Seconda archiviazione per il "discorso della discordia" del 2014 a Rometta. per il giudice Sfameni figlio non calunniò il sindaco che parlò del caso Graziella Campagna
Si chiude con l’assoluzione il processo per calunnia ad Antonio Sfameni, querelato dal sindaco di Rometta Nicola Merlino, parte civile con l’avvocato Antonella Russo. Accogliendo le tesi dell’avvocato Giovanni Randazzo e la richiesta assolutoria del Pubblico Ministero, il giudice monocratico di Messina Rita Sergi ha dato ragione a Sfameni, che aveva risposto al primo cittadino quando, nel 2014, aveva rivangato i trascorsi giudiziari del padre Santo Sfameni.
Il primo cittadino del Comune di Rometta aveva querelato nel 2018 Antonino Sfameni per calunnia ritenendo che questi lo avesse falsamente accusato “pur sapendolo innocente, di diffamazione nei confronti del padre“.
I fatti traggono origine dal discorso pronunciato dal sindaco Nicola Merlino il 30 Agosto 2014, in occasione della intitolazione di piazza stazione di Rometta a Graziella Campagna. In quella occasione il primo cittadino ricordò le ipotesi d’accusa mosse a Santo Sfameni nell’ambito dell’inchiesta per la morte della ragazza. Accuse per le quali non fu mai imputato.
Nel 2014 Sfamenì querelò Merlino, e la denuncia venne archiviata: “le espressioni riportate dal Merlino nel corso del discorso di inaugurazione di Piazza Campagna a Rometta, sebbene sovrabbondanti, rientrano nel diritto di critica”, scrisse nel provvedimento di archiviazione il giudice messinese. Sfameni è però di fatto incensurato, e dopo l’archiviazione il figlio Antonio controquerelò Merlino.
Oggi il procedimento chiude la querelle giudiziaria con un sostanziale “zero a zero”. Ma la guerra della memoria a Rometta sembra invece ancora aperta.