Messinambiente si è nuovamente opposta alla decisione del Giudice di rigettare la richiesta di sospensiva del pignoramento milionario da parte dell'Agenzia delle Entrate. Stavolta però il Comune ha fatto la sua parte attraverso un intervento "ad adiuvandum" per sostenere le ragioni della sua partecipata. In ballo anche la transazione con Ato3.
Messinambiente ci riprova. Un nuovo tentativo per salvarsi dal maxi pignoramento da quasi 30 milioni di euro che ormai da un anno pende sulla testa della società che gestisce i rifiuti in città. Lo scorso 13 settembre arrivava l’ultima mazzata con la sentenza del giudice Antonino Orifici che rigettava la richiesta di sospensiva del pignoramento milionario avanzata da Messinambiente. Un’azione che la società aveva deciso mettere in campo per provare a prendere un po’ di tempo in attesa dell’approvazione del Piano di riequilibrio che conterrebbe tutte le somme necessarie a coprire i debiti milionari della società. Il giudice però aveva detto no. Undici mesi dopo la notifica del pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate tramite la cartella esattoriale a sei zeri che la Serit aveva consegnato negli uffici di via Dogali. Il commissario liquidatore Giovanni Calabrò dichiarò fin dal primo giorno che Messinambiente si sarebbe opposta ad con tutti gli strumenti giuridici disponibili, e così era stato fatto, presentando ricorso al pignoramento. Ma lo scorso 13 settembre il giudice ha detto no. E su Messinambiente è calato di nuovo un velo di forti timori e preoccupazioni.
Calabrò anche un mese fa ribadì che non sarebbe rimasto inerte e che avrebbe utilizzato il tempo concesso dal giudice per studiare e valutare nuove strategie di difesa. Così ha fatto, ieri c’è stata la nuova udienza in tribunale sul maxi pignoramento e il giudice si è riservato la decisione. Messinambiente chiede ancora di stoppare tutto e di fidarsi della garanzia rappresentata dal Piano di riequilibrio. Un Piano che è stato recentemente rimodulato e su cui il giudice, fino ad ora, non aveva fatto grande affidamento, rigettando per esempio la prima richiesta di sospensiva.
C’è anche una novità. Stavolta Messinambiente non è sola. Il Comune, dopo le dure prese di posizione di Calabrò, ha finalmente deciso di fare la propria parte intervenendo tramite la procedura dell’intervento “ad adiuvandum”, in quanto società totalmente di proprietà del Comune. Così Messinambiente viene rappresentata e difesa dall’avvocato Paolo Vermiglio, mentre per il Comune dall’avvocato Fulvio Cintioli. Una scelta che non si capisce perché sia arrivata così tardi, ma che inevitabilmente renderà più forte Messinambiente, in quanto potrà essere il Comune a “garantire” per la sua partecipata. La carta da giocare è ancora il Piano di riequilibrio dentro cui erano stati appostati 32 milioni di euro corrispondenti alle perdite che fino a quel momento risultavano accumulate. Una prudenza che avevano fortemente voluto i Revisori dei Conti presieduti dall’allora ex presidente Dario Zaccone e che ora potrebbe essere la ciambella di salvataggio. Sempre che il giudice decida di cambiare idea.
Calabrò tira però in ballo anche la famosa e ancora incompiuta transazione con l’Ato3. E lo fa con una motivazione ben chiara: “Se si chiudesse finalmente la transazione, Messinambiente si vedrebbe riconoscere una parte di quelle somme reclamate nel tempo e che Ato3 e Comune non gli avevano riconosciuto, spingendo la società a non effettuare più quei pagamenti che oggi sono diventati oggetto della mega cartella esattoriale. Un ulteriore dato che, secondo il liquidatore, potrebbe rendere tutto più semplice, visto che a quel punto il Piano di riequilibrio potrebbe davvero rappresentare un’assoluta garanzia rispetto al debito enorme che Messinambiente ha accumulato con l’Agenzia delle Entrate. Debiti creati a causa di crediti mai sanati. Una situazione che, spiega ancora Calabrò, si deve provare a chiarire nel più breve tempo possibile, prima cioè di avviare tutte le operazioni di passaggio alla nuova MessinaServizi Bene Comune che prenderà i posti di Ato3 e Messinambiente.
A questo punto bisogna aspettare la decisione del Giudice.
Francesca Stornante