senza lavoro,senza soldi e senza alcuna prospettiva futura non interessa il ponte;non interessa i nuovi parcheggi, non interessano gli autobus e il tram che vanno meglio,e le tante altre buffonate proclamate e pubblicizzate come il buon governo di questa amministrazione; perché ste cose non danno da mangiare.
I messinesi vogliono risposte ai problemi veri,non chiacchiere spille e collane.
Se a Messina non c’è lavoro e se c’è non permette alle persone di vivere almeno nelle condizioni minime, cosa vi aspettate?
È normale che le persone specialmente i giovani ma anche i meno giovani cerchino fortuna fuori. È la mentalità che è sbagliata, non servono politiche o piani studiati, solo una buona mentalità del lavoro e la consapevolezza reale e concreta che i il futuro di Messina passa direttamente dalle nostre mani( lavoratori e datori di lavoro).
Egr. Olivieri, non so se Lei (per motivi anagrafici) seguiva già, nei primissimi anni ’70, le varie gestioni politiche amministrative cittadine. Quello che ricordo è che non c’è mai stata una politica che si interessasse di produrre un progetto, un indirizzo di sviluppo economico/sociale: si limitavano, solamente, alla gestione del quotidiano, di creare appalti compiacenti ai “soliti noti”, si autorizzava il sacco edilizio dei “palazzinari” (niente più bei palazzi, come era uso nei ’60, dai vari Palano, D’Andrea, Costa e pochi altri, veri imprenditori del cemento). Si pensava, con mentalità politica andreottiana, di creare serbatoi di voti sovraffollando l’impiego pubblico. Avendo perso i grandi imprenditori agrumari (per concorrenza dai Paesi emergenti), come pure personaggi come Rodriquez, Faranda e i costruttori di cui sopra senza assistere a un valido ricambio, era facile prevedere ciò che sarebbe accaduto nei decenni a venire. Bastava poco per rinnovarsi: gli amministratori dei ’70, per insufficienza culturale, o “altro”, non hanno puntato su un progetto turistico di larghe vedute. La Natura è stata più che benevola con Messina, gli uomini gli hanno girato le spalle. Personalmente, credo che il Ponte, potrebbe essere l’ultima opportunità per una svolta a 180°, ma, mancando veri imprenditori (tranne rare eccezioni) dubito si possa cambiare lo stato delle cose, a meno che, non arrivino grandi gruppi del settore turistico a investire. Come si può reagire allo stato agonizzante presente, se il target cittadino è di poca valenza nel mondo del lavoro? Molti credono di essere capaci di fare un pò di tutto, non specializzandosi seriamente in uno specifico settore. Fa specie che non ci sia un solo dipendente sul Viale Sammartino (mi permetta questa licenza storica perduta), come pure nelle altre zone frequentate dal turismo, che sappia parlare, almeno, un Inglese decente (e lo comprenda anche): è proprio vero che siamo “buddaci”, ci atteggiamo a migliori, esperti in vari campi, senza ammettere che siamo appena mediocri, anche rispetto a Capoluoghi di Provincia che, nei ’70, ’80, erano poco più che paesi e, oggi, hanno una valenza turistica enorme rispetto a noi Ci vorrebbe un capovolgimento totale di mentalità e rimboccarsi le maniche con la perduta umiltà. Pronto ad accettare proteste su quel che scrivo, ma come si può emettere un vincolo della Soprintendenza sulla case di Pace, adducendo che risalgono al periodo ante terremoto e facendo finta di ignorare che sono state stravolte con terrazzi, infissi e ringhiere in anticorodal, annullandone la valenza storica? Come si può concepire un PRG del 2002, che prevede il divieto di edificare da Mortelle in poi, se non per immobili turistico/alberghieri, lasciando in mano alla più bassa speculazione edilizia, il gioiello della Riviera Nord (non vi è più un fazzoletto di terreno libero per realizzare alberghi). Avrei tanto altro da rimproverare agli Enti preposti alla gestione cittadina, ne riparlerò in altra occasione. La ringrazio, confidando che abbia avuto la pazienza di leggermi fin qui.
Un altro porticciolo turistico ,NO (c’è la posidonia ). Un aeroporto ,NO (inquina) .Il ponte, NO (cataclisma per Messina) …….. E mentre i giovani se ne vanno , noi genitori siamo costretti a seguirli ,questa è la triste realtà ,tutto il resto …solo chiacchiere e buddaciate .
…. ma dai con tutte le assunzioni fatte ad atm e comune…..solo che spesso non sono messinesi… vengono da altri comuni
Semu scassi e ni sintemu scattri
Chistu e’ u problema
Buonanotte
La classe dirigente messinese si è eletta storicamente a casta. I suoi membri ( nella sanità, nelle istituzioni, università, politica) sono separati dal resto della società. Il loro è un sistema chiuso nel quale è garantito poter perpetuare il proprio potere e privilegi. Chi dovrebbe essere responsabile di rappresentare gli interessi della collettività a Messina e’ CASTA.Una classe dirigente casta e’ fisiologicamente mediocre se confrontata con quella che si compone di donne e uomini che con competenze, conoscenza, formazione e che attraverso la competizione e non l’affiliazione o la raccomandazione, responsabilmente e’ diventata tale. Se analizziamo I dati descritti nel Vs. Articolo solo rispetto alle ragioni interne( quelle per le quali noi Messinesi siamo responsabili)come potrebbe una classe dirigente così mediocre essere capace di risolvere problemi così complessi? Siamo comunque di fronte ad un conflitto di interessi invalicabile.
Qualcuno è ancora convinto che i problemi di Messina, che poi sono anche di altre città più blasonate, si possano risolvere non pensando al ponte, ai parcheggi, bus e tram, e buffonate varie che potranno pure essere tali ma che non certo sono la causa dei problemi della città. Tantomeno sono la soluzione.
Intanto una nota positiva: finora nessuno ha attribuito all’isola pedonale e alle piste ciclabili la causa certa dello spopolamento di Messina e della sua lenta agonia.
E’ già qualcosa.
che problema SALVINI, GERMANA, SIRACUSANO CIUCCI con DE LUCA e BASILE ….risolveranno il problema.., col PONTE SULLO STRETTO,…..
…SI, Alberto, in effetti lo spopolamento non ha inciso sulla doppia fila in Via Cavour, in Via Cesare Battisti e in Via La Farina …
Vivo nel settore turistico dal 1978, ho fatte battaglie per avere la spiaggia in uso ad un albergo. Non era possibile. Ma a Taormina e Mortelle sì. Avete idea di quanti miliardi di lire hanno speso nel passato in nome di Messina Città Turistica i vari Enti? Quando sono andato in Germania a promuovere a spese dei miei titolari dell’albergo conoscevano Taormina le Isole Eolie, Milazzo e Capo d’Orlando non Messina. Non posso continuare perchè rischierei. Cosa è cambiato? Oggi il Sindaco è stato super impegnato nelle inaugurazioni. mi sono meravigliato per l’assenza di Ciucci al Policlinico eppure il Pronto soccorso serve anche al ponte. saluti