I professori Macris e Natoli: "La discoteca è più importante e urgente per la formazione rispetto alla Scuola e all’Università?"
MESSINA – “In nessun altro Paese al mondo si approfitta, in modo non corretto, di un’emergenza sanitaria per proporre cambiamenti importanti del paradigma educativo e didattico. Tale sollecitudine, però, ammirevole, se accompagnata da serie e credibili inversioni di rotta nelle politiche di bilancio, ad oggi non annunziate tra i molti proclami, desta sospetti se si considera che, mentre per la terza media gli esami non si svolgeranno in presenza e per gli esami di Stato si ricorrerà ad una procedura abbreviata con ogni precauzione, allo stesso tempo si consente la riapertura delle discoteche e di altri luoghi di riunione e di divertimento di massa già dai prossimi giorni”. I professori Daniele Macris e Cesare Natoli, rispettivamente docenti Latino e Greco al Maurolico e di Filosofia e Storia all’Ainis di Messina, vanno dritti al nocciolo di una questione da giorni oggetto di riflessione e dibattito.
Gli interrogativi dei professori
I due professori si pongono una serie di interrogativi, che rispecchiano il pensiero di tanti: “La discoteca è più importante e urgente per la formazione rispetto alla Scuola e all’Università? Le misure draconiane, incautamente annunziate per la riapertura di settembre, sembrano anch’esse caratterizzate da approssimazione: gli alunni di scuole materne, elementari e medie potranno frequentare, quelli dei licei ancora non si capisce se, come, quando lo faranno. Ma il pericolo non è uguale per tutti? E i minorenni dei licei (circa il 90%) resteranno a casa soli? Con quale responsabilità?”.
“Contraddizioni evidenti…”
Questi i punti di domanda di Natoli e Macris. Interrogativi con “evidenti contraddizioni” proseguono Macris e Natoli, che “ci hanno motivati a costituire un gruppo di docenti (in poche ore circa 400 iscritti), analogamente con quanto successo in molte altre città italiane, impegnati a rivendicare con forza e convinzione un insegnamento di presenza e di qualità per i giovani italiani. Il nostro intento non è quello di negare il ruolo che la didattica a distanza ha avuto nel momento in cui si è stati costretti ad affrontare l’emergenza sanitaria. Tuttavia, appunto, si è trattato di una decisione dettata dall’emergenza e che non può e non deve divenire la base dell’appoggio per strategie normative di tipo permanente”.
Ad avviso dei due professori messinesi “il dovere di una società ben regolata e amministrata è quello di assicurare ai propri giovani una formazione sana e completa. Questo è previsto espressamente dalla nostra Costituzione. L’affrettato ricorso alla cosiddetta didattica a distanza è stato dettato dal vorticoso succedersi di eventi mai prima registratisi. Alunni, famiglie, docenti sono stati costretti a adattarsi, per poter consentire una parvenza di azione didattica. Solo questo! E su questo non si possono costruire singolari teorie come, per esempio, quelle formulate dal prof. Patrizio Bianchi, a capo dell’ennesima commissione all’uopo nominata e che echeggiano in taluni pareri riportati sulla stampa”.
Mandiamoli in pensione.