Solo 1 giovane su 10 lavora a Messina: la Cgil elenca tutti i numeri della crisi

Solo 1 giovane su 10 lavora a Messina: la Cgil elenca tutti i numeri della crisi

Francesca Stornante

Solo 1 giovane su 10 lavora a Messina: la Cgil elenca tutti i numeri della crisi

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martedì 26 Marzo 2013 - 15:18

Non accenna a diminuire il tasso di disoccupazione in provincia di Messina. La forbice rispetto al dato medio nazionale si allarga, nel 2012 ha avuto effetti più pesanti in provincia di Messina e in Sicilia rispetto alla media del paese. Lo dice la Cgil che ha presentato oggi il suo report.

Dramma dei giovani che non trovano lavoro e che spesso nemmeno lo cercano; grande disoccupazione femminile che si intreccia con un’alta prevalenza di donne tra le immatricolazioni nell’Ateneo di Messina; progressiva e sempre più evidente perdita di occupazione nell’industria e nelle costruzioni. Sono questi i punti emblematici che saltano fuori dal 3° studio della Cgil sullo Stato dell’occupazione nella provincia di Messina. Un report che attraverso numeri e dati non fa altro che confermare la situazione di grave difficoltà già descritta nei due Studi precedenti.

A parlare sono proprio i numeri. Nel 2012 il tasso di occupazione totale (uomini e donne dai 15 anni in su) in provincia di Messina si è attestato al 34,32%, con una perdita dello 0,32 % su base annua e ben 10 punti sotto la media nazionale che invece si attesta al 44,04%. Andando oltre le percentuali ciò significa che in pratica dal 2007, anno di inizio della crisi, in provincia di Messina, l’occupazione è diminuita di 15.449 unità. Nel 2012 sono sfumati 2200 posti di lavoro.

Drammatica la condizione dei giovani. Tra i 15 e i 24 anni, nel 2012, solo 1 giovane su 10 lavora in provincia di Messina, contro il 22% nazionale e quello medio europeo: Basta guardare a Danimarca, Francia o Germania dove la percentuale dell’occupazione giovanile in questa fascia d’età tocca rispettivamente il 57%, il 30% e il 48%.

Anche nella fascia successiva, che va dai 25 ai 34 anni, le cose non vanno meglio. Nel 2012 il tasso di occupazione è del 43,3%, 20 punti sotto la media nazionale. Da segnalare in questa fascia d’età un record negativo per le donne che con un tasso di occupazione del 29,8% registrano la forbice più ampia nel confronto col dato nazionale che è si attesta al 54,9%: 25 punti percentuali di differenza. Un dato, che se incrociato con quelli dell’Università sulle performance delle laureande, che secondo AlmaLaurea anche a Messina si laureano meglio e prima dei loro colleghi maschi, e sulla loro netta prevalenza tra gli iscritti (circa il 65% sul totale), evidenzia come un importante capitale umano sia sottoimpiegato e sotto valorizzato.

Tra gli inattivi, le persone non occupate che non cercano lavoro, ci sono anche gli scoraggiati, coloro i quali il lavoro hanno smesso di cercarlo e tra i giovani tra i 20 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono nemmeno alla ricerca di un’occupazione. Quest’anno, per la prima volta da 2007, l’inattività generale (fascia 15 e più maschi e femmine) inverte la tendenza e diminuisce, a livello nazionale, regionale e anche provinciale. A Messina scende al 58,8% contro il 60,4 del 2011, e lo fa in maniera più consistente rispetto all’andamento regionale e nazionale.

La crisi sta anche modificando i settori occupazionali. Tra il 2008 e il 2012 il numero dei dipendenti dell’industria quasi si dimezza passando da 19mila a 10mila. In forte sofferenza anche il settore delle costruzioni che registra un calo di 5mila dipendenti nello stesso arco temporale mentre restano fermi quelli legati all’attività turistica.

“Per la Cgil di Messina oggi sono due le priorità: la prima è quella di affrontare la drammatica emergenza del lavoro e dell’economia dando immediatamente risposte capaci di salvare le poche realtà produttive ancora esistenti. La seconda è quella di immaginare e progettare lo sviluppo dei prossimi anni”. Lo ha detto il segretario generale del sindacato messinese Lillo Oceano che ha spiegato anche quali sono le proposte che lancia la Cgil per uscire dall’empasse. “Dare supporto e risposte alle imprese in difficoltà o storiche, la cantieristica sia pesante che leggera, i distretti del tessile e della ceramica, le attività manifatturiere il florovivaismo, tutto il settore artigiano. Rivalutare il settore pubblico, in particolare quello dei servizi intesi in senso ampio, da quelli di trasporto e gestione del territorio a quelli scolastici e di assistenza, che non devono essere più considerati un mero costo: sono risorsa, parte nodale del PIL. Messina e la sua provincia sono caratterizzate da un sistema di servizi pubblici che, nonostante servano a garantire prestazioni indispensabili, funziona male. Riorganizzare il settore è tra le sfide principali. Sfruttare le competenze presenti in ambito universitario, negli enti di ricerca, nella straordinaria concentrazione di pluralità di fonti rinnovabili. Trasformare quella che oggi è una criticità, il rischio sismico e idrogeologico, in un settore di sviluppo e specializzazione grazie allo studio, alla sperimentazione e all’innovazione nei sistemi edili e di prevenzione. Creare un circuito virtuoso che faccia sinergia tra produzioni tipiche, turismo e arte che potrebbe diventare lo strumento per la creazione di un’industria del turismo che operi 12 mesi l’anno con redditi e occupazione non stagionali

Per Oceano, “Occorre un forte cambiamento di prospettiva, far ripartire il lavoro e per sostenere un rinnovato patto sociale che per la Cgil si traduce nel rilanciare la proposta di “Piano del Lavoro” sia nazionale che declinato attraverso proposte locali, costituendo Comitati per il Lavoro nei territori, aperti alle più ampie alleanze sociali e quale strumento di vertenzialità, anche territoriale, per far ripartire scelte di qualità, di investimenti e di welfare.

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