Appuntamento fisso della Caritas di Messina per fare il punto sull’anno di attività appena trascorso. Quest’anno il tema dell’emergenza abitativa si è intrecciato col tema dell’accoglienza e dell’integrazione
“Creato per abitare. Abitare: diritto naturale tra migrazioni ed emergenza abitativa”. È questo il titolo del 35° convegno annuale della Caritas diocesana, inaugurato oggi dal direttore don Giuseppe Brancato nell’auditorium Monsignor Fasola.
In quello che si conferma essere l’appuntamento fisso della Caritas di Messina per fare il punto sull’anno di attività appena trascorso, Il tema dell’emergenza abitativa si è intrecciato col tema dell’accoglienza e dell’integrazione.
I lavori del convegno, moderato da Elena De Pasquale, sono stati anche «un’opportunità di formazione e informazione», come ha spiegato don Giuseppe Brancato in apertura, declinando i significati dell’abitare. «Abitare è il verbo del momento presente, indica immergersi nella realtà e nella quotidianità, tra i deboli».
Ad intervenire, oltre a Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes, Angelo Campolo, autore e regista, tra l’altro, di “Vento da Sud-Est”, Domenico Leggio, direttore della Caritas di Ragusa e membro attivo sul territorio nazionale della fio.Psd – Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora. Ha preso parte all’evento anche il Vice Prefetto Maria Antonietta Cerniglia, mentre in conclusione, Mons. Antonino Raspanti, portando i saluti dell’Arcidiocesi di Messina Lipari S. Lucia del Mela, ha esortato gli operatori e i presenti a riflettere sul significato delle relazioni dirette tra le persone: «chi gestisce dei fondi, non può cadere nella tentazione di trascurare il rapporto umano, cioè il plusvalore che determina lo spostamento di baricentro nell’aiuto e nella carità fraterna».
L’importanza del rapporto umano e del lavoro di volontari e operatori è anche al centro dell’intervento di Mons. Perego. «L’immigrazione ha segnato profondamente le nostre città. Milioni di persone hanno dato un volto nuovo a un’Italia che sta invecchiando» ha detto Perego. «Queste persone sono la vita che rinnova un Paese che sta morendo. La legge bossi-Fini ha generato sfruttamento, perdita di contributi previdenziali, scarsi finanziamenti alla scuola per la mediazione culturale, ritardi nei ricongiungimenti familiari. Non ha aiutato l’abitare. Grazie all’azione dei volontari, però, la tensione sociale è stata ammortizzata. La creazione di un sistema d’accoglienza, avviato dalle prefetture, è ancora debole perché è nato dall’obbligatorietà dell’emergenza e perché non si struttura su tutto il territorio: su 8 mila comuni, circa 400 hanno il progetto territoriale Sprar».
«L’accoglienza non può avvenire in grandi centri ma in una struttura familiare, una casa», ha concluso Perego. «L’impegno della Chiesa è stato proprio questo, cioè dare il segnale di un’accoglienza diffusa sul territorio».
Teatro e integrazione sono stati invece il focus del contributo di Angelo Campolo, il regista che ha diretto “Vento da Sud-Est”, lo spettacolo andato in scena alla Sala Laudamo a cui ha preso parte un gruppo di giovani migranti, minori non accompagnati, ospiti del centro”Ahmed”. «Il teatro ci induce a parlare una lingua nuova, universale», ha commentato Campolo. «Con i ragazzi del Centro siamo partiti da Teorema di Pasolini, analizzando il ruolo dello straniero che sconvolge gli equilibri sociali esistenti». Il teatro diventa simbolo di cultura, di vivacità, un luogo dove rielaborare forme e contenuti frutto dell’esperienza umana intesa nella sua totalità.
Ad arricchire ulteriormente i lavori del convegno, la testimonianza di Domenico Leggio sull’attività della fio.Psd. «La precarietà genera oggi nuove forme di emarginazione che minano la sicurezza della casa. La Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora sta portando avanti housing fest, un’iniziativa ancora in fase sperimentale che punta ad assistere le persone nella ricerca della abitazione più adatta attraverso il lavoro e il sostegno di un’equipe di operatori».
La casa al centro. Simbolo di protezione, la cui mancanza genera ansietà e frustrazione anche in chi fugge dalla propria terra alla ricerca di una vita migliore in un “altrove” che spesso non è preparato ad accoglierlo. Il messaggio della Caritas è chiaro: si devono pensare politiche della casa e dell’accoglienza adeguate.
(Gabriele Quattrocchi)
sig mons. Perego, capisco che anche voi siete nel busines,ma la prego di non aggiungere altre c… e si vergogni. Non ho ancora visto nessun migrante a casa sua o in vaticano. Pensi pittosto agli italiani che vi hanno foraggiato e purtroppo continuano farlo
sig mons. Perego, capisco che anche voi siete nel busines,ma la prego di non aggiungere altre c… e si vergogni. Non ho ancora visto nessun migrante a casa sua o in vaticano. Pensi pittosto agli italiani che vi hanno foraggiato e purtroppo continuano farlo